Sessione annuale ordinaria della Delegazione del Consorzio agrario distrett. di St.Croce

ATTO

al Ponte delle Arche il 10 febbraio 1898.

Avanti

il Presidente del Consorzio agrario
pel distretto di Stenico

D.LORENZO GUETTI.

Presenti.

M. R.do Don Gio. Batta Lenzi Vice Presid.

Delegati:

M. R. Don Filippo Degasperi

»   Don Luigi Bellotti

Sig. Giuseppe de Prez

» Luigi Rigotti

» Giacomo Todeschini

» Giuseppe Rossi

» Basilio Merli

» Michelini Clemente

ed altri 30 soci.   Daniele Speranza.

                         Segretario.

In seguito ad avviso dei 30 gennaio spedito dalla Presidenza a tutti i delegati consorziali veniva indetta l’odierna sessione annuale col seguente ordine del giorno:

  1. Approvazione del conto consorziale 1892 inclusivo 1896.
  2. Preliminare 1898.
  3. Relazione della Presidenza sugli interessi agricoli locali e generali promossi dal Consorzio A. D. di S. Croce.
  4. Relazione della Commissione distrettuale pell’allevamento bovini e tenuta di tori da razza.   
  5. Eventuali proposte.

Il Presidente ad ore 1 pom., constatato il numero legale dei soci comparsi, anzi ringraziando pel bel numero, apre la seduta e nominando quali firmatari del protocollo i soci m. r. Don Luigi Bellotti e Parolari Camillo passa all’ordine del giorno:

I punto : Approvazione del reso conto consorziale degli anni 1892-96.

L’assemblea udito il rapporto dei revisori m. r. Don Giovanni Trentini e sig. Giuseppe de Prez., e le osservazioni della Presidenza, liquida il conto presentato nelle risultanze finali di Entrate

fior. 4882.75

Uscite 4879.61

con un avanzo Cassa di fior. 3.14

e con un ringraziamento sentito ai revisori, che si prestarono gratuitamente a tale opera.

Al punto II: Preventivo 1898, il Presidente apre la discussione, perchè i signori delegati espongano i bisogni più urgenti della rispettiva plaga consorziale onde contemplarla nelle cifre del preventivo.

Don Lenzi chiede per primo la parola ed espone i passi fatti dal Comitato Giudicariese pel Tram Caffaro-Trento, di cui egli è membro, affine di avviare gli studi preliminari della traccia. Espone, che i Comuni delle Giudicane in massima parte si trovino in cattive acque finanziarie e quindi possibilmente dovrebbero essere lasciati in pace per l’opera ideata e cercare altrove i mezzi per gli studi preliminari. Fa appello al Consorzio Agrario distrettuale di S. Croce, bravo iniziatore di tante opere proficue al paese, acciò volesse egli pure prendere un’ iniziativa coll’assegnare sul suo preventivo un qualche importo che serva almeno come plauso all’opera del comitato e come esempio degno da imitarsi dalle altre istituzioni del paese.

L’assemblea applaude alla proposta di Don Lenzi come quella che interpreta il pensiero di tutti i soci e l’opera del Consorzio che sempre sostenne le belle iniziative del Distretto ed assegna sul suo preventivo l’importo di fiorini 50.

Dopo aver sentiti i pareri e le proposte degli altri delegati si venne concretando il preventivo 1898 come segue:

Pegli studi del Tram Caffaro-Trento          f. 50.—

Per Caseificio                                       »         100.—

Per Pastoreccia                                    »         100.—

Per Concimaje ………………………»          50.—

Per migliorie prati e malghe               »           50.—

Per suini                                                »         100.—

Per viticultura                                       »           50.—

Totale                                                   fior.       500.—

Al III. punto: relazione della Presidenza sull’attività consorziale pegli interessi agricoli particolari e generali del Distretto, il Presidente espone quanto segue:

Onorevoli Soci !

Dal 1883 al 1898 evvi un tratto di tempo di 15 anni; e tre lustri di vita conta appunto il nostro Consorzio Agrario Distrettuale. Nell’elenco dei Consorzi Agrari trentini per numero di soci il nostro si trova quasi in coda a tutti, ma senza peccare di superbia, vi possiamo dire, che esso non è in coda per opere fruttuose in vantaggio del suo Distretto e diciamolo pure, anche del paese intero. Mi sia permesso in quest’occasione segnare a rapidi tratti le sue vicende perchè resti almeno per la storia patria alcunché dell’opera sua proficua.

Le persone chiamate a dirigere questa nostra istituzione fino dalla sua nascita 1893 e giù giù fino al presente, tutte, nessuna eccettuata fecero del loro meglio per tutelare gli interessi agricoli di questo Distretto dietro le norme dello statuto consorziale e secondo i bisogni che più o meno si accentuavano annualmente.

