Onor. Sig. Redattore
Pare proprio tutto una moria in questo basso mondo. Vengo a dirvi che anche il vostro Toni sta per scomparire per sempre dalla scena sublunare. Una malattia piuttosto allarmante lo assaliva da poco e per quanto le cure degli amici e de’ famigliari siano assidue, per quanto s’arrabatti l’arte salutare, il male sembra ostinato. Le ricette più eroiche dei più rinomati farmacisti non portano vantaggio alcuno. Avremo quindi una nuova scomparsa da aggiungere a tante altre. Egli è ben vero che solo da poco si conosce dalla “Voce” questo nome, ma è vero altresì che incominciava a godere le simpatie degli assidui lettori. Al mondo la va sempre così. Il proverbio non è fatto per nulla: scompaiono i galantuomini e restano gli inutili. Preghiamo per lui; chi sa?..
Anche il vostro nuovo amico, l’Areonauta sembra condannato.
Nella sua prima elevazione si ebbe la peggio. Egli non ve ne dice nulla, e son già più giorni passati del plenilunio; però io so di certo che nel suo ardito viaggio selenitico, incontro delle peripezie e de’ pericoli singolari, di cui non fu certo il maggiore quello, da lui stesso accennato nella succinta narrazione, del vento impetuoso, che lo tolse in sul più bello, alle curiose ed importanti sue investigazioni appena arrivato in quel paese lunatico.
Quello che non vi disse lui perché non poteva o non voleva, ve lo dirò io ad ammaestramento dei posteri se pur è vero che le chiacchere dei giornalisti passano nel dominio della storia!
Il povero areonauta adunque fu a un pelo di perdere la vita per mano di que’ selvaggi abitatori, anzi poco mancò che non gli venisse sequestrato il suo pallone e fu miracolo se la mistifite (ultimissima invenzione per accoparsi a 25 km di distanza) non giunse a perforarlo con la sua micidialissima carica. Fu infatti un vero spavento. La gelosia, l’odio, l’intolleranza degli abitatori contro dei terrestri si è conosciuta decisamente solo in questi ultimi tempi, e il povero areonauta se non ne rimase costernato del tutto, deve però imporsi dei riveriti riguardi… armarsi di prudenza, e fornirsi di potentissimi mezzi di difesa prima di tentare una nuova escursione aerea in direzione del pianeta notturno. No e poi no. Ve lo ripeto sinceramente, il mondo della luna non è fatto per noi, anzi potrebbe essere fatale per i curiosi esploratori; che Iddio ce ne guardi e scampi. Imaginatevi! Da quel poco che si è potuto scoprire, in quei paraggi regna una grande solidarietà. Uno fa per tutti, e quasi tutti per uno! Ad un minimo indizio di perturbazione della solita pace, o come si chiama colassù dello statu quo che giova argomentare comodissimo e florido; ecco spie, ricerche, viaggi semicircolari ecc. per iscoprire il reo. Che se a ciò si potesse arrivare, guai, gentenemei! la sarebbe bella e finita. Il colpevole sarebbe addirittura scorticato vivo, squartato e gettato a pasto delle belve feroci. E ciò sembra giusto colà, perché le leggi del progresso e della civiltà nei paesi transmondiali sono intese nel senso più ovvio. Infatti, chi è che può o deve comandare ad un paese, se non il più ricco? Chi è che possa decidere ciò che sia più utile per lui, quanto lui stesso? Ogni altro che volesse immischiarsi quindi nella onesta e vantaggiosa amministrazione dei paesi dell’astro d’argento, sarebbe uno sciocco, un guastamestieri, anzi un individuo da galera. Similmente, chi è che deve obbedire se non il povero popolaccio? Pare quindi fuor di luogo ogni ulteriore osservazione. Si dica quello che si vuole, chi sta sopra, può e deve comandare, e chi sta sotto deve obbedire (juxtalegemMedorumatquePersarum) e se, Iddio ci guardi, fosse invertito questo giustissimo ordine, di chi la colpa? A chi le terribili conseguenze? Vengo subito perciò alla conclusione. Il globo terraqueo pensi a se e ne ha ben donde. Il pianeta lunare ha tutti i diritti di contare per uno, piaccia ciò o non piaccia agli Areonanti, i quali a mio credere sono gente turbolenta o per lo meno arischiata o poco cristiana, mettendo a repentaglio la propria vita senza un vero e giusto motivo. E qui faccio punto assicurandovi, da uomo onorato che ho scritto queste due righe, che forse non moranno, per amor di… patria.
Vostro Michele