Dalle 7 Pievi 24. – Scusate se prima d’ora non venni a segnalarvi la fatalissima disgrazia toccata a queste povere valli da sabbato 21 in qua. Il peggio si è che il malanno non è ancor finito da farne completa relazione. Ma continuando la bufera, ben poco resta ancora esposto a’ danni, perché la desolazione è già al colmo.
Domenica, Lunedì, Martedì, furono tre giorni veramente nefasti alle 7 Pievi. La primavera sembrava delle più rigogliose, l’aspetto delle campagne assai promettente, le speranze di buoni raccolti fondatissime; ma ahimè! quale desolantissimo spettacolo al presente! Domenica 22 il termometro segnava perfino -2 R° e si ebbe il terreno gelato per oltre a 15 cm di spessore! La neve portataci dalla procella di sabato sera discendeva a circa 650 m sul livello del mare, frigidissima, attaccaticcia, e seguita poscia da una fatale serenata che indurò la crosta sì che appena oggidì è scomparsa da’ luoghi più alti. La tenera vegetazione, ricoperta da neve o bagnata dall’acqua, restò agghiacciata in modo che è miracolo restino vive le piante. Tutto venne rovinato; si teme per fino di dover rimettere il grano turco, mentre dopo 3 giorni non da segno ancora di vita! Le segale al livello della neve restarono abbattute in modo da non potere rialzarsi mai più; le erbe dei prati scompigliate, gettate al suolo. Il danno a’ prati sembrava da principio ridursi a metà raccolto; ma ecco lunedì ed oggi ripetersi una dannosissima brinata che li ridusse a nulla. Ai 23 il termometro segnava solamente 2 R° ed oggi appena 3.
I mezzi umani per scongiurare sì fatale gelatura erano impotenti, ed il malore sarebbe stato presso a poco il medesimo, se avessimo anche abbruciato tutte le nostre selve, ed i tugurii a paglia!..
Ed ora come si farà a diminuire danni sì ingenti? I Consorzi Agrari han già presa l’iniziativa presso le autorità per un’ opera di soccorso e speriamo vederne buon esito. Intanto una commissione capitanale che ne rilevi almeno in approssimazione il male sofferto sarà il primo passo che si farà, perché una relazione ufficiale val ben più che un povero articolo di giornale.
Per avere una smorta idea dei danni subiti, vi basti questo solo calcolo, che vi segnalò così ad occhio e croce nella sola bachicoltura. Nel mio paesello si dovettero gettare i bacolini di oltre 200 oncie di seme bachi; perciò nel solo distretto di Stenico, stando in proporzione, son circa 3000 oncie gettate. Al costo medio di 3 fiorini, abbiamo 9000 fi. di danno. Ottenendosi a basso medio 25 kg di bozzoli per oncia, sono 75000 kg di galette perdute, e quindi almeno 82500 fior. che, aggiunti ai sopra 9000, formano in cifra rotonda novanta mila fiorini inesorabilmente rapitici dalla presente bufera nel solo cespite di bachicoltura. Ma lascio a più competenti di me il rilevare tutta la lunga litania di danni, e faccio punto per ora nella speranza che chi ha in mano i mezzi di lenire tanto malore, non sarà certo avaro con questo popolo disgraziatissimo.
Vostro Toni
Soggetto produttore: | “La Voce Cattolica”, n. 59 |
Data: | 26/05/1887 |
Pseudonimo: | Toni |
Descrizione: | Articolo relativo ai danni della nevicata e successiva gelata del 24 maggio 1887 nelle Giudicarie Esteriori in particolare nell’allevamento dei bachi da seta. |