Tre anni fa in appendice alla Voce Cattolica  veniva pubblicando alcuni dati statistici ed altre notizie utilissime a sapersi sulla Repubblica Argentina, la quale, a preferenza degli altri paesi transoceanici, veniva prescelta a meta d’emigrazione dai nostri popolani.

Que’ scritti, se furono letti con gusto e soddisfazione dai più fra i lettori, non andarono però esenti da censura per parte di qualcuno, e proprio nel senso ch’io mi facessi propagatore della emigrazione americana, senza pensare ai danni morali e religiosi che ne sarebbero per venire. Naturalmente a me sembrava esagerata e precipitosa tale critica, mentre chiaramente ed altamente fino d’allora gridava: Pei non bisognosi non è fatta l’America, ma solo per chi è costretto ad allontanarsi per lungo tempo dalla patria in cerca di lavoro. – E fra le due emigrazioni, rese a noi necessarie, ai lavori delle ferrate nei paesi nordici d’Europa, o in America, io preferiva la seconda, tanto per il lato materiale, che morale e religioso, e ne portava tali prove che mi sembravano non abbisognassero di replica.

Intanto passarono tre anni, e l’esperienza di questi non mi fece per nulla cambiare le mie idee; ma, se volete proprio che ve lo dica, mi diede anzi pienamente ragione; cosicché ogni qualvolta medito su questo argomento, vengo alla conclusione di benedire e ringraziare la divina Provvidenza che ci apriva questa novella strada di risorsa. Quindi ho divisato, in aggiunta a que’ scritti, di rendere pubblica un’ altra Statistica, e questa riflettente il numero e la qualità de’ nostri emigranti e loro esito, credendo non far dispiacere ai buoni assidui della Voce. Questi dati, che ora faccio pubblici, vennero raccolti coscienziosamente o dal sottoscritto in persona, o da fidati amici, ai quali rendo ora le dovute grazie. Se altri amici trovano la cosa utile e ben fatta, ne imitino l’esempio, e tra breve potremo avere una completa statistica emigratoria di tutto il Trentino, la quale se non servisse alla storia, servirà almeno a far capire a chi di dovere ch’è tempo di dare e non di togliere!….

Ecco intanto lo specchio migratorio, – a cui poi farò seguire alcune osservazioni quali mi vengono spontanee sulla punta della penna.

N.D.R. Chiediamo venia all’autore e ai lettori, se per certe necessità di stamperia siamo costretti a sostituire ad uno specchietto questa litania noiosa

Alla fine dell’anno 1885, termine della Statistica, la popolazione delle Giudicarie esteriori, giusta il Catalogo del Clero, pag. 94-97 (e non già a pag. 188, ove la cifra di 8451 è evidentemente errata), era di anime di 12120. (N. d. R. Il nostro calcolo darebbe ancora una differenza in più di 361 anime) divisa come segue: 4040 a Lomaso, 3400 a Bleggio e 4680 a Banale. Abbiamo quindi un pro-cento emigratorio a Lomaso di 8,8%, a Bleggio di 6,6% e Banale solamente 2,9%; complessivamente in tutta la valle il 6%. Possiamo dunque consolarci che il procento non è niente affatto usurajo.

Fra i 716 emigrati abbiamo in prima 222 uomini ammogliati e 35 donne maritate; dunque 187 divorzi volontari, e più o meno temporanei. Ciò per la moralità dice poco; chè in grazia della religiosità sincera del nostro popolo, e dell’uso già introdotto della emigrazione invernale, non si viene fortunatamente da noi a quelle brutte conseguenze che vorrebbe qui dedurre il lettore filosofo o moralista. A giudicare da quanto comunemente succede, si dovrebbe venire a conchiudere pessimamente sull’esito dell’emigrazione in questo punto; ma, ripeto, grazie a Dio, da noi non siamo a questi termini; la esperienza è là felicemente a provarlo; e tiriamo innanzi.

