Lomaso, 26.

Pippo. Parola di re… eccomi come t’ho promesso; e dunque?

Mene. Dunque? Non teldiss’io che noi giudicariesi non saremo mai gli ultimi quando si tratta di Dio e Patria?

P. Hai ragione; però non credeva mai più che da noi si facesse quel tanto che si è fatto pel giubileo del Papa nella domenica scorsa!

M. Hai veduto? Quante comunioni alla mattina e poi quì a Lomaso quanti spari continuati per quattro giorni di seguito!

P. Benissimo; e dove lasci le prediche del triduo, i panegirici di domenica, le S. Messe solenni, le comunioni, ed infine quella generale illuminazione così ben riuscita da non ricordarne altre da anni ed anni?

M. Senza fare confronti; hai veduto come spiccava imponente il nostro castel Spine tutto illuminato e la canonica in un mare di fuoco, ed i monogrammi del Papa sì ben preparati del nostro sig, maestro e dal sig. Cappellano?

P. Immaginarsi se li ho veduti! tutta la gente era uscita dalle case per ammirare lo spettacolo imponente, e l’applauso avrebbe destato un morto…

M. E, dall’altra parte della valle, quanti altri fuochi, e quante grida di giubilo che rispondevano alle nostre.

P. Quei di Quadra fecero portenti! Come era bella quella gran croce papale formata di fuochi ditiapoggiata al monte che le facea di guanciale!

M. Mi si vuol far credere che superava i 150 metri di lunghezza! mi pare, non so se mi spiego, ma da noi si direbbe una bleggiata.

P. Tutt’altro, caro mio. Era ancor più grande; basta che ti dica che quei fuochi, i quali da noi sembravano addossati uno su l’altro, erano alla distanza di oltre 5 metri!

M. Grazie del complimento! Ritiro il mio dubbio, e ti confermo che fu una bella festa e ben riuscita.

P. Ed il telegramma spedito al Papa dalle nostre Cooperative, non lo conti per nulla?

M. Bravo; l’ho letto, e mi piacque moltissimo. Ebbe risposta?

P. Già. È arrivata di buon mattino al nostro presidente. Il santo Padre ringrazia delle felicitazioni e benedice tutte le società.

M. Questo è molto, e son persuaso che le direzioni ed i soci tutti di quelle unioni ne resteranno entusiasmati o cammineranno con più coraggio nella loro via, senza curarsi di chi osteggia ogni cosa perchè nuova.

P. Anzi ne sono così contenti che si danno molta briga per raccogliere l’obolo di S. Pietro da spedirsi al vescovo, affinchè lo umilii ai piedi del sommo Pontefice in segno della loro gratitudine.

M. Bel pensiero: non mancava altro perchè le cose prendessero la piega da buoni cristiani, e per essere scintilla di sviluppo di nuove società ad imitazione delle nostre.

P. Piano piano si va lontano; tu hai colpito nel centro. Vedrai che dopo questo fatto quei di s. Lorenzo sapranno superare le difficoltà per la loro cooperativa, e che dopo pasqua la vedremo in funzione.

M. Questo mi fa piacere perchè l’unione fa la forza.

P. Ti resta qualche cosa di nuovo? perchè devo andarmene.

M. C’è di nuovo che crepano quasi tutte le galline per un malore quasi improvviso…

P. È affare da comare… ed andrebbe per le lunghe; ad altra volta. Ciao.

M. Addio.

Mene-Pippo.

Soggetto produttore:“La Famiglia Cristiana”, n. 25
Data:01/03/1893
Pseudonimo:Mene-Pippo
Descrizione:Articolo in forma di dialogo a ricordo della festività religiosa del 19 febbraio 1893 nelle Giudicarie Esteriori in occasione del Giubileo del Papa Leone XIII. Nella parte finale si annuncia la nascita a breve di una nuova cooperativa a San Lorenzo e si fa riferimento a un' epidemia di galline.