- “Punto 3”: cooperazione rurale
- “Punto 6”: mostre regionali d’animali. Opportunità di conservarle o di devolvere ad altri scopi gli importi per esse stabiliti dalla Provincia.
3. Cooperazione rurale.
Relatore don Lorenzo Guetti.
Questione di principio sui rapporti tra Famiglie cooperative e Consorzi agrari distrettuali.
Lo sviluppo preso negli ultimi tempi dalle Famiglie cooperative e la coincidenza d’uno dei loro scopi (acquisto di scorte agrarie) con una delle funzioni dei Consorzi agrari distrettuali, che fanno capo all’Agenzia Agraria per la provvista di scorte agrarie, ha dato luogo in qualche singolo caso ad una certa collisione d’interessi, che venne portata a cognizione del Consiglio d’agricoltura, dal quale si chiederebbe ora una specie di declaratoria, che avesse a valere di norma per la decisione.
Qualche Famiglia cooperativa venne ammessa come socio del Consorzio agrario del distretto e pretenderebbe, pagando la prescritta tassa, di estendere a tutti i suoi membri i benefici e vantaggi, che accorda il Consorzio ai propri soci.
Stando così le cose, potrebbe darsi, che i soci della Famiglia cooperativa, in forza di tale loro qualità e dell’ammissione della Famiglia nel novero dei membri del Consorzio, il numero dei cui membri in qualche caso potrebbe discendere sotto al minimo stabilito in legge e compromettere quindi l’esistenza del Consorzio.
Sentita la relazione del sig. Referente, la Giunta permanente non ritiene opportuno di determinare più davvicino in qual modo debbano regolarsi i rapporti fra una Famiglia cooperativa, i soci della medesima ed il rispettivo Consorzio del distretto, ma non può che raccomandare e alle Famiglie cooperative ed ai Consorzi di attenersi scrupolosamente al proprio Statuto, le cui disposizioni niente affatto in contraddizione fra di loro, potranno dare in ogni singolo caso la soluzione rispondente alla legalità ed al reciproco interesse.
Ed infatti la giunta potrebbe tanto meno intromettersi in una decisione di simili casi, in quanto che, se si tratta di Famiglie cooperative, le manca la veste per risolvere controversie, che vanno portate o all’assemblea generale o agli arbitri; se si tratta di Consorzi distrettuali, la decisione sul diritto di accedervi è riservata all’autorità politica.
Dal suo punto di vista il Consiglio dovrebbe deplorare, che per ammettersi le Famiglie cooperative tra i membri del Consorzio, si determinasse una riduzione del numero dei soci e si mettesse il Consorzio nell’impossibilità di sostenersi, e ciò tanto più che la provvista di scorte agrarie non è che una delle funzioni secondarie del Consorzio e di gran lunga inferiore agli altri scopi, per cui venne chiamata vita questa istituzione.
Pratiche per la federazione di sindacato.
Approntato l’abbozzo di Statuto, che venne pubblicato nel Bollettino giugno 1895, è stato già indetto il primo Congresso federale costituente pel giorno 20 c. m. in sede del Consiglio d’agricoltura, in cui si passerà alla nomina della Presidenza da incaricarsi tosto della presentazione dello Statuto.
Parecchi Consorzi hanno già fatto pervenire la loro adesione, per cui non si dubita, che fra breve potrà essere formalmente costituita questa associazione, che rassoderà sempre più il vincolo sociale dei Consorzi cooperativi sorti sino ad ora.
Assegno dei sussidi accordati dalla Provincia.
Per i sodalizi cooperativi, che avessero a costituirsi entro l’anno 1895, furono accordati dalla Eccelsa Dieta Provinciale sul sperati 1.000 fior., assieme quindi 3.000 fior.
Su questa dotazione vennero sino ad ora erogate le seguenti sovvenzioni:
Alla Cassa rurale di Lasino 150 fior., a quella di Molina 150 fior., alla Famiglia cooperativa di Pinzolo 200 fior., alle Casse rurali di Castello e di Brez 150 fior. per ciascuna, alle Famiglie cooperative di Vezzano, Sopramonte, Vigo Cavedine, Roncogno, Coredo, Susà e Fiavè 200 fior. per ciascuna, alle Casse rurali di Sporminore e di Castelfondo 150 fior. per ciascuna.
Coll’importo residuale di 500 fior. si propose venga saldato il conto di 300 fior. per la fornitura di registri e stampiglie d’impianto alle ultime 7 casse rurali che si sono costituite, ed assegnato un sussidio di 100 fior. alla Cassa rurale di Saone e uno dell’egual somma a quella di Roncone.