Uno degli scopi principali si fu di migliorare quello che si avea di buono e poi dopo di introdurre quello che mancava. La Pastoreccia fu mai sempre uno dei migliori cespiti d’entrata della nostra plaga, e verso quella si prodigarono le cure di primo ordine. Anzitutto si cercò di migliorare le razze nostrane, sia con esposizioni di tori e torelli assegnando numerosi premi ai capi più degni; sia ajutando i concorsi ad altre esposizioni fuori di distretto per far conoscere agli acquirenti i nostri buoni soggetti di smercio. Affine di riuscir meglio nell’intento il Consorzio reclamò più volte la riforma delle leggi vigenti sulla tenuta dei tori da razza, e finalmente ottenuta la legge nuova si venne tosto alla costituzione della Commissione distrettuale di sorveglianza, la quale promette di assicurare da questo lato l’esito il più felice, come voi stessi ne sarete persuasi dopo aver sentita la relazione che vi darà in proposito il Presidente della Commissione stessa. Colla pastoreccia corre parallela la miglioria alla Praticultura e questa venne ajutata dalle efficaci prestazioni del Consorzio a mezzo di lezioni ambulanti, col suggerire e premiare colture più razionali, in specie coll’introdurre e generalizzare le rotazioni, aumentando le zone del prato con prati artificiali di trifoglio, erba medica, e miscugli; si raccomandò la conservazione dello stallatico, il re dei concimi, e si premiarono delle concimaje razionali. Per sopperire alla mancanza di concimi si vennero introducendo ancora i concimi artificiali e se da principio quà e là la provvista si limitava a qualche quintale di prova, ora i concimi per prati, cereali, trifoglio ed erba medica e per grano turco vengono introdotti a vagoni. Fiavè e Lundo si segnalano nei grossi acquisti di concimi per la miglioria dei loro prati e campi e l’esito n’è sorprendente. Colla praticoltura e pastoreccia si associano le Malghe, ed. il Caseificio. Anche da questo lato non furono nè pochi nè piccoli gli ajuti dati dal Consorzio. Furono sussidiati i Caselli, che introdussero migliorie col sistema a raffreddamento, regalando loro attrezzi e zangole. Ove poi si credette in fine introdurre le scrematrici a forza centrifuga, come a Lundo, Godenzo e Comano, il Consorzio prestò l’opera sua per ottenere prezzi di favore e buon procento di abbuono. In riguardo alle Malghe si propugnò la conduttura in via cooperativa fra i possessori di vacche, e mercè le premure ed i sussidi del Consorzio sussistono e prosperano le Società della Pastoreccia a Vigo Lomaso con Lundo ed a Fiavè. in questo modo riesce più facile la miglioria dei pascoli alpini, sia coll’estenderli mercé lo sradicamento dei rododendri ed altre piante inutili, sia migliorando in generale lo stato delle malghe con regolare turno dei treschi, o con nuove vasche artificiali per l’acqua, o con nuovi ricoveri pei bovini, o manufatti pei prodotti. Ove si volessero introdurre eguali unioni, il Consorzio sarà sempre pronto a dare consigli, ajuti morali e potendo anche materiali. Per l’epoca della monticazione si venne introducendo anche l’assicurazione privata dei bovini giacenti in malga, che riuscì di piena soddisfazione, senza incorrere in tante brighe burocratiche col farle formali con statuti inscritti, modo questo che ci sembra più presto per generalizzare in ogni paese simili assicurazioni con poca spesa e sommo vantaggio, basandosi il tutto sul galantomenismo del nostro popolo. In questo modo il Consorzio sta studiando ed organizzando di estendere eguale assicurazione da per tutto e per la durata di tutto l’anno, e su ciò vi verrà presentata in fine di seduta analoga proposta se sarà del caso.

Anche i suini non vennero trascurati dal nostro Consorzio. Anzi l’anno scorso ottenne dal Consiglio d’Agricoltura un verro ed otto scrofe giovani, che distribuì per razza. La stazione di monta suina è sita nel luogo centrale della Valle dei Cani presso il mugnajo Leonesi Luigi, e se quest’anno aumenteremo il numero delle scrofe di razza, verrà pure istituita un’altra stazione di monta, quando i mezzi consorziali non venissero meno, giacchè ogni stazione richiede sussidio di fior. 50. In questo modo arriveremo a liberarci dall’importazione di majali per l’ingrasso dall’estero, e saranno perciò delle migliaia di fiorini, che si fermeranno tra i nostri monti.

Un altro cespite d’entrata, ma che se il Governo non ci pensa sul serio, andrà presto a scomparire, si è la cultura dei bachi da seta, cultura che, da noi in altra epoca preziosa, dà ancora dei bei risultati. In questo punto l’attività del Consorzio si fermò in modo speciale allo smercio dei bozzoli. Vi sono note le peripezie, i sacrifici, le brighe non poche del Consorzio coadiuvato dalle Casse Rurali e Famiglie cooperative per arrivare a regolare in modo più cristiano questo smercio ed abbiamo la compiacenza di rilevare che si è arrivati allo scopo.

La viticoltura è ben poca cosa nel nostro Distretto, pur pure per l’amor all’umor che dalla vite cola, non pochi furono i sussidii che portò anche in questo ramo il nostro Consorzio. I molteplici premi elargiti a chi fece provviste di pompe irroratrici e qualche premio ai più zelanti e bravi viticoltori ne sono buone testimonianze.

Il nostro Consorzio non stette ligio alla lettera dello statuto ma agendo sullo spirito dello stesso, cercò di portare altri molteplici aiuti ai nostri agricoltori. Tutelò primo di tutti, e di fronte alla apatia de’ Comuni la libertà ed i diritti pubblicamente e legalmente inscritti dei suoi mercati di fronte a violenze e soprusi che perfino si dicevano tutelati in alto. In critiche circostanze di pubbliche disgrazie, di gragnuolate, brinate, siccità si fece innanzi ed ottenne aiuti pecuniari straordinari, e questi con nuova industria cercò moltiplicarli con provviste di viveri cumulative da venire efficacemente incontro ad urgenti bisogni, in specie pel povero o mono abbiente.

Quando poi la divina Provvidenza si volle servire del nostro Consorzio per iniziare il movimento cooperativo, non rifiutò esso brighe, fatiche, peripezie, scritti, ricorsi, parole e fatti, finché non vide istituite e ben dirette le due prime società di acquisto e smercio e di credito, che furono le due prime scintille colle quali n’andò poscia bruciato tutto il Trentino. E se ora nel nostro paese esistono già 50 Casse rurali e 120 Famiglie Cooperative, voi lo dovete all’esempio dato in S. Croce col primo Consorzio Cooperativo, a Quadra colla prima Cassa rurale, ma se queste due scintille furono capaci di abbruciare, si fu sull’acciarino del nostro Consorzio ch’esse scoppiarono, si fu dallo spirito d’abnegazione e di iniziativa delle persone, che dirigevano allora il nostro Consorzio se tutto questo ebbe principio ed avviamento.

Fu vera gloria ?.. Non sta a noi la risposta in questo momento; il paese volle, non è molto, rispondervi con solenne plebiscito.

