Lomaso, 2.
Mene. Questa volta non mi scappi veh! Voglio proprio che tu venga a berne un bicchiere del mio; sentirai che gotto! e quel ch’è più, a buon mercato.
Pippo. Non posso dirti di no, primo perchè ne avresti a male, e secondo e terzo perchè…
M. Così mi piace, Ehi, Lucia! c’è qui compare Pippo; va giù presta e portaci un saggio di quello di Dro: bianco e nero, chè vogliamo fare un po’ di confronto.
P. Giudizio, Lucia, chè sapete bene… non vorrei con queste strade pigliarmi poscia qualche lepre.. e di soprappiù una intemerata dalla mia Teresina.
M. Va là, questo è vino sincero che fa bene allo stomaco, e dà anzi forza alle gambe; e poi ne abbiamo tante da raccontarci, che senza bagnarsi un po’ il gorgozzule non si andrebbe innanzi.
P. Eh! come vuoi; sei tu il padrone, dunque…
M. Dunque senti. L’altro dì è stato qui il sig. presidente del Consorzio agrario, e come sai, siccome somiglia all’erba bettonica che vuol metter il naso dappertutto, ha voluto vedere la mia stalla; e invece di lodarmi nel vedere i miei animali in tutta regola, mi diede una cappellata…
P. Come? se tu sei tra i più bravi allevatori di questi dintorni?
M. Tutto perchè non aveva in stalla le sue predilette vacche brune della razza di Rendena! Chè quelle, al dir di lui, son le uniche per noi, di poca spesa, di abbondante prodotto di latte, di una fama ormai presso che mondiale, ecc.
P. A dir vero, io sono d’accordo col nostro presidente; quando si tratta di aver vacche da latte, non mi allontano e non mi allontanerò mai dalla razza bruna; quella è il non plus ultra.
M. Ma piano. Non ci insegnano i nostri agrarii che noi dobbiamo cercare di ricavare il maggior utile possibile dai nostri paboli e spendendo il meno che si può?
P. Naturalmente! questa è la regola delle regole in tutte le faccende per far bene i propri affari.
M. E dunque, non dobbiamo anche dalla nostra stalla cavare fuori marenghi quanti più si possa ogni anno?
P. S’intende; e dunque più caserate avrai col tuo latte, più marenghi numererai nella saccoccia; non ti pare?
M. Ma se io son capace di metter insieme più denaro colla mia stalla in altro modo che colle caserate, meriterò allora una strapazzata?
P. Se la cosa cammina con giustizia non mi parrebbe.
M. Con giustizia? altro! Io coi miei vitelli da latte che vendo ogni anno, del peso dai 90 ai 100 kg l’uno, e con un paio di bei manzetti che vendo a S. Giustina, mi porto fuori un terzo di più di danaro che con tutte le tue famose caserate.
P. Ma come? tu allevi vitelli da macello di sì bel peso? Io non sono mai capace di vendere vitelli d’oltre il mese che superino i 60 kg.
M. E sai il perchè? Perchè hai la razza di Rendena che è piccola e non dà vitelli da macello di bella venuta, in fretta. Ci vuole per questo scopo la razza grigia di Fiemme o quella di Ulten Oh! con queste sì in brevi giorni si hanno allievi magnifici e piovono in tasca dei bei fiorini!
P. Sarà, perchè tu l’hai provata; ma…
M. E poi, se vuoi metter su un paio di buoi, come fai ad averli da fiera colla razza di Rendena? Avrai due brutti sorciattoli, ma buoi ben fatti, di bel pelame, e buoni da lavoro non mai; e quando si tratta di venderli fai sempre cattivi affari.
P. Ma io faccio senza buoi per lavorare la terra, adopero le mie vacche..
M. Bella roba mi conti; peggio che peggio allora! Le vacche si tirano e se le fa tirare, caro mio. A voler mungerle ed attaccare al giogo non c’è tornaconto.
P. Perchè no?
M. Primo perchè il latte diminuisce e diventa cattivo, e poi secondo perchè farai un lavoro qualunque, ma non un lavoro come va. Ci vuol altro che un paio di vacche qui da noi per arar bene la campagna! Appena, appena sono sufficienti i buoi, dei quali alle volte bisogna attaccarne due paia se vuolsi fare un sovescio perfetto.
P. Eh! capisco, ma se si tratta di solo latte, preferisco sempre le vacche di Rendena.
M. Ma noi, come vedi, abbisogniamo anche dei buoi per lavorare la terra, e buoi allevati da noi, e quindi ci vuole altra razza.
P. E allora?
M. Allora, padronissimi tutti di fare quel meglio che credono; ed ove i più desiderano la razza bruna, tenersi a quella e per quella provvedere buoni tori di quella specie, ed in altri paesi, dove in gran maggioranza stanno pella razza grigia, avere buoni riproduttori di quella; che ne dici?
P. Quando è così, non capisco come il nostro presidente si ostini a voler una razza sola.
M. Ma, mi ha detto che bisogna ridurre i campi a prato. . . . intanto bevi e poi discorreremo . . .
Soggetto produttore: | “La Famiglia Cristiana”, n.15 |
Data: | 06/02/1893 |
Pseudonimo: | |
Descrizione: | L’articolo in forma di dialogo tratta l’argomento delle razze bovine presenti in Giudicarie e di quali siano vantaggiose per la produzione del latte, per la carne e per la vendita. Viene attribuito a Guetti poiché i personaggi del dialogo (Mene e Pippo) sono gli stessi pseudonimi che firmano le precedenti corrispondenze. |