Dalle Giudicarie, 20.

Beati voi che al rezzo delle vostre secolari selve, liberi di voi stessi, avete passata un’estate deliziosa! Noi invece a quanti tormenti abbiam dovuto sottostare! Son tre mesi che ci opprime un’afa ed un calore insopportabili, con tutto il corteggio degli insetti alati e senza ale che ci tormentano senza posa.

Non è la prima volta che ci tocca tale disgrazia, ma le altre volte almeno c’era dato di poter tuffarci in qualche stagno, di far quattro salti tra le fresche erbette dei prati, di strofinarci attorno a qualche albero, se non altro adoperare i denti contro qualche bestia impertinente; ma quest’anno invece, doloroso a dirsi! le abbiamo avute addosso tutte. Son quattro mesi che ci han messo tanto di museruola malgrado l’afa ed il caldo, lasciandoci liberi sol pochi minuti pel cibo. E siccome per qualche scappuccio i nostri padroni han dovuto subire qualche multa, così eccoci rinchiusi tutto il santo giorno per far guerra alle mosche, alle pulci ed agli altri insetti.

Tre mesi di prigionia con questi zefiri! Ci confortava il pensiero che, avendosi concessa la libertà a voi, non tarderebbero a concederla anche ai fratelli meridionali, se non altro al momento della caccia! Vane speranze! I nostri padroni ci han fatto sapere che hanno dovuto pagare una tassa di non so quanti soldi per una bolletta, in forza della quale soltanto sul posto della caccia ci verrà levata la museruola, ma che ci avrebbe toccato portare questo supplizio da casa fino al luogo della caccia e viceversa! Due o tre ore di strada colla museruola per arrivarci, e dopo aver inseguita la preda, stanchi e trafelati, non aver nemmeno la consolazione di respirar liberamente!

Ma se fossimo cattivi, forse che diventiamo subito buoni quando siamo in mezzo ai boschi? O che, non ci si offrirebbe l’occasione di mordere egualmente? Sarà un ragionamento da cane, ma non del tutto illogico al dir dei nostri padroni. Sentite, cari fratelli; noi non invidiamo la vostra grassa posizione, ma se vi punge amor dei fratelli, abbiate un po’ di compassione anche per noi, e fateci trattare tutti da fratelli, chè così farete un favore a noi e risparmierete qualche sagrato ai nostri padroni.

Il cane Lemmi *)

a nome anche dei suoi colleghi di sventura.

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*) Vedi sopra. Il voto ardente del cane Lemmi venne finalmente esaudito.

Soggetto produttore:in “La Famiglia Cristiana”, n. 97
Data:23/08/1895
Pseudonimo:Il cane Lemmi
Descrizione:Articolo polemico nei confronti dell’obbligo di museruola per i cani.