Merito del Consorzio di S. Croce si fu pure quello di avere uno de’ suoi presidenti, quale membro della Giunta permanente del Consorzio P.le d’Agricoltura e con ciò non poco s’avvantaggiarono gli interessi agricoli del distretto e delle Giudicane. Perfino la viabilità ed i mezzi di trasporto furono migliorati mercè le premure del Consorzio, reclamando a suo tempo ed urgendo l’incameramento dello stradale dal Caffaro alle Sarche ed introducendo una nuova messaggeria pei bisogni speciali nostri con partenza dal Ponte delle Arche. Nel presente movimento tramviario il Consorzio non stette inoperoso, ma cercò e cercherà di portarvi il suo sassolino, se non materiale, almeno morale.

Il vostro presidente potè prender parte anche all’operato nella Commissione provinciale sulla revisione del Catasto, e se in questa difficile veste non potè ottenere tutto quello che si desiderava pel suo distretto e pel Trentino, può però dire di non aver lavorato invano; le Giudicarie ottennero la loro parte ed il nostro distretto coll’anno 1897 sarà alleggerito di un’imposta diretta di circa 2000 fior. Sarà cosa insensibile perchè suddivisa in tanti Comuni e censiti, ma è già un bel gruzzolo complessivamente, che non uscirà più dal Limarò per valicare il Brenner, e sarebbe un tesoro se quell’importo passasse in nostre mani per moltiplicarlo in varie guise ed in tante operazioni in favore del nostro popolo, di cui noi soli conosciamo i bisogni ed il modo di venire incontro ai medesimi. Il Consorzio estrasse dall’operato catastale riformato una tabella che mandò a tutti i Comuni del distretto e delle Giudicarie e siamo certi di non aver disgustato con ciò, se non contentato, nissuno.

In fine di un’ altra cosa non posso tacere. Giacché il Consorzio nostro fu la causa di tutto, mi sia lecito parlare del vostro presidente, divenuto rappresentante della V. Curia del Trentino al Parlamento Viennese.

Il giorno 12 marzo 1897 deve segnare una data di compiacenza pella nostra istituzione, giacché fu merito suo, se fra i 638 voti della nuova Curia ben 559 dei medesimi s’accordarono a gettare nell’urna un nome che segnava la persona del suo presidente — se questo nome divenne noto, se questo nome portava qualche apparenza di meriti, se questo nome era tenuto degno di tanto onore ed onere, lo ripeto, fu merito del Consorzio di S. Croce, perché fu col suo aiuto, col suo sostegno, che si poterono fare quelle opere, fondare quelle istituzioni alle quali s’attaccò indivisibile il nome del vostro presidente, da divenire palese in tutto il Trentino, e da qui la sua nomina, quella nomina, che nel momento confondeva il vostro presidente, colmava di gioia i soci del nostro Consorzio, gli abitanti delle nostre valli, in modo da espandersi in ripetute dimostrazioni pubbliche. Avvezzi voi a giudicare dal meno al più, non v’ha dubbio, vi argomentavate ad inauditi vantaggi da questo fatto. Se il vostro presidente fece qualche cosa come semplice privato, aumentò la sua opera come sacerdote e curatore d’ anime e preside di un Consorzio, quanto più non potrà far egli in nostro favore, sedendo legislatore nell’aula magna del Parlamento a Vienna? Potevano aver l’apparenza d’essere giuste queste conclusioni; ma ognuno di voi verrà ad intendere quanto diversa cammini la faccenda di fronte alla realtà della vita di un deputato e d’un deputato al parlamento viennese, che sia di nazionalità italiana, anzi italiano per eccellenza senza conoscere un’acca della lingua tedesca. Vi dirò alcunché su questo punto giacché come elettori principali vi avete il diritto per i primi.

Appena avvenuta la nomina del vostro presidente a deputato, v’erano di quelli, che pretendevano un programma da lui, nel quale dicesse chiaro qual via avesse intenzione di battere, e quali le cose che avesse intenzione di operare, a quale partito si sarebbe associato ecc. Ma che volete? Programma non venne, perchè egli si credette di non darne, dal momento che venne eletto in conseguenza di quel programma manifestato da 20 anni in qua in molteplici istituzioni popolari sotto la bandiera già nota per Dio e per la patria, e da questo egli non si sentiva di cambiare un’ ette. La mancanza di un programma scritto sulla carta fu però un peccato madornale per qualcuno degli elettori, e sarà forse anche un peccato imperdonabile, presso i nuovi tribunali di fede ortodossa o socialista. Dunque senza programma scritto il vostro presidente si presentava al Parlamento, ma voi per questo non vi davate pensiero.

Eravate già certi in antecedenza che lui uso ad unire, non avrebbe portata la disunione, uso a cooperare pel comun bene, non avrebbe defezionato dal suo passato ben noto. Diffatti al primo ingresso nell’aula legislativa, ove 425 uomini di diverse lingue e partiti si andavano raggruppando, solo tratti da spirito di nazionalità e di razza, era bella e segnata la via da seguire anche pel vostro presidente e pel deputato della V Curia. Fra il mare magno quasi soli si trovano qua e là 19 italiani, e perchè non sarà dato loro di unirsi? Detto, fatto; dopo la prima seduta parlamentare i 19 italiani sono raccolti in una delle molteplici camere del Parlamento. E dunque che cosa si fa? Unirci! Come? Come fanno gli altri. Anzi i nostri vincoli di unione li vogliamo più ragionevoli, più giusti perchè ci stieno tranquilli i membri specialmente del partito conservatore. Si convenne con rara generosità nelle linee generali, si accettano i patti e si pongono in regolare statuto.

Ecco i due punti principali dello statuto del Club italiano:

Articolo I II Club italiano si propone la difesa della nazionalità italiana e la tutela di tutti gli altri diritti ed interessi particolari delle varie popolazioni italiane dell’Impero.

Articolo II. In prova della loro adesione al Club i deputati che vi appartengono porranno in calce al presente Regolamento la loro firma. “Ai membri del Club appartenenti al partito conservatore è riservata piena libertà d’azione in tutte le questioni religiose e politico-religiose e resta pure riservato al loro giudizio individuale il determinare quali quistioni sieno di tale natura.”

