Nostre corrispondenze

Dai monti, 25.

            Tant’è: secondo i giornali interventisti, sembrerebbe la cosa più naturale del mondo e molto decorosa pel paese che i futuri deputati si presentassero senz’altro alla Dieta quasi in atto di pentiti o almeno con faccia tosta e cuor contento, come tutto sin qui fosse andato in piena regola. È ben vero che i nostri deputati avrebbero già il loro precursore nell’onor. don G. B. Inama, che colla sua ultima dichiarazione preparò loro la via; è vero altresì che per togliere d’imbarazzo i deputati dimissionari ci sarebbe il ripiego, accarezzato dai detti fogli, di eleggere deputati del tutto nuovi ch’essi avrebbero la bontà di proporci alla vigilia delle elezioni, e che certamente corrisponderebbero all’ideale ch’essi hanno d’un deputato trentino. Taluno potrebbe bene osservare che con ciò si mostrerebbe incoerente il paese… ma sarebbe una incoerenza tanto perdonabile in certe sfere… da sembrare quasi nobiltà di carattere. Così infatti sarebbe finita ogni contesa fra le due parti della provincia, non restando agli italiani che di battere le mani a ogni risoluzione della schiacciante maggioranza tedesca e subire in pace e allegria tutti i suoi rifiuti: il che dopo tutto potrebbe equivalere allo starsene addirittura a casa, lasciando alla stessa maggioranza la briga d’ogni cosa. Tuttavia, prima di seguire ad occhi chiusi certi indipendenti  consigli, sarà buono rammentare certe cose fatte e dette in passato da deputati non astensionisti e non sospetti d’irredentismo o di eccessivo nazionalismo, le quali cose, benchè già vecchie e più d’una volta ridette, potranno servire a far confronti e deduzioni.     

            Tralasciamo quanto fu fatto e detto dal 1803 al 1859, specialmente sul punto non mai abbastanza considerato della enorme sproporzione di deputati fra la parte italiana e tedesca della provincia, e veniamo a questi ultimi anni.

            Nell’estate del 1859 il decano arciprete di Arco mons. Dall’Armi fu chiamato come uomo di confidenza ad alcune sedute della Giunta innsbrucchese, e nella seduta dei 2 agosto propose« che pel Trentino venisse accordata una Dieta separata, e se questo non si volesse concedere, che almeno si accordino nella Dieta agli italiani tanti deputati quanti ne hanno i tedeschi ». E infatti ce lo dica una volta la Patria, ce lo dica la Voce, cosa potrebbero mai fare o cosa hanno potuto fare sin qui 19 deputati italiani eletti contro una cinquantina di tedeschi, specialmente nei molti casi in cui gli interessi delle due parti non vanno d’accordo? Questa domanda la vorrei vedere stampata giornalmente su tutti i fogli, e scritta su tutte le cantonate.

            Alla sessione dietale del 1861 si presentarono soli quattro deputati, compreso il P. Vescovo e il Prelato di Rovereto, e non già per dire che tutti erano contenti, ma per avanzare il 12 aprile la seguente proposta:  « L’eccelsa Dieta voglia riconoscere la necessità, giustizia e convenienza che al Tirolo italiano venga dato uno statuto, ed accordata una separata Dieta in Trento per la trattazione dei propri particolari interessi, salvo sempre il nesso provinciale e riservata in comune la pertrattazione degli interessi generali », appoggiandola coll’osservazione che simile Dieta era stata accordata al piccolo circolo del Vorarlberg, a Gorizia, a Trieste e all’Istria; e il P. Vescovo ebbe francamente ad aggiungere che una Dieta provinciale in Innsbruck comune alle popolazioni italiana e tedesca era una impossibilità. L’idea quella volta fu appoggiata caldamente anche dall’abate tedesco di Gries Adalberto Reggli.

            Alla sessione dei 6 gennaio 1863 i deputati eletti comparsi furono 5, fra cui il barone Altenburgher, il conte Consolati e l’i. r. consigliere Sartori, i quali estesero una importante dichiarazione sottoscritta anche dal vescovo e dal prelato, in cui fra il resto si legge: « …. come potranno adunque 5 deputati eletti e due aventi voto personale al confronto di altri 14 non comparsi, arrogarsi di rappresentare il Tirolo italiano e di agire in modo obbligatorio per la provincia? …. Tanto i deputati presenti come gli assenti tendono e devono tendere…. ad ottenere una separazione del Tirolo italiano dal tedesco .. noi reputiamo bensì di dovere compartecipare alle pertrattazioni di quest’alta assemblea… ma non intendiamo però che ciò possa venire interpretato e rivolto a danno del paese che qui non è rappresentato, o se vi è rappresentato, considera come precario l’attuale stato di cose, ed ha la fiducia di essere una volta esaudito nelle sue aspirazioni ».

            Il 20 febbraio 1870 i tre deputati trentini al Parlamento di Vienna erano un Leornardi i. r. consigliere, un Prato i. r. maggiore e un arciprete d’Arco don Degara, ed essi non credettero mancare minimamente ai doveri di leale sudditanza e di perfetto cattolismo, anzi credettero di corrispondere allo stretto dovere di deputati leali e cattolici presentando all’ i. r. Ministero un lungo memoriale, in cui con tutta franchezza esponevano i bisogni del Trentino, e domandavano quanto press’ a poco domandarono nel 1890 i 25 deputati nazionali trentini. Sentite come parlavano alto. Dopo una lunga esposizione, in cui fra il resto dicevano « che il Governo avrebbe dovuto prendere l’iniziativa acciò il Tirolo italiano ottenga finalmente quell’autonomia che gli si compete in base alle leggi divine ed umane », venivano a concretare le domande per l’autonomia che erano quattro. La seconda suonava:« Che le autorità di polizia vengano diminuite ed organizzate altresì in modo corrispondente al concetto d’uno Stato basato sulle norme del diritto anzichè su quelle del sospetto »; la terza era del seguente tenore: « Che, mantenuta l’unità della provincia del Tirolo e la Dieta provinciale per quegli oggetti che riflettono i diritti, i doveri e gl’interessi comuni a tutte due le nazionalità, ottenga l’una e l’altra di esse una separata Dieta circolare in cui vengano deliberati e pertrattati quegli oggetti che interessano l’una e l’altra parte della provincia ». – E conchiudevano dichiarando che darebbero le loro dimissioni, se non venissero ascoltati. – Ma Don Inama e i suoi due colleghi non le hanno ancor minacciate.

            I giornali interventisti ci presenteranno essi almeno deputati di questo stampo?!

Un montanaro che legge.

Soggetto produttore:“La Famiglia Cristiana”, n. 73, anno 1893, 27 giugno
Data:27/06/1893
Pseudonimo:Un montanaro
Descrizione:L’articolo riporta a livello storico le varie richieste di autonomia allo scopo di polemizzare con i giornali che sostengono l’intervento dei deputati alla Dieta di Innsbruck (“La Patria” e “La Voce Cattolica”).