E dalle Giudicarie Esteriori in data 16 giugno, col titolo interrogativo e quasi dubitativo -Fillossera?- ci scrivono:
A forza di sentirsi tirare pe’ capegli, bisogna ben strillare e perciò eccomi all’opra.
A comune tranquillità premetto che ormai parliamo di morti innocui e di morti tali de’ quali era incerto se fossero mai vissuti; dunque adagio coi fulmini…
Ecco la storia genuina e documentata della pretesa (?) Fillossera in Banale. Alcuni contadini, trovandosi nel passato inverno nel vicino Regno d’Italia ai soliti lavori di segantino, e precisamente a Pallanza sul Lago Maggiore, ebbero ad osservare delle stupende viti americane ed assai promettenti sì per abbondanza che per precocità di frutto, e sentirono vivissimo desiderio d’introdurle nei nostri monti, persuasissimi di concorrere al progresso viticolo, e lontanissimi di contribuire invece allo sterminio.
Diffatti al loro ritorno in patria, agli ultimi d’Aprile, presero seco circa un centinaio di talee e barbatelle (proprio “vigne da radis!” R.) di quelle viti, avute dal sindaco del luogo ove lavoravano. (Che tocco d’uomo costui! merita proprio una croce!). Arrivati a casa, con sollecitudine e alla luce del giorno, e perciò senza il minimo dubbio di contravenire a leggi in proposito (ma il sequestro di Riva non doveva bastare ad illuminarli? R.) piantarono qua e là nella loro campagna le talee e le barbatelle.
Un appassionato e intelligente viticultore di San Lorenzo, il quale fa parte della deleg. del Consorzio Agr. Dist. e della commissione locale Fillosserica, appena seppe che dette viti provenivano dal Lago Maggiore ove sono focolaj fillosserici, ne diede relazione alla Presidenza consorziale e a quella per la Fillossera, in data 19 maggio p.p. Queste a posta corrente ne fecero rapporto all’i.r. Capitanato di Tione, in attesa di ordini determinati e solleciti. Non ricevendo risposta pronta, addì, addì 26 maggio il Presidente della Commissione fillosserica spediva nuova nota all’i.r. Capitanato e nel giorno dopo si ebbe la seguente risposta:
“Ritorni al sig. preside della Commissione locale contro la Fillossera in Bleggio coll’osservazione, che in seguito alla sua denuncia del 22 corr. incaricai il perito nominato, Cav. de Angeli in Stenico, a praticare le opportune indagini; ma questi, giusta suo rapp. 22 corr., non poté constatare con sicurezza se le pianticelle di viti importate da luoghi infetti dell’Italia, sieno o meno infette dalla fillossera, perciò ho trasmesso gli atti all’Istituto agrario Prov. in S. Michele, chiedendo parere se dette pianticelle sieno, senza ulteriori rilievi, che sarebbero al caso da praticarsi da un incaricato di detto istituto, da distruggersi, ed in qual modo.
Tione li 26/5 887
Kalser i.r. Capitano”
Addì 31 maggio veniva in questa valle il Docente Dr. Osvaldo Orsi, mandato dall’Istituto di San Michele per quest’affare, portante con sè de’ liquidi disinfettanti, ed in pari tempo per insegnare il modo di trattare le viti gelate dalla indimenticabile buffera dei 22 Maggio.
Il giorno seguente il detto Docente, accompagnato dal presidente ed altri membri della Commissione locale contro la fillossera, si portava in Banale sul luogo delle viti sospette. L’esito si fu che, non avendo certezza del male e mancando all’uopo autorità competente per passare alla distruzione delle viti in parola, e non essendo sufficiente il solfuro di carbonio portato per la totale disinfezione dei molteplici langhi ove stavano impiantate le viti (mancava altro?) si fece di tutto rapporto all’i.r. Capitanato per ulteriori decisioni; queste realmente ed intieramente si fecero nei dì 7 e 8 Giugno, distruggendo tutte le viti importate e praticando la disinfezione a mezzo del solfuro di carbonio alla presenza dello stesso sig. Capitano, sebbene mancasse quella del Preside della Commissione locale, il quale, solo a cosa finita ne ebbe notizia.
-Fin qui la cronaca.
Dopo tutto ciò qui si fanno le più alte meraviglie come la stampa trentina (noi non abbiamo riguardo di specificare e dire senza reticenze: La Voce Cattolica R.) gridi strepitosamente ed erroneamente (!) alla presenza della Fillossera nel Trentino per questo fatto avvenuto appena a 30 km (se la distanza sembrasse molto grande, conviene rammentarsi che certe fillossere hanno le ale r.) dalle porte di Trento. Non si deve, mi pare, darne colpa, ai solerti corrispondenti delle Giudicarie, (del male non certo, R.) i quali, occupati in mali più reali e sensibili, (distinguiamo un po’ meglio fra i danni d’una brinata o gragnuolata, o incendio, – e quelli della Fillossera, R.) aspettavano a riferirne a causa finita, per non portare pregiudizio ed altri ed a se stessi. Né vedo in ciò niente di colpevole (e nemmeno la Red.) sia per l’autorità sia per le commissioni fillosseriche e consorziali, mentre tutti lodevolmente e sollecitamente fecero quanto esigeva il proprio dovere. Molto meno trovo di approvare il reclamato vigore contro i nostri contadini importatori delle viti sospette, i quali si credettero di fare un bene al paese, (?) e non già un danno, e volentieri (forse era meglio dire: per amore o per forza, R.) lasciarono operare su’ loro suoli le commissioni, onde allontanare perfino il sospetto del male.
Non crediate che noi Giudicariesi siamo così sori (tutt’altro!) da portarci dei mali dall’estero così facilmente, mentre ne abbiamo di paesani anche troppi fino al dì del Giudizio. Quello del gelo e della brina, se non vengono pronti rimedii, basterà per fare di noi un popolo di misericordia fin chi sa quando!
plg
Soggetto produttore: | “La Voce Cattolica”, n. 68 |
Data: | 18/06/1887 |
Pseudonimo: | Plg |
Descrizione: | Articolo in cui si spiega la vicenda legata alla presunta diffusione della fillossera della vite nel Banale e si risponde alle critiche. |