Fiavè, 20 luglio.

Nel passato mese fino ad oggidì non si fece che parlare di bachi da seta, di bozzoli, prezzi alti e bassi, di recriminazioni e relazioni non del tutto benevoli contro gli ammassatori di gallette, di smercio cumulativo tentato dalla Federazione e finito in una bolla di sapone, di tassa eventuale e millanta altre cose in proposito.

La faccenda a trattarsi non è di poca importanza al certo e da prendersi a vanvera, e molto meno, se il mercato non cammina a beneplacito dei producenti, è da darne tutta la colpa ai filandieri ed in specie ai nostrani. È da gran tempo che il sottoscritto faceva mozione presso il Consiglio d’Agricoltura perchè concorresse a mettere il mercato bozzoli sopra un piede giusto e stabile in modo da evitare gli estremi pro o contro i producenti e viceversa. Quando il Consiglio stava per prendere delle delibere in proposito, si fece avanti il Municipio di Rovereto e la Camera di Commercio per riformare le basi della tassa bozzoli che in passato non corrispondeva e si finì di stabilire: che la tassa bozzoli di Rovereto fosse il risultato medio dei prezzi medi di 8 mercati del Regno e di altrettanti centri del nostro Trentino.

La base della nuova tassa si mostrò alla pratica assai migliore dell’antica ed in questi ultimi anni segnava un medio plausibile tanto da parte dei bachicultori che dei setaiuoli. In quest’anno però avvenne una cosa inaspettata ad intorbidare il mercato in modo che a causa finita lascierà molte lagnanze, in specie da parte dei bachicultori.

Da noi il raccolto bozzoli cominciò quest’anno nella conca d’Arco e fu di qualche giorno antecedente alle piazze del Regno che servono, da noi, di base per la futura tassa. Vi furono degli speculatori che con troppa fretta segnarono dei prezzi fissi ed abbastanza rimuneratori di fronte al mercato della seta, prezzi che arrivarono pel giallo puro a f. 1.35. Seguirono tosto i prezzi del Regno e questi molto in proporzione minori di quelli di Arco. Visto ciò i nostri filandieri s’accorsero del grosso errore e della grave differenza che sarebbe avvenuta fra i nostri prezzi e quelli del Regno, e quindi si fermarono dal fissar prezzi finiti e si fecero gli acquisti a tassa pel genere di Val d’ Adige e posizioni vicine, riservandosi per roba delle vallate a fare acquisti, ma a prezzi bassi assai, per rimettere la futura media del Trentino a pari di quella che segnarono le piazze del Regno. Noi delle valli usi ad avvicinare col prezzo dei nostri bozzoli quelli di Val d’Adige, ci trovammo perciò assai restii a stipulare prezzi finiti e si voleva stare a tasse come negli altri anni. Ma, alla corrente avviata del mercato in quest’annata, ciò riusciva affatto impossibile pel filandiere, a meno che non si avesse voluto convenirsi ad un tanto, meno la tassa, abbastanza sensibile.

I prezzi alti segnati da principio in Arco; il f. 1.20 alla mano ed i 5 soldi più la tassa assegnati nella Val d’Adige spingevano noi delle vallate a delle domande impossibili pel filandiere in modo che capitò l’epoca del raccolto senza poter convenirsi ad un equo componimento. Il ribasso era segnato dai prezzi dei mercati del Regno, e naturale quindi; da noi invece si dava la colpa all’intelligenza, al monopolio degli acquirenti ed invece di tentare un avvicinamento, colle recriminazioni e cogli articoli di giornale in un momento inopportuno si veniva peggiorando l’importante azienda. Il Consorzio Agrario Distrettuale di S. Croce di conserva colle Cooperative del Distretto e di quella di Saone avea avviato le pratiche per uno smercio cumulativo, giusta le norme degli anni scorsi, e che fece buona prova, trovando ammassatovi ragionevoli e favorevoli al modo di smercio avviato da queste Cooperative.