Come vedete è data tale libertà d’azione ai conservatori, quale non è data da nissun Club esistente al Parlamento viennese; per cui al nostro Club potrebbe prender parte anche il più scrupoloso de’ conservatori. Uniti così bellamente ci presentiamo tutti alla II seduta parlamentare ed andiamo ad occupare i nostri nuovi seggi, che fortunatamente stanno in mezzo all’aula dirimpetto al banco della Presidenza.

Era la prima volta, che tutti gli italiani si mostravano uniti e compatti e se il fatto fu salutato con gioja da tutte le provincie italiane, non restò inosservato neppure nel Parlamento.

Badeni, allora l’onnipotente Badeni, appena ci vide raggruppati al nostro posto, ci volle onorare di sua visita, e volto al vostro presidente domanda; se l’unione è fatta. “Eccellenza sì.” “Ma, credo, che per loro non tornerà conto di mettersi nè a destra nè a sinistra, faranno bone a starsene ora neutrali.” “Eccellenza, è appunto questa l’idea del nostro Club. Saremo neutrali, pronti a sostenere, come a combattere il Governo, conforme se esso vorrà o meno contentarci nelle nostre modeste esigenze”. “Sì, va bene: ma, se il Governo avesse bisogno di loro, li troverà poi all’occasione al loro posto?” (questa allusione del ministro si riferiva al passato, perché qualche deputato italiano del Litorale appena inscritto, se ne allontanava per ritornare solo in fine della sessione o magari dopo vari mesi). “Eccellenza, faremo d’essere presenti, basta ch’Ella voglia far caso dei nostri bisogni.” E così cominciò la vita parlamentare del nostro Club. Alla nomina della Presidenza della Camera il nostro Club votò sempre per Kathrein, il quale, sebbene si sapesse essere tedesco, lo si riteneva moderato e giusto e di più franco parlatore della lingua italiana. L’avere nel Parlamento viennese un presidente, che intenda e parli l’italiano, era per noi e per me specialmente una cosa non indifferente, anzi di somma importanza. Per gli altri membri della Presidenza, non si fece quistione di Club, ma si lasciò piena libertà di voto.

Uno de’ primi passi del vostro deputato fu quello di tentare un qualche modo di venire a proteggere subito gli interessi agricoli del nostro popolo.

Eravamo vicini al tempo dei bachi da seta, e conscio, come la bachicoltura e l’industria serica da noi stavano per scomparire, se non fosse venuto presto un rimedio radicale, e che questo rimedio stava solo in mano del Governo centrale, insistetti presso i miei colleghi per presentare una proposta d’urgenza al Parlamento, perché fossero assegnati dei premi pell’industria serica e per la produzione dei bozzoli in quel modo che si fece in altri Stati p. e. in Francia. Prima di venire alla formale proposta d’urgenza si dovette tastare il terreno presso i vari Club di destra por vedere se questa fosse propizia a tale proposta ed in ciò si prestò assai il collega don Salvadori, già uso ed alla portata di simili tentazioni.

Polacchi e Boemi erano pronti a darci le loro sottoscrizioni di adesione, ma a condizione che facesse altrettanto anche il gruppo Dipauli. Si parla adunque anche al Dipauli. Ma il credereste? Il fratello conservatore, l’amico (giusto per dire) Dipauli non accetta la proposta, anzi la combatte dicendo che se noi domandiamo uno, gli altri avrebbero più tardi domandato dieci. Mancando Dipauli, venne a mancare tutta la destra e così la proposta d’urgenza non si potè fare e dovetti contentarmi di una povera e semplice interpellanza che a suo tempo voi avrete letta sui patri giornali.

Come vedete una prima buona volontà del vostro deputato andò così a naufragare. Vi potete immaginare qual buon sangue ci fece questo tiro briccone, e quali attrattive ci presentava ormai la Destra, quella Destra, che in paese da qualcuno si voleva che seguissimo ad occhi chiusi! Quando il Club prese la risoluzione di star neutrale, si sapeva che della Destra facevano parte gli slavi del Sud nemici giurati dei nostri fratelli del Litorale, e gli Innsbruckesi che da lungo conosciamo e perciò non si poteva accostarsi a loro, senza prove di amicizia sicure in contrario; invece di prove d’amicizia, si rinnovò l’antica malevolenza, l’odio antico. A sinistra non si poteva inclinare assolutamente, perchè in mezzo alla medesima ci stavano que’ tedeschi indemoniati centralisti, dai quali ci venne in passato tutto il male possibile. Dunque vivemmo a noi, ed i nostri voti li demmo giusta che ci sembrò più opportuno.

Il Ministero Badeni, per gli interessi che stavano pendenti presso di lui, specie quello delle tramvie trentine, lo dovemmo sostenere più che combattere; anzi, secondo noi, lo sostenemmo sempre nelle forme, che ci sembravano più giuste, e certo più eque di quelle esagerate della Destra. Così quando il Ministero venne ripetutamente messo in stato d’accusa pelle note ordinanze sulle lingue, noi lo sostenemmo con un voto giustificato, e forse, se più che accettare il voto puro e semplice di passare all’ordine del giorno proposto dalla Destra, avesse egli fatto suo quello del Club italiano, che segnava una via di mezzo, non saremmo alla situazione presente ingarbugliata anzichenò, e Badeni forse sarebbe ancora il Ministro presidente. Ma pare, che per gli Italiani in genere non sia ancora giunto il tempo della dea fortuna e molto meno pare esserlo per gli italiani, che abitano questa nostra Monarchia. In questo frattempo si accesero più accanite le grandi questioni fra tedeschi e czechi; vennero le lotte, le scene tragico-comiche del Parlamento a voi ben note, e senza poter far più nulla per noi, dovemmo esserne spettatori non tanto interessati. Ma non fummo per questo spettatori indifferenti; sodi sempre ai nostri posti, compatti tra noi come un sol uomo, in mezzo alle zuffe di gente non nostra non potemmo a meno di segnalare e bollare grosse ingiustizie, che di quando in quando venivano a galla a destra od a sinistra, e come condannammo le provocazioni piazzaiuole della sinistra, ci rivoltarono i rimedi drastici ed illegali usati dalla destra e protestammo per la legge Falkenhain e per la pubblica forza introdotta per la prima volta con barbaro apparato nell’aula parlamentare.