Consorzi costituitisi nel 1895 ancora da sovvenzionare
Per esaurimento della dotazione, dovettero rimandarsi ai mezzi, che stanzierà eventualmente la Dieta a questo scopo per un altro anno, le Famiglie Cooperative di Romeno, Campodenno, Lover, Spiazzo-Rendena, Spormaggiore, Sporminore, Brez, Tenno, Terlago, Predazzo, Castelfondo, Bleggio Superiore, Montagnaga, Zivignago, Lavis, Madrano, Celledizzo e Centa.
Se tutte queste Famiglie si dovessero sovvenzionare nella misura sinora usata, occorrerebbero ben 3600 fior. ai quali sarebbero da aggiungersi il completamento del sussidio per le casse di Saone e di Roncone e per la Famiglia cooperativa di Ranzo, che ebbe soli 150 fior.; cosicché senza tener conto della dotazione da chiedersi per venire in aiuto ai Consorzi, che si costituissero nel 1896, dovrebbero chiedersi alla Dieta provinciale 3750 fior.
Non sa disconoscere la Giunta permanente, che se nei primordi, per promuovere un certo risveglio nella formazione di sodalizi cooperativi, era richiesto un considerevole sussidio, ora che tali istituzioni e specialmente le Famiglie cooperative hanno preso piede in tutto il paese, nel formulare la domanda pel credito relativo si debba imporsi una certa moderazione.
Si conchiude quindi di limitare a 100 fior. per cadauna il sussidio per le Famiglie cooperative già costituite o che avessero a costituirsi in seguito, importo questo, che corrisponde alla spesa per la provvista dei registri e alle spese di iscrizione, e di conservare invece a ciascuna delle Casse rurali di prestito e di risparmio che si andranno progressivamente formando, e che per loro natura corrispondono in maniera perfetta agli interessi della classe agricola, la sovvenzione di 200 fior. da impiegarsi in prima linea nella provvista d’una cassa forte e nell’acquisto dei libri e registri d’impianto a cura del Consiglio provinciale d’agricoltura.
6. Mostre regionali d’animali. Opportunità di conservarle o di devolvere ad altri scopi gli importi per esse stabiliti dalla Provincia.
Relatore don Guetti.
Nel settembre a. c. il Consiglio provinciale d’agricoltura diramava ai singoli Consorzi la seguente circolare:
N.° 2799
Spettabile Presidenza.
«Nei circoli dirigenti della provincia è stata espressa l’idea che le esposizioni regionali di bovini annualmente ricorrenti secondo un turno prestabilito e dotate di premi da parte della Provincia, non corrispondono al loro scopo inquantochè riescono di vantaggio piuttostochè all’allevamento del bestiame in generale, al prossimo circondario della mostra, ed anche là ad allevatori benestanti.
La Sezione di Innsbruck del Consiglio prov. d’agricoltura ha ritirato in proposito il parere degli Istituti agrari prov. di S. Michele e di Rothholz i quali si esternarono concordemente per la soppressione delle mostre regionali e per un impiego più opportuno dei fondi messi a disposizione dalla Provincia e su tale questione è stato richiesto anche il parere della sottoscritta.
Per portare la cosa in seno alla giunta permanente assieme all’autorevole voto dei Consorzi agrari distrett. specie di quelli, in cui l’allevamento di bestiami costituisce una delle principali risorse, si ricerca la sua compiacenza di voler sollecitamente esprimere il proprio avviso sulla questione di massima: se cioè per i sopraesposti motivi si ritenga opportuna la soppressione delle mostre regionali di bovini e l’impiego dei mezzi a ciò posti a disposizione dalla Provincia ad altri scopi da determinarsi a vantaggio della pastoreccia».
Questo Consiglio già a priori poteva rispondere che tale decisione non si confaceva ad interessi della pastoreccia di questa parte della provincia, sicura di interpretare la volontà della gran maggioranza de’ Consorzi A. D.
Ma, usa questo Consiglio, nei punti di qualche rilevanza di consultare i singoli consorzi piuttosto che agire con la sola loro interpretazione, e lasciava quindi ai medesimi il decidere su tale questione e liberamente esporre in proposito il loro parere.
Dei 27 Consorzi A. D. risposero 15, tra questi tutti quelli che in modo speciale s’occupano di allevamento di bovini cui sta di conseguenza più a cuore la vertenza in parola.
Non rispose il Consorzio di S. Croce perché si riserva dire il suo parere a mezzo del suo presidente, referente in pastoreccia. Undici Consorzi risposero affermando categoricamente la continuazione delle esposizioni regionali; solamente tre stanno per la soppressione, e son di quelli che meno si interessano di allevamenti, ed uno parla di esposizioni di tori e vacche distrettuali e questo parere non fa al caso nostro.
E per venire più da vicino ecco per sommi capi le risposte dei medesimi.