Il maggior numero d’emigranti naturalmente è di gioventù, celibe e maschile, pochissima la femminile: 428 contro 31. I giovani sono quasi tutti (e qui non mi va il naturalmente) ancora soggetti agli oneri militari, per intiero od in parte; di questi ogni anno alcuni rimpatriano e da fedelissimi sudditi, senza por indugio, si presentano alla consegna. Qui però non posso fare a meno di lamentare il troppo rigore della legge militare, o di chi la eseguisce, verso questi nostri poveri reduci dall’America. Emigrano costretti dalla miseria, la quale scaturisce gran parte dal presente militarismo, senza il minimo pensiero di evadere agli obblighi della milizia. Appena possono ritornare, dopo avere alleggerite le strettezze famigliari, ritornano solleciti, e spontaneamente si consegnano per adempiere la comun legge, e che cosa ne avviene? Rarissimo è il caso che il giovine la passi liscia. O viene ascritto d’ufficio alla milizia, senza che possa contare per uno nel distretto di leva a cui appartiene, e per giunta con un anno di prolungato servizio, non senza qualche mese di dura prigionia; o, se inabile, viene colpito di multa o rispettiva prigionia fino a 6 mesi e più. – Se la colpa è evidente, e l’emigrazione fosse avvenuta per eludere l’obbligo militare (e nel caso non mancano mai le prove), io non condanno i rigori della legge; la disciplina è tutta nella milizia, e sta bene la pena pel disertore ed il refrattario. Ma è qui il caso di diserzione o refrattarietà? No, lo dico, e, se vuolsi, lo ripeto, no assolutamente. Dunque? Si dia luogo all’equità, ed allora si otterrà assai meglio lo scopo, si faciliterà il ritorno di tanti giovani che il rigor presente fa di temporanei tanti emigrati perpetui. Non è certo questo quello che vuole nè la legge nè il legislatore.

Le giovani nubili emigrate, in numero di 31, per lo più sono tenere figlie, partite col padre e la madre; le altre sono adulte, emigrate con fratelli, e alcune di loro sono già passate a matrimonio in America con patrioti.

Nell’America del nord contiamo solo 169 emigrati, e questi generalmente ai lavori delle miniere negli Stati Uniti ed in ispecie al Colorado; gli altri 547 sono all’America del sud e precisamente nelle Repubbliche Argentina e Uraguai. La scelta di queste due repubbliche non fu fortuita, ma cagionata dal buon esito de’ primi emigrati. Il nostro popolo, come nel resto, così anche in questo, vuol vedere pria di credere; et in hoc laudo.

Tra tanti emigrati nel corso di 15 anni, abbiamo solo 12 morti, de quali 5 di morte violenta.

Sebbene le persone emigrate sieno nel fior degli anni, pure la mortalità è poca assai, a confronto di quello che avviene nella madre patria.

Troviamo nella tabella 90 rimpatriati, sia perché ebbero cattivo esito, o perché circostanze famigliari mutate reclamavano la loro presenza, o sia infine perché ebbero conseguito lo scopo della loro emigrazione, avendo accumulato un peculio sufficiente per vivere modestamente fra i patri lari. Il movimento di ritorno si fa più sensibile d’anno in anno, ed ora eguaglia quello delle partenze. Ritornano i primi emigrati, e ne partono nuovamente altrettanti, e così continuasi questo flusso e riflusso con profitto materiale non indifferente.

Dissi con profitto materiale non indifferente, e potea dire grande assolutamente, giacché l’esito di questa emigrazione, come appare in tabella, è assai soddisfacente, avendo soltanto 65 successi cattivi sopra 716 e perciò solo il 9%. Dunque, s’io avanti tre anni asseriva che, data la necessità d’emigrare, anziché alle ferrate era più vantaggioso emigrare all’America, non m’apponea male; è la statistica buon testimone.

Vero che durante l’anno in corso 1886 l’esito materiale de’ nostri emigrati fece mezzo naufragio, a motivo della perdita della carta monetata, la quale discese al 50% ed a cagione di ciò scarso fu il danaro spedito alla patria; ora però, dopo l’insediamento del nuovo presidente, le cose s’avviarono per benino; la carta presentemente segna appena il 14% con fondata speranza d’essere al pareggio al 1° dell’anno 1887. Così anche per l’avvenire potremo conchiudere al buon esito della nostra emigrazione.