Si chiuse perciò il Parlamento e senza nulla in mano, infectis rebus, siamo venuti a casa.

Alla vigilia della caduta di Badeni, si avevano dallo stesso delle lusinghiere assicurazioni sopra gli affari nostri che ci interessavano assai, cioè quelli delle tranvie e stavamo forse vicini ad essere esauditi, ma caduto lui, tutto cadde, e noi si dovette incominciare da capo coi nuovi venuti al mestolo della baraonda parlamentare ed ignoriamo quando al capo sarà per corrispondere la coda. Una cosa sola vi posso dire ed è che l’unione nel nostro Club è perfetta, e questa fino a qui nissun tentativo di nemici potè in nissuna parte menomare; tutto ciò vi può dare fidanza, che, se mai ci sarà dato di ritornare colassù a cielo più quieto, colla nostra concordia e solidarietà potremo fare qualche cosa di bene al paese e certo nissun male.

lo poi, come io, poco potrò fare per voi, o nulla in vantaggio del nostro paese, perchè ignorante affatto di tedesco e l’ultimo sopravvenuto, tutta la mia azione si limiterà quindi fra le modeste pieghe del nostro Club, e là intendo e sono inteso, e se altro non mi sarà dato, più che pietra all’edificio, farò da cemento, per tenere uniti sempre più compatti i grossi pezzi del nostro Club italiano, sicché ne resti fino alla fine del periodo con cor unum et anima una, e Dio volesse che l’unione dei deputati venisse imitata sempre anche dagli elettori.

L’assemblea accoglie con plauso la relazione del presidente e chiede ne faccia parte del protocollo in tutta la sua estensione.

Al IV punto il presidente dà la parola al sig. Daniele Speranza perchè riferisca sull’azione della Commissione taurina, rispettivamente sulla miglioria della pastoreccia nel distretto consorziale, il quale così espose :

Signori soci, colleghi ed amici!

Per accondiscendere all’onorevole incarico impartitomi dal nostro sig. presidente, mi sono assunto d’esporre una relazione generale relativamente allo stato della pastoreccia di questo distretto, e segnatamente dell’esito per la medesima all’esposizione regionale trentina dei 10, 11 passato settembre ed in fine sulle pratiche fatte dalla Commissione pell’allevamento del bestiame sulla tenuta dei tori da razza.

Forse una minuta relazione, o voglio dire, una esposizione delle circostanze locali della pastoreccia del distretto di Stenico non fu mai sentita, nè pur io mi sento di darvela in questo momento, ma raggranellando qua e là le varie osservazioni ch’ebbi occasione di fare, specie nell’anno testé decorso, sono costretto a conchiudere, che, questo ramo della nostra industria, ad onta dell’opera prestatavi per 5 lustri dal nostro consorzio, è ancora negletta e trascurata, sebbene essa formi il primo cespite d’entrata della nostra vallata.

Di ciò non si deve cercare la colpa altrove, ma solo in casa nostra. A poco o nulla valgono le assidue cure del Consorzio, le leggi, le istituzioni, se gli organi preposti all’immediato interesse del Comune cercano schermirsi dalle stesse con illusorie promesse, che sole approdano ad una grettezza proverbiale.

Assunto presidente della Commissione pell’allevamento del bestiame del distretto di Stenico, per parte della Giunta provinciale assieme al collega sig. Luigi Gosetti eletto dal Consorzio agrario distrett.; ancora nell’agosto p. p. visitai tutti i Comuni del distretto, onde assumere le informazioni locali sulla quantità, qualità o razza del bestiame bovino, sul modo di tenuta dei tori da razza, ed istruendo i Comuni od i delegati comunali chiamati a far parte della Commissione sugli obblighi, che ad essi incombono in seguito alla nuova legge 14 gennaio 1896.

Dei quindici Comuni del distretto nissuno si oppone, ma tutti largheggiarono in promesse, rese pure ufficiose con altrettanti protocolli. Tale visita era pure ideata anche allo scopo di rilevare il materiale opportuno per far figurare questo distretto all’esposizione regionale in Trento, che era indetta pel susseguente ottobre.

Su quest’ esposizione permettetemi un po’ di digressione.

Nell’ultima esposizione regionale di Trento, nell’anno 1886, osservai una lacuna, cioè la poca partecipazione alla stessa di vitelle dagli 8 ai 9 mesi, e quella lacuna, diceva allora, potrebbe essere tolta dal distretto di Stenico, che aveva in questo genere delle vere specialità.

Nel 1893 io veniva delegato dal Consorzio agrario distrett. di S. Croce a far parte della Commissione del Consiglio provinciale d’Agricoltura, che faceva il giro della Rendena, per accertarsi degli effetti dell’opera di selezione colà da anni avviata, onde poter ancora continuarsi detta opera col sussidio annuo di fior. 400, che si dava all’uopo al Consorzio di Tione. Finita la ispezione nel protocollo assunto diedi il mio voto adesivo alla continuazione del sussidio, ma vi posi per condizione esplicita, che nella futura eventuale esposizione regionale da tenersi a Trento in vista della distanza, e vedute le lacune passate, e per una tale quale condiscendenza ad una vallata vicina, al Consorzio agrario distrett. di Tione fosse pure restata in certo modo la privativa di concorrere con tori e torelli, manze e vacche, scrofe e verri, ma fosse lasciato un posticino anche al Consorzio agrario distrett. di S. Croce per concorrere colle piccole allieve manzine dagli 8 ai 10 mesi, affinchè almeno da questo lato potesse stare un po’ in competenza.