Malè – Ritiene utilissima tale esposizione come quella che fece e farà sempre più conoscere anche all’estero i nostri tipi bovini. – Crede invece sbagliata, almeno pel distr. politico di Cles, la massima di tenere l’esposizione sempre nella sede capitanale. – Crede più opportuna la località di Malè perché vero centro d’allevamento, per cui in questo riguardo proporrebbe che l’esposizione regionale (per quanto riguarda quel distr.) venisse tenuta almeno una volta a Malè ed una a Cles.
Tione – Non condivide né punto né poco l’idea della soppressione dell’esposizione regionale, la quale a suo modo di vedere serve assai bene ad incoraggiare gli allevatori di bestiame ed a suscitare o tener viva in loro l’emulazione. – Fa voti che tali disposizioni vengano dotate di maggiori sussidi.
Lizzana – Ritiene dannosa, nell’interesse generale del paese, la soppressione di tali esposizioni.
Pergine – Fa voti acché vengano conservate tali esposizioni, che servono egregiamente a favorire il razionale allevamento delle nostre razze bovine.
Condino – Non condivide l’idea della soppressione di tali esposizioni, e ritiene utilissima la loro continuazione.
Cavalese – Ritenendo utilissime le esposizioni regionali di bovini, prega vengano conservate.
Ledro – Ritiene indispensabile l’esistenza delle esposizioni regionali, e ciò per poter favorire e tener viva la gara al miglioramento dei nostri bovini.
Strigno – Crede utili tali esposizioni per cui si dichiara contrario alla soppressione delle stesse.
Levico – Ritiene assai vantaggiose le esposizioni regionali perché contribuiscono assai al miglioramento delle nostre razze bovine.
Ala – Crede sieno necessarie delle riforme, ma che fino a tanto che non si abbiano in prospettiva mezzi migliori e come tali riconosciuti da persone competenti, si abbiano a conservare le esposizioni regionali.
Trento – Fa voti acchè tali esposizioni regionali di bovini vengano conservate ritenendole assai adatte al miglioramento della pastorizia paesana.
Cles-Fondo-Fassa – Questi tre Cons. si esternarono in massima per la soppressione delle esposizioni regionali di bovini – e propongo di impiegare la dotazione delle stesse pure a favore della pastorizia ma in altri modi.
Vezzano – Ritiene utile la soppressione delle mostre annuali di vacche da latte, ma di queste non si fa menzione nella sunnominata circolare.
Ciò premesso, ecco l’opinione anche del referente, il cui parere è pure quello del Consorzio A. D. di S. Croce.
Lo scopo delle esposizioni regionali è quello di migliorare gli allevamenti dei più pregiati tipi di bovini del paese e di farli conoscere all’estero per smerciarli con lucro.
Ora le esposizioni tenute fin qui conseguirono questi scopi del tutto od almeno si avvicinarono di molto a conseguirli?
Il vostro referente non hai il dono dell’ubiquità, ma vi può dire alcunchè di positivo in proposito per conto delle sue vallate Giudicariesi.
Quivi da tempo si aveva una razza bruna di vacche da latte che al nascere di questo Consiglio fu ritenuta delle migliori per produzione di latte, avuto riguardo alla sua taglia. Ma essa si presentava in molteplici incroci, cosicché sembrava quasi impossibile a sceverarne il vero tipo genuino. Le cure però del Consiglio coadiuvate efficacemente dalla premura dei Consorzi giudicariesi, in ispecie di quello di Tione, arrivarono a toccare dei bei progressi di epurazione di razza. Ciò si ottenne anzitutto colla scelta di nuovi riproduttori che si venivano scegliendo e premiando nelle esposizioni annuali di tori e torelli, e nelle più grandi esposizioni regionali in cui si ammettevano ancora le vitelle, le manze e le vacche di quel tipo. Nelle prime esposizioni non tutti i premi venivano conferiti perché, bona mixtamalis, coi tipi perfetti s’incontravano gli incroci, ma visto che sempre ai primi si conferiva il premio e la corona e si scartavano i secondi, si ottenne che a poco a poco gli incroci scomparissero, o almeno non si facessero più vedere alle esposizioni e, mentre questi venivano diminuendo, quelli si aumentavano. – A cagione di tali esposizioni regionali il nostro tipo di Rendena si fece nome oltre il Trentino e lo scopo principale fu raggiunto, quello cioè di conseguire coll’allevamento il massimo cespite d’entrata per le nostre valli. – Tutti coloro che sono del parere di abolire le esposizioni regionali, li avrei voluti vedere all’ultima esposizione regionale che si tenne in Tione nel passato settembre, e là alla mostra dei fatti e della pratica avrebbero cambiata decisione. Stavano là uniti in quattro file ben 400 capi di bovini tra torelli e tori, vitelli, giovenche e vacche e tutte di un sol tipo, di una sola razza! Sarebbe stato possibile questo fatto eloquente senza la precedenza fortunata della selezione e relative esposizioni regionali del tempo passato? Giammai. Dunque le esposizioni regionali sono utili per l’epurazione della razza, e l’aumento della stessa. Ma e quale conseguenza ancora non hanno esse nel maggior lucro? Osservate:
Senza parlare d’altri anni, m’è grato discorrere solo di quest’anno. Le nostre fiere autunnali, almeno in Giudicarie, segnarono prezzi altissimi in confronto della previsione. Ogni fiera che susseguiva andava con un crescendo consolante, dico consolante perché noi siamo degli allevatori per smerciare, non degli acquirenti. E quando si mosse l’indice del rialzo?
