Ci scrivono:
«Leggendo nella Voce Cattolica l’articolo intitolato: «Un progetto di strada da Riva-Ballino-Durone-Tione» mi venne il ticchio di sfringuellare quattro notizie sullo stesso argomento, per far conoscere l’effetto di una risposta mal calcolata. La cronaca racconta, che nel tempo in cui fioriva la smania di costruire stradoni per largo per lungo, per il basso e per l’alto, i Giudicariesi, e in specie i trans-duroniani proposero a quei di Riva un disegno della soprannominata via di comunicazione, come la linea più naturale ed economica, invitandoli a venire a trattative, e di interessarsi onde venisse eseguita in vista del gran vantaggio comune.
A tale invito (è sempre la cronaca che parla) il sig. podestà che ivi dominava temporibus illis, si alza dalla sedia, volta la faccia verso il Magnone, e colla destra distesa esclama: gli orsi sono sempre venuti a sfamarsi entro le porte di Riva, e così dovrai fare anche in appresso; quindi se vogliono comodità, e strade, se le facciano da sé! – Questa risposta toccò sul vivo quegli alpigiani, i quali in accento proprio lombardo, come dice il sig. R, dissero: Riva, tu non ci vuoi, e tu non ci avrai!
E tosto rivolsero il pensiero a Trento, e con Trento si combinò quel grandioso piano di strada per Vezzano, Sarche, Limarò, Tione e Rendena, da far paura a qualunque erario dei nostri tempi; se non che alla paura si rimediò colla solita medicina, presentando un mitissimo preventivo, puta di f. 100,000 da aumentarsi in seguito magari fino ai 500,000 e più.
Comunque siasi lo stradone fu compiuto, sia poi pagato o da pagare lo saprà chi de jure; solo si va vociferando qua e colà, che questa strada fu il tracollo di molti comuni, dove quella del Durone sarebbe stata la loro risorsa, potendosi eseguire con poca spesa, impedita da una malaugurata risposta.
Terminato lo stradale da Trento a Tione e da Tione a Pinzollo, capì il municipio di Riva la portata di quella tal risposta; s’affrettò a far nuovi progetti ed inviti, ma indarno. Die’ pure principio e compimento con ingente spesa ad un pezzo di strada da Riva al confine di Ballino, onde allettare i Giudicariesi a continuarla; ma i Giudicariesi sia per antipatia preconcetta, sia per mancanza di mezzi non vi badarono, né si mossero di un passo continuando a percorrere quella della Scaletta-Limarò, costruita con sì straordinario stipendio, e che lima di continuo e limerà per benino le borse dei comuni fino a Dio sa quando!
Essa è lì appiccicata alle Giudicarie come fatale sanguisuga, a cui la paragona l’articolista R, non di quelle che si comprano da certi speziali, le quali piene di sentimento umanitario si rifiutano di attaccarsi o attaccate presto si staccano, ma di quella razza rabbiosa di cui parla Orazio, non missura cutem nisi plena cruoris… E tutto per un puntiglio, per una risposta imprudente!»
P. c. c.
Soggetto produttore: | “La Voce Cattolica”, n. 23 |
Data: | 18810226 |
Pseudonimo: | P.c.c. |
Descrizione: | Nell’articolo si offre una briosa rappresentazione delle soluzioni di viabilità che erano proposte per i collegamenti “trentini” delle Giudicarie, quello con Riva del Garda (attraverso il passo del Ballino) e quello con Trento (risalendo le rive rocciose del fiume Sarca). Essendo ormai intrapresa la seconda costosa soluzione, l’autore può dar conto ironicamente anche dei costi dell’opera a carico dei Comuni. L’articolo viene inserito nella categoria dubbi poiché nonostante lo stile, l’argomento e i riferimenti topografici siano ascrivibili alle categorie guettiane, lo pseudonimo mai utilizzato e i riferimenti ad altro articolo siglato R. (pseudonimo guettiano certo) rendono dubbia l’attribuzione. |