Più volte avvicinandosi l’esposizione del 1897, parlai di questa cosa col presidente del Consorzio A. D.le di Tione e si promise anche di poter venire a degli accordi, ma all’ultimo momento egli espose di non aver potuto limitare per nissun lato la partecipazione e quindi ognuno pensasse a sè. Tagliataci così la strada per avere un esito buono alla futura esposizione dal lato delle manzine, il nostro presidente, che è ottimista in tutto, ci volle incoraggiare egualmente all’opera, e coll’assistenza del sig. Carlo Armanini, intelligente allevatore, e coll’efficace sovvenzione offertaci dal Consorzio di fiorini cinque per ogni capo di bovini che avremmo presentato all’esposizione potemmo condurre alla stessa 20 capi di bestiame, e precisamente 2 vacche, 1 toro, 5 manze o 12 vitelle. Venne l’esposizione dei 10 e 11 e voi ne avete lette nei patri giornali le belle parole, e le grate onoranze fatte alla presenza del Ministro d’Agricoltura, e tutta insomma la descrizione veramente stupenda della sua apertura e della sua chiusura e tutto veramente sarebbe riuscito a dovere, se anche la parte della Giuria avesse corrisposto al resto. Ma si ebbero lagni da questa parte non pochi; il nostro Distretto e più quello di Val di Ledro ne partirono mal soddisfatti ed a ragione perchè riteniamo di essere stati torteggiati.

Non ritornammo però colle mani vuote, no, ma ciò non tanto per volontà dei giurati quanto invece per non incorrere in un caos di indignazioni e di proteste che si sentirono già a sollevarsi ovunque.

Furono 2 i premi pelle vitelle il 1° e 4°, uno delle giovenche il 12° ed uno pei tori il 3.° In gran parte, anzi quasi tutti i premi della razza bruna, andarono nelle Giudicane inferiori, nelle quali fra i tre membri della Giuria, ve n’erano duo di loro. Ammesso però che il giudizio dei giurati abbia camminato bene, come anche si vuole, questo fatto, che quasi tutti i premi capitarono colà entro, è segno che, là siamo arrivati alla perfezione e i fattori competenti dovrebbero abbandonare al loro trionfo i perfetti e venire in aiuto ai deboli e di conseguenza l’opera di selezione si dovrebbe d’ora in poi avviare nelle vallate vicine affino di ridurle al livello delle rendenesi e su questo punto mi permetterò in fine di concretare analoga proposta. Fatta questa digressione torniamo all’argomento di prima.

Alla metà di ottobre p. p. la Commissione pell’allevamento bestiame visitò nuovamente tutti i Comuni e le rispettive stazioni di monta ed il risultato fu quello apparente dal seguente rapporto innalzato poscia all’Eccelsa Giunta Prov., e che vi leggo nella sua integrità.

“Eccelsa Giunta Provinciale.

In ordine al § 13 della legge 14 gennajo 1895 concernente la tenuta dei tori da razza, ed in seguito al mio rapporto 1 sett. p. p., esaurite le pratiche imposte dalla stessa nella scelta dei tori da razza dei diversi comuni di questo distretto consorziale, e rilevate le condizioni esistenti riguardo alla tenuta degli stessi, mentre rimetto i rispettivi protocolli originali assunti in ognuno dei 15 Comuni del Distretto e relative frazioni, con copia del presente all’Inclito Consiglio Prov. d’Agricoltura Sezione di Trento, innalzo pure a codesta Eccelsa Giunta Prov. il seguente dettagliato

Rapporto

1. Il Comune di Fiavè corrispose appieno alle disposizioni assunte col protocollo 27 agosto p. p. e seguì la scelta regolare di 9 tori della razza bruna ed uno della razza bianca di Fiemme, ripartiti nei paesi di Fiavè, Favrio e Ballino formanti il nesso comunale, regolata la tenuta e la monta da apposito statuto.

2. Il Comune di Lundo corrispose in parte al protocollo dei 27 agosto p. p. mentre il solo soggetto presentato alla Commissione non sarebbe del tutto esauriente; visto però, che la popolazione è soddisfatta dell’opera, si tollerò per quest’anno qualche mancanza. Qui il toro è privato e tenuto in via contrattuale.

3. Il Comune di Comano con Poja e Godenzo in riguardo alla frazione di Cornano non prese alcuna disposizione, a fronte per anco del protocollo obbligatorio 27 agosto p. p., non essendovi alcun toro in paese. Solo Godenzo e Poja ne furono provvisti di uno appena servibile per rilasciargli la licenza.

Per Comano si reclama che venga spinto il Comune a provvedere con comminatorie di multa.

4. Il Comune di Campo con Campo Minore, Vigo e Dasindo, che col protocollo 27 agosto e come di solito, erasi obbligato a provvedere due tori, nulla fin ora fece: non esiste in questi paesi nissun toro licenziato.

Anche questo Comune deve venir spinto con mezzi energici a prendere sollecite disposizioni.

5. Il Comune di Bleggio Inferiore coi villaggi di Cillà, Tignarone, Vergonzo, Duvredo, Villa, Biè, Comighello, Cares e Bono corrispose al protocollo ed a quanto prescrive la legge sulla provvista di due tori scelti e premiati: solo è lamentato, che tutti due formino stazione nel Comune di Bono, luogo non centrale al comodo dei diversi paesi.

6. Bleggio Superiore coi villaggi Gallio, S. Croce, Madice, Cavrasto, Balbido, Rango, Marcè, Cavajone, Marazzone, Larido, Bivedo non prese alcuna disposizione e solo sta nel villaggio di Madice un toro, che non potè essere licenziato: col protocollo 31 agosto p. p. il Comune si era obbligato a disporre per la provista di due tori a prescrizione. Anche per questo Comune necessitano sollecite comminatorie, onde si ottemperi alle prescrizioni di legge ed agli obblighi assuntisi.

7. Il Comune di Villa. Banale non prese alcuna disposizione ed in paese non esiste alcun toro a fronte degli obblighi assuntisi. Anche per questo Comune necessitano sollecite misure sotto comminatoria di multa.

8. Il Comune di Andogno dispone di un toro, ma in vista delle forme tozze e cattivo nutrimento non potè esser licenziato, per cui anche questo Comune è senza toro licenziato e sembra poco disposto ad adempiere quanto è suo dovere.

9. Il Comune di Tavodo non prese alcuna disposizione ed e senza toro pel servizio dei propri amministrati. In vista del bisogno la commissione accordò, che senza attestato di licenza per 15 giorni possa usufruire del toro di Andogno, paese limitrofo, e che ambiduo i Comuni si mettano d’accordo giusta il protocollo 30 agosto p. p. Ciò nulla ostante voglia l’Eccelsa Giunta ordinare, che pure questo Comune adempia alle prescrizioni di legge.

