Dalle sette Pievi, 4 marzo.

Non mi fate gli occhiacci, caro Redattore, se vedete me alla vostra corrispondenza con la prosopopea di corrispondente, e di più corrispondente dalle sette Pievi, volgarmente dette Giudicarie. Lo so che fin qui da queste parti aveste più d’un corrispondente, e tra questi il famoso Renzo, più o meno tramaligno; sembrerebbe quindi inutile la mia comparsa; ma, se mi lascerete parlare, io spero finirete per approvare la mia entrata in scena.

Accidentalmente incontrai l’altro giorno appunto Renzo in carne ed ossa, e vedutolo soprappensiero, l’interrogai che cosa mulinasse di nuovo; e ne scattò questo preciso dialogo:

-Bravo, Toni, mi capiti in buon punto.

-A far che cosa?

-Devi sapere che ho fatto un proponimento…

-Da barcaiolo?

-No, no, di quelli dalla coda lunga…

-Cioé?

-Di non scriver più sulle gazzette.

-Ma perché?

-Il perché lo so io…

-Eh! Dimmelo questo gran perché.

-Te lo direi, ma non vorrei che me lo spiattellassi ai quattro venti, come feci io fin qui..

-Ti pare? Sai quanto poco ti assomiglio.

-Ebbene, senti: a fare il corrispondente de’ giornali non si aquista che bocconi amari, e non si cava un ragno dal buco. Se scrivi liscio, liscio senza toccare il più piccolo spino della siepe, è come se non scrivessi; se poi condisci la cosa con un po’ di pepe e sale, con questi gusti moderni affatto rovinati, non solo non si gusta, ma si rifiuta e si getta il piatto al cane.

-E dunque?

-Dunque ho pensato, deliberato, deciso e sentenziato di tacermene affatto, e da qui avanti la mia divisa sarà il detto famoso del povero Don Sulzer: come le trovi lassa, alza la gamba e passa.

-Bravo, furbo!

-Lascierò dunque scodellare a chi fa la minestra, sgobbare a chi sgobba, ridere a chi ride, piangere a chi piange, e pagare a chi paga.

-E scrivere a chi vuol scrivere?

-S’intende. Vedrai allora qual beatitudine, quale dolcitudine! Impingueremo tutti come tanti… cor contenti.

-Ma parli da senno?

-Non me n’impaccio altro, e felice notte. Diventassi anche principe della Bulgaria, non mi muovo dal proposito.

-Me ne rincresce; perché so che le tue corrispondenze eran lette volentieri e facevano del bene.

-Del bene? Io so invece che fecero a me del male e basta.

-Ma soffrire per la patria è da martire…

-E’ da minchione, dico io… Ma che? Nol credi? mettiti a fare il mio mestiere e ne sarai presto persuaso.

-Vorrei quasi provare.

-Fallo; lo puoi fare; so che la penna ti scorre ben in mano.

-E come dovrei fare?

-Tutto al rovescio di quel che feci io fin qui, se non vuoi diventar martire senza palma.

-E quali regole dovrei seguire per esempio?

-Eccole:

“Magnificate il paese; accreditate

L’andamento suo ed il moto uniforme,

incensate le zucche moderne,

come gente che lavora e non dorme,

Lode a chi comanda, predicate

Che i triboli, le gabelle e le riforme

Son molto ancor leggere, ed è peccato

lamentarsi di chi ci fa il bucato;”

e così di seguito.

-Benissimo, e se non ci riesco?

-Tuo danno; cadrai come io caddi.

-Ma tutto d’un pezzo!

-Vedremo. Addio.

Ecco dunque giustificata la mia comparsa e dopo tanto esordio vengo al quia.

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Anzitutto il tempo è bello; la neve si va squagliando per benino, e qua e là lascia vedere la desiderata terra. Le ôre del Garda, sebben ruvide anzichenò, aiuteranno Febo ad annientare l’ostinata ospite.

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Renzo nell’ultima sua corrispondenza a proposito del Bagno di Comano, prese una doppia cantonata. Lo scuso perché miope e di soprappiù lavorava al buio. Io però vi so dire che l’affittanza delle terme cumane non è ancor stipulata, prima cantonata; che il prezzo di 3160 fior. è erroneo, seconda cantonata. E di ciò basta, per non rompere le regole sopraccennate. L’affare sta in buone mani; chi ha occhi sani lo vede di primo slancio.

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I comuni di qua e di là dalla Duina, cioè quelli di Bleggio e Lomaso, hanno i loro fisici in dimissione volontaria. Si sta ora in trattative per nuova provvista di personale medico. Anche qui le condotte mediche abbracciano più comuni. Stando alla lettera nuda e cruda della legge, la nomina del medico condotto spetterebbe ai soli e singoli capi-comuni. Lo spirito della legge invece sarebbe contrario, perché ove si tratta della pelle occorre il plenum della deliberazione.

Nella capitale delle Sette Pievi, si volle stare alla lettera della legge, plaudendo al progresso; ma qui da noi, perché non siamo all’altezza… barometrica di là entro, sembra si voglia stare invece allo spirito della legge. Diffatti i nostri capi-comuni interpellarono le loro rappresentanze in proposito, e parte lo fanno in breve, e si fecero dalle stesse delegare per venire alla scelta del sanitario. Credo che a Vienna penda una decisione in proposito e da tutti qui è aspettata con ansia; di là del Durone per decidere sul già fatto, al di qua per sapere il da farsi. Parli dunque il legale interprete e sia salva la… pelle. Ma vedo che la penna ha preso l’aire e fo punto fermo. Arrivederci presto, se il cielo arriderà al vostro

Toni.

Soggetto produttore:“La Voce Cattolica”, n. 27
Data:08/03/1887
Pseudonimo:Toni
Descrizione:Articolo relativo al passaggio di consegne tra lo pseudonimo “Renzo” e quello di “Toni”, alla condotta medica del Bleggio e del Lomaso e all’affitto delle Terme di Comano.