Là, all’esposizione dei 16, 17 di settembre, quando le manze di 3 ai 4 anni si quotavano dai 21 ai 22 marenghi. – Un espositore solerte e provvido vendeva per la Germania 8 delle sue giovenche esposte non premiate e per 17 marenghi il capo; teneva per sé una premiata, e ne acquistava due esposte e premiate dal Consorzio della Val di Ledro, e queste tre tipo modello, le unisce poscia ad altre 7 acquistate qua e là nelle nostre vallate, ma di gran lunga inferiori di prezzo alle prime, poi le presenta unite sulla gran fiera di S. Giustina a Pieve di Bono e ne ricava da tutte 10, smerciate pella Provincia di Roma a 1720 fiorini pari a 18 marenghi l’una. Se la vendita loro fosse stata differita alle fiere del Termini in Tione, si sarebbe ottenuto l’aumento del prezzo di 2 marenghi d’una, perché fu una gara da noi ad acquistare i bei tipi della nostra razza in modo, che ora ci siamo pressoché spopolati. – Abbiamo i riproduttori, e le vecchie madri e saremo bravissimi se per il prossimo anno potremo fornire il contingente di quest’anno.
Dunque anche per conseguire le massime entrate giovano assai le esposizioni regionali.
Ora che cosa accadrebbe s’esse venissero a mancare? Bovini ve ne sarebbero non v’ha dubbio, ma quali e con qual frutto? Non già quelli della rinomata nostra razza, ma di qualsiasi incrocio purché vi sia un numero per popolare le nostre fiere. E gli acquirenti, usi ormai a venire da noi a piede franco per scegliere i migliori tipi pagandoli a prezzo di affezione, non troverebbero che bastardume, ne fuggirebbero anzi indispettiti ed allora addio prezzi alti, addio nomea ed addio marenghi. Ecco il brutto risultato che presto si avrebbe dalla cessazione di queste esposizioni regionali.
Ora a motivo della buona razza e dei tipi scelti noi smerciamo bene anche le sfumature e perfino le importazioni dall’estero; si tolgano le esposizioni, si abolisca l’opera di selezione, e torneremo alle solite carcasse variopinte del passato ed ai soliti prezzi dai 50 ai 100 fior. al massimo per capo.
Ciò premesso, il vostro referente presenta la proposta che:
Le esposizioni regionali di bovini siano in questa Sezione conservate non solo ma tenute per lo più nei centri di allevamento dove è possibile la selezione, e se mai è possibile vengano sussidiate maggiormente di quello che lo sono al presente.
Aperta a questo punto la discussione, l’i. r. consigliere di reggenza Mach mette in chiaro le vedute espresse dall’Istituto di S. Michele sulla proposta questione. Le esposizioni regionali ridondano di solito a vantaggio degli agricoltori del prossimo circondario e non possono sicuramente paragonarsi circa il loro effetto alle esposizioni distrettuali di tori e torelli.
L’Istituto ha espresso quindi il parere, che sino tanto che non si accordino maggiori sussidi, sia più utile devolvere quelli accordarti alle mostre regionali a favore delle mostre di tori, o della tenuta di tori, o della formazione di società fra allevatori di bestiame.
Il Presidente controsserva che questo parere può benissimo attagliarsi alla parte tedesca, in cui l’allevamento del bestiame è progredito al punto, da non aver bisogno dell’emulazione, che da noi viene principalmente promossa con la premiazione che si pratica nelle mostre regionali.
Dopo queste spiegazioni viene accolta ad unanimità di voti la proposta del referente ed in questo senso verrà evasa la domanda pervenuta alla Sezione di Trento.
Soggetto produttore: | “Bollettino C.P.A.”, anno 1895, 13 novembre, p. 281 e pp. 284-287 |
Data: | 13/11/1895 |
Pseudonimo: | |
Descrizione: | Nella prima relazione Don Lorenzo Guetti affronta, all’interno del Consiglio provinciale d’agricoltura, la questione sorta “in qualche singolo caso” di conflitto di interessi fra Famiglie cooperative e Consorzi agrari distrettuali e la risolve in nome dell’autonomia delle due istituzioni. Nel seguente intervento Don Guetti esprime il suo pensiero sulla funzione delle mostre regionali di animali. |