(NOSTRA CORRISPONDENZA)

Trento, 19 ottobre.

Ehi! galantuomo! è questa la parola data? Ci promettesti corrispondenze al tempo del Congresso antimassonico; le aspettavamo alle feste di Dante e non si vede nulla di nulla…. E’ inutile che mi scusi, avete una e mille ragioni.

Avevo raccolte alcune impressioni sul Congresso, avea deciso di spedirle ad uso e consumo dei vostri lettori, ne aveva preso serio impegno coll’amico carissimo avvocato Serralunga e poi… la penna non voleva più correre e a stento mi dà un po’ di nero or ora. Donde ciò? Vel dirò più tardi netto e crudo, ma ora, ho io le mie divozioni. ora no. E dunque? Dunque vi dirò che Trento, questa nostra capitale, ebbe in questi di due fausti avvenimenti da illustrarla d’avvantaggio presso il mondo universo.

Il Congresso antimassonico ci attirò da per tutto una tal folla, ed in specie di sacerdoti ch’era impossibile immaginarla! Quello che impressionò più di tutto, sì furono i discorsi dotti, cordiali, vibrati dei laici, oratori del Congresso e tra questi Respini e Paganuzzi, da conquidere fino alle lagrime il cuore dei sacerdoti stessi che sono i più avvezzi a simili circostanze e meno perciò impressionabili. Fu una lezione per noi trentini laici che resterà memorabile e duratura, se sapremo applicarla a dovere e con giusti criterii.

Il Congresso prese conclusioni serie e più seria di tutte quella di non accattare ad occhi chiusi qualunque stampato contro la Massoneria, ma solo quelli che l’autorità Ecclesiastica approva e di conseguenza di essere non troppo frettolosi nel dar del massone a chicchessia se le prove non sono sicure.

Dal caldo troppo sanguigno del francese al gelido calcolo del germano, si estrasse un giusto mezzo, e questo fu il frutto più saporito di questo primo Congresso.

Pochi giorni dopo Trento si popolava ancora, ma di tutte persone nostrali e di pura razza italiana pell’inaugurazione del monumento a Dante.

Qual festa veramente patriottica e qual maestà ed imponenza e bellezza di monumento! Stavolta noi trentini dobbiamo proprio meritar lode perfino dai nostri avversarii! Avranno visto se il nazionale, che è nostra divisa dopo il cattolico, è da disprezzarsi, da considerarsi come un caso qualcunque da mettere sotto le calcagna e magari da combattere addirittura sotto i molteplici pretesti che adducono i nostri avversari politici. Peccato che la cerimonia era di domenica e sotto un tempo indiavolato e piovviginoso; altrimenti avreste veduto un numeroso concorso e di sacerdoti e di popolani da decuplicare la folla che ad onta del tempo, pur numerosa stava attorno al monumento quando cadeva la tela.

E’ forse questo uno di quei monumenti che interpreta più con verità il sentimento di un popolo intiero.

Tutte le borse concorsero nella spesa, dal prelato in alto locato al ragazzetto delle prime scuole, che rinunzia al premio meritato per dare l’importo relativo per Dante; dal nobile e dovizioso, al pezzente che batte di porta in porta e che si priva di pochi centesimi per metterli nel monumento di Dante. In una parola tutto il Trentino concorse ad innalzare questo palladio della nostra nazionalità e lo volle porre in questa sua capitale gloriosa per dire all’universo fino al dì dell’universale giudizio: Noi trentini italiani siamo, ed italiani vogliamo essere sempre. Questa affermazione eloquente è d’uopo accentuarla perchè certi eventi che stanno alla porta vorrebbero se non negarla, dimenticarla.

(Tridentino).

Soggetto produttore:“La Lega Lombarda”, n. 284
Data:21-22/10/1896
Pseudonimo:Tridentino
Descrizione:Articolo relativo al congresso antimassonico di Trento e all’inaugurazione del monumento a Dante Alighieri avvenuta in data 11 ottobre 1896.