La spesa in denaro contante pel tragitto da qui all’America per 716 individui non è certamente cosa indifferente. Occorrendo in media fior. 150 per ogni emigrante, abbiamo in esportazione la bagatella di fior. 107.400. Tale importo però va assai diminuito, essendo che moltissimi tra gli emigrati ebbero il viaggio gratuito da Genova a Buenos Ayres, quando tre anni fa quel governo abbisognava di numerosi operai per la nuova capitale della provincia bonsernese “La Plata”. Più giusto quindi sarà il calcolo, se daremo ad ogni emigrato la media di fior. 100, e perciò l’uscita totale in fior 71.600.

Quest’importo uscito dai nostri monti, dopo un anno ritornò felicemente con buon interesse; e dato, o facilmente concesso, che ogni emigrante spedisca alla propria famiglia fiorini 100 annui, abbiamo un entrata annuale di f.ni 71.600. Io credo però che l’entrata reale sia maggiore, ma è difficile eruirne un dato certo, perché gli importi vengono per lo più verso cambiale e non a mezzo postale in contanti. Per intanto possiamo asserire che l’oro americano è quello che fa fronte ai bisogni sempre crescenti delle esigenze comunali ed erariali. E se rare volte si vedono sulla Gazzetta Ufficiale terzi incanti, se i servi giudiziali si lamentano di pochi incerti, se i libri delle ipoteche si assottigliano, se nuovi contratti di compre si effettuano numerosi, se tante famiglie dalla schiavitù medioevale si svincolano o rinascono a nuova vita gustando con volontà i dolci frutti di redenzione e d’indipendenza, è tutto conseguenza dell’emigrazione americana.

Ma, dirà qui più d’uno: e di vantaggi morali e religiosi come andiamo? Vorrei dire tante cose anche su questo punto, ben più importante che il resto; prevedo però che mi si terrà per giudice interessato od appassionato; perciò faccio punto, e mi limito a ripetere quello che diceva avanti tre anni, pregando che il lettore m’intenda bene.

Ma.., e questo ma pesa assai.. (son parole mie di tre anni fa ) nell’Argentina, lungi dai grossi centri, manca od è assai difficile l’opera del sacerdote. E il nostro operajo uso nascere, vivere e  morire con accanto sempre il prete, passato in America, anche in mezzo all’abbondanza trova un vuoto che lo spaventa… Finché questo vuoto non è tolto, non predichiamo tanto l’emigrazione, ma solo ci vadano quei poveri disgraziati che qui non possono più vivere. Il buon Dio in questo caso benedirà egualmente alla loro determinazione, e li salverà egualmente anche con tanta penuria di sacerdoti…

Ed ora si dirà che noi facciamo propaganda per l’America! Giova ripeterlo fino alla nausea: data la necessità di emigrare per non morir di fame, (necessità che sempre più aumenta coll’aumentarsi de’ pubblici balzelli) invece di emigrare ai lavori delle ferrate, si prenda la via dell’America e specialmente l’America del Sud; e senza maledire ad alcuno, benediciamo la Provvidenza divina che ci aperse a tempo questa valvola di sicurezza…

Visto che la fine de’ miei articoli del 1883 furono parola al vento, ne ripeto ancora il tenore sperando maggior fortuna. Questo popolo che emigra è ancora fedele suddito austriaco; emigra onde soddisfare appunto al dovere di buon suddito, quale è quello di procurarsi il modo di pagare le pubbliche gabelle; dunque si protegga l’emigrante nel suo viaggio da qui all’America e nella sua nuova dimora; e se ovunque sonvi de’ consoli che rappresentano il nostro governo, sieno questi per i nostri emigrati un che di veramente positivo, e non già una parola vuota di senso. Fiat.

…. 15 Nov. 1886

R.

Soggetto produttore:“La Voce Cattolica”, n. 137
Data:25/11/1886
Pseudonimo:R.
Descrizione:Breve saggio statistico relativo all’emigrazione dalle Giudicarie Esteriori verso l’America.