10. Il Comune di S. Lorenzo coi villaggi di Glolo, Pergnano, Prato, Prasa, Berghi, Dolaso, Senaso e Moline-Deggia fece condurre sulla piazza n. 7 fra tori e torelli per scegliere quelli che la commissione giudicasse idonei ed altri quattro restarono nelle stalle non ritenuti idonei dai proprietari stessi. Di questi ne furono scelti quattro corrispondenti ai bisogni del Comune, però tollerando qualche mancanza, che per quest’anno era impossibile evitare.

11. Il Comune di Dorsino presentò il toro comunale mancante di qualità secondarie ed in vista delle circostanze locali spiegate, nel protocollo venne licenziato per quest’anno, con promessa, che per altro anno il Comune si provvederà d’un toro più confacente alle richieste di legge.

12. Il Comune di Sclemo non potè amalgamarsi con Seo pella provvista sociale e da sè provvide un toro che la commissione credette di qualificare con attestato di licenza temporaria, e solo fìnchè il Comune prenda nuove disposizioni già promesse col protocollo del 25 ottobre p. p.

13. Il Comune di Premione non si interessò punto di ottemperare al protocollo 31 agosto p. p. e tiene bensì, in modo privato, due tori, di cui uno fu eliminato totalmente e l’altro fu tollerato in via del tutto eccezionale e fino a che il Comune prenderà disposizioni giusta il prescritto della legge. E qui si interessa l’Ecc. Giunta di ordinare, che il Comune dia esecuzione ai protocolli 31 agosto e 24 ottobre p. p. senza alcun indugio infliggendo le penalità stabilite dalla legge.

Si propone che questo Comune si associ con quello limitrofo di Villa Banale perché per la piccola distanza, per affari reciproci e pel numero complessivo delle bestie dei due comuni, un solo toro potrebbe bastare pel servizio di entrambi.

14. Il Comune di Seo dispose opportunamente colla provvista di un toro giusta il prescritto, al quale venne rilasciato l’attestato di licenza.

15. Finalmente anche il Comune di Stenico fece eseguire la provvista di due tori, dei quali ne venne licenziato uno e con ciò evase le prescrizioni e gli obblighi del protocollo 31 agosto p. p.

In seguito a questo rapporto la Giunta Provinciale intimò ad ogni Comune, fedifrago ai patti, sotto comminatoria di multa, di mettersi tantosto in ordine giusta il disposto della legge, e tutti risposero qual più, qual meno, come il solito, con asserzioni subdole, ed anche taluno con aperte menzogne,referati, che dalla Giunta stessa vennero abbassati all’esponente per parere e concorso intermediario d’accomodamento.

Mercè pratiche e transazioni si venne con tutti a convenzione, ad eccezione di Tavodo con Andogno e Comano con Godenzo e Poja. I Comuni di Tavodo ed Andogno con protocollo 30 agosto p. p. si erano obbligati a provvedersi ognuno di un toro licenziabile, anzi sembrava sempre in corso l’atteggio per sciogliersi dal nesso consorziale fra i due Comuni, perchè l’assuntore stipendiato non aveva la premura e la circospezione nella scelta del tipo ecc. Alla visita fatta ai 17 ottobre si trovò, che i Comuni nulla fecero individualmente ma che fra tutti e due stava ancora il toro solito, che visitato non potè esser preso in considerazione, mancando delle forme essenziali e maggiormente del governo e pulizia. E qui mi permetto un’osservazione.

I due Comuni di Tavodo cd Andogno forniti tecnicamente di buone stalle, e di persone intelligentissime, di abbondanti e comodi pascoli estivi, d’una ubicazione in cui la pastoreccia è il principalissimo cespite d’entrata hanno i bovini di forme le più irregolari ed in istato rachitico. Donde ciò? Siamo col dito sulla piaga, ecco la mancanza prima nel toro da razza, mancanza che i due Comuni con lieve sacrificio potrebbero togliere facilmente.

In questo modo continuò il carteggio fra i due Comuni e la Giunta prov., alla quale dovetti infine riferire, come stanno veramente le cose, ed avverarsi il caso di applicare il § 19 della legge con una multa ai suddetti Comuni. La Giunta abbassò il rapporto al Consiglio prov. di Trento pelle pratiche d’ufficio, che prontamente mi chiese il parere, sul da farsi, che sottopongo alla decisione dell’assemblea infine di questa esposizione.

Presso a poco in simile guisa stanno le cose col Comune di Comano. Qui dovrebbero esserci due tori licenziati, ed invece ve n’è uno appena passabile, ed il detentore avendone pur anco uno non licenziato, abusivamente lo fa servire indifferentemente senza riguardo alle disposizioni di legge ed agli incombenti del Comune a tutela del pubblico interesse. In questo momento mi arriva però invito dal Comune di Comano di visitare un nuovo toro per l’eventuale licenza. Come si vede gli effetti delle multe minacciate si mostrano a buon punto.

Per finire dirò, che i più bei capi di tori sono nel Bleggio Inferiore, non però a merito di quel Comune, ma per antagonismo od emulazione di due famiglie, che scelsero due tori premiati alla esposizione distrettuale di Tione della vera forma e razza rendenese.

La Commissione compresa dell’importanza del proprio compito in altro anno certo non capitolerà di fronte a pretese od incoerenze di Comuni, e quando trovasse ostacoli, come in quest’anno, e tali da aprire una lotta ed un carteggio da cancelleria municipale, dopo aver reso di pubblica ragione il proprio agire, è disposta, come annunzia fin d’ora, a dare le proprio dimissioni. Fatta quest’esposizione mi permetto sottoporre alla delibera dell’assemblea le seguenti proposte:

  1. Che il Consorzio faccia tosto le pratiche perchè nel distretto sia avviata l’opera di selezione appena sarà cessato il sussidio pel Consorzio di Tione.
  2. Che urgenti misure si suggeriscano per togliere i disordini pel toro di monta nei Comuni di Andogno e Tavodo.
  3. Che il Consorzio ottenga dal Consiglio il relativo docente perchè ci istruisca sul modo di impiantare tre società di allevamento congiunte possibilmente colla assicurazione dei bovini.