Ma quest’anno colle vicende del mercato bozzoli sopra accennato, lo smercio cumulativo riusciva difficile assai. I delegati delle Cooperative non si sentirono di assumere una responsabilità di fronte ai soci di concretare una base differente degli anni scorsi, e il prezzo in base a tassa non fu possibile a convenirsi; i prezzi finiti sembravano troppo bassi e quindi per quest’anno si doveano lasciare i soci liberi nelle loro vendite colla previsione di uno smercio proprio a straccio mercato. Il sottoscritto di fronte a questo crac disastroso cui andava incontro questo popolo, non potendo combinare uno smercio cumulativo di tutte le cooperative come di solito e colla venuta dell’ammassatore in loco, fidando sul beneplacito dei suoi soci, tentò un nuovo modo di smercio cumulativo, dando franche alla filanda le gallette della sua cooperativa con prezzi finiti, che fossero almeno una via di mezzo, viste le circostanze del mercato. Il contratto venne fatto, l’ammasso cominciato. Bastò questa semplice operazione per smuovere l’apatia generale e se due giorni innanzi i bozzoli si doveano vendere a prezzi minori del fiorino il kg, tosto si alzarono di 5, di 10, di 15 soldi, e gli ultimi bachicultori che di solito erano i più sacrificati, quest’anno per l’ammasso fatto dalla Cooperativa di Fiavè, si ebbero i prezzi migliori. Con questo modo si smerciarono 14.800 kg circa e nel mentre per questi si ebbe un vantaggio sicuro pei soci di 1600 fiorini, di oltre il doppio lo ebbero gli altri bachicultori del Distretto. Quest’operazione servì almeno a serbare quella relazione che dovrebbe e dovrà essere sempre reciproca tra producente e consumatori e dovrà contribuire a portare quel giusto mezzo, che dovrebbe sempre esistere in tutto ma in specie nel mercato bozzoli, i quali volere o no saranno sempre un buon cespite d’entrata per le nostre plaghe gelsicole.

Le nostre cooperative in ciò non intesero mai nè intendono di sfruttare il mercato, nè di avvilirlo, ma di avviarlo su base sicura e possibilmente stabile. Non siamo ancora arrivati alla meta desiata, ma se non siamo utopisti, ci dovremo riuscire. In questo è chiamato a preferenza il Consiglio prov. d’Agricoltura. Il modo migliore per la sistemazione del mercato bozzoli si è quello di ben valutare il valore de’ bozzoli delle singole plaghe, giusta la rendita media ch’essi danno alla bacinella. I nostri filandieri ci possono segnare le diverse gradazioni di bontà dei bozzoli prodotti nelle singole località o vi sanno dire che le gallette del tal luogo segnano un dato procento di rendita di fronte ad altre. Avuto ciò con sicuri dati sarà facile il fissare annualmente anche il loro prezzo normale. P. e. i bozzoli di media rendita si dovranno vendere ed acquistare alla tassa giusta, quelli di bontà superiore, più la tassa 2, 5, 10 soldi giusta la loro rendita migliore, quelli invece di bontà inferiore, 1, 5, 10 soldi meno la tassa. Solamente quando si arriverà a fissare con dati giusti la relativa bontà dei bozzoli, si potrà assegnare anche un giusto prezzo relativo. Se non si viene a questo, avremo sempre le solite peripezie del mercato, peripezie che se qualche volta pregiudicano l’acquirente, 95 volte su 100 sono dannosissime al producente ed in specie al popolo dalla scorza grossa delle valli, che pare nato fatto per fare le spese a tutti. Se a conseguire lo scopo sopra segnato abbiano servito e l’opera intrapresa dal sottoscritto quest’anno e queste due chiacchiere tirate giù in fretta ed alla buona, lo dirà il futuro.

GUETTI

Soggetto produttore:“Bollettino C.P.A.”, anno 1896, 20 luglio, pp. 309-310
Data:20/07/1896
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Descrizione:Articolo relativo alle problematiche legate allo smercio dei bozzoli e ai tentativi di vendita cumulativa sostenuti dal Consorzio agrario di Santa Croce e dalle cooperative.