Il presidente, prima di aprire la discussione sulla relazione riportata e relative proposte, interprete dei sentimenti dell’assemblea ringrazia la Commissione pell’allevamento bestiame dell’opera sì bellamente ed energicamente avviata, la anima a perseverare ad onta di opposizioni inconsulte di comuni e ciò per l’amore a questi agricoltori, che dalla medesima si attendono que’ benefici effetti in prò della pastoreccia, lasciati in abbandono fin qui appunto dai Comuni, i quali si perdono in tutt’altre cose mono utili al popolo, e sicuro, che la Commissione terrà duro; per dargli plauso della bella relazione fatta invita i soci ad alzarsi in segno di piena approvazione. (L’assemblea assurge).

Dopo ciò il presidente apre la discussione sulle proposte sopra enunciate e dopo varie e molteplici trattative a cui presero parte quasi tutti i delegati si venne a concretare i seguenti conchiusi :

1. Visto, che il Consorzio di Tione è arrivato all’apice dell’opera di selezione dei propri bovini, come ne fanno fede le premiazioni ottenute nella passata esposizione di Trento; sentito dal presidente, che il sussidio di f. 100 è stato assegnato a detto Consorzio definitivamente per l’ultima volta prò 1898, s’invita la Presidenza ad interessarsi presso il Consiglio Prov. d’Agricoltura affinchè per l’anno 1899 venga assegnato ben parso importo per avviare anche in questo Distretto simile opera proficua di selezione, cominciando anzitutto a S. Lorenzo e Banale dove si trova buonissimo materiale di razza bruna di Rendena ed in posizione felice, perchè lungi da commerci estranei per introdurvi ibridismi come avviene altrove.

2. Riguardo alla vertenza dei Comuni di Tavodo ed Andogno si conchiude che la Commissione continui presso la Giunta Prov. ad ungere che anche que’ Comuni si mettano a norma della legge 14 gennaio 1896

3. Di pregare il Consiglio d’Agricoltura affinchè appena il docente sig. Bertelli avrà compiuto il corso di Caseificio a Storo e visitate le tre società pell’allevamento esistenti in Giudicarie, venga egli mandato in questo Distretto a tenere tre conferenze, una a S. Croce, una a S. Lorenzo, una a Fiavè per animare i possessori di bovini ad istituire anche da noi tali società d’allevamento, dando quelle istruzioni, ch’egli conosce per pratica, ed in pari tempo tentare l’introduzione di società di assicurazione di bovini sia pubbliche con regolari statuti inscritti, sia in modo privato, quale sussiste temporaneamente da noi all’epoca della monticazione con buon esito e senza apparati burocratici dispendiosi.

Finita la discussione dell’ordine del giorno ad eventuali proposte il sig. Domenico Sansoni di Lundo avanza un desiderio che potrebbe essere il corollario delle proposte sopra accettate, cioè che fosse ripresa l’annua esposizione di tori e torelli, aggiungendovi anche quella di vitelle e manze e ciò per animare gli allevatori con premi e per conoscere i progressi eventuali che si avranno, sia per la futura opera di selezione, sia per la premura e cura della Commissione di allevamento.

Il presidente osserva che un’ esposizione senza tanti esterni apparati o nel modo che sieno comprese, oltre i tori e torelli, onde le vitelle e manze potrebbe per vero aver luogo alle Arche all’epoca del mercato usuale di settembre d’ogni anno, e che tutto starà a trovare i mezzi per assegnare convenienti premi. La Presidenza non mancherebbe, ove venisse appoggiata tale proposta, di instare presso le fonti competenti per aver sussidi ad hoc ed in pari tempo per ottenere relativi diplomi d’onore, a mezzo dei quali si potrebbe introdurre una salutare gara di emulazione presso gli allevatori del distretto. Messa ai voti la proposta Sansoni venne accolta ad unanimità e viene pregata la Presidenza a metterla in pratica possibilmente ancora quest’anno.

Il presidente partecipa che sono arrivati gli Almanacchi del Consiglio che se accidentalmente quest’anno sono in ritardo, non per questo perdono della loro efficacia; prega i delegati di distribuirli ai soci, che ne fecero domanda e sieno tutti messi alla pratica i precetti che vi si trovano di non poca importanza.

Il socio Bonavida Lorenzo a nome degli altri soci di Lundo desiderebbe fare acquisto di una trebbiatrice atta al lavoro per tutto il paese; ma prima di farne il pagamento, egli vorrebbe anzitutto provarla se corrisponde alla pratica, e prega il Consorzio ad ottenere dal Consorzio tale macchina a queste condizioni.

Il presidente osserva, che tale condizione, data la capacità delle persone che usano le macchine, si può ottenere e non mancherà di farlo presso il Consiglio d’ Agricoltura affine di contentare i soci di Lundo che furono sempre i primi nelle iniziative del progresso agricolo del Distretto.

Nissuno chiedendo la parola il presidente invita i soci R.do Don Bellotti e sig. Camillo Parolari alla firma del protocollo e chiude la seduta ad ore 5 pom.

P.TE LORENZO GUETTI

P.te Bellotti Luigi.   

(L. S.)  Parolari Camillo

Speranza Seg.

Soggetto produttore:Bollettino C.P.A., anno 1898, 10 febbraio, pp. 20-25
Data:10/02/1898
Pseudonimo:
Descrizione:L’articolo contiene la relazione del presidente Guetti sugli interessi agricoli locali e generali promossi dal Consorzio agrario distrettuale di Santa Croce. Nella relazione viene inoltre fatto riferimento all’opera di revisione del catasto, al suo ruolo quale membro della Giunta permanente del Consiglio Provinciale d’agricoltura di Trento e all’elezione quale deputato al Parlamento di Vienna. Relativamente a quest’ ultimo punto don Guetti riferisce riguardo la sua opera quale deputato all’interno del club italiano e alle difficoltà incontrate. Visto il ruolo di don Guetti all’interno dell’assemblea (presidente) e i numerosi interventi viene riportato l’intero protocollo di sessione.