Punto VIII: varie ed eventuali
Il Presidente invita ora il M. R. don Lorenzo Guetti a dar relazione sui pareri emessi dai Consorzi agrari relativamente ai dati forniti dai Comuni alla Giunta provinciale in punto alla tenuta di tori da razza.
Don Guetti legge:
Promisi una dettagliata relazione sulla ultima fase della reclamata riforma della Legge 1 febbraio 1876 ed eccomi in grado di farlo.
Nella adunanza di Sezione tenuta in sede addì 27 marzo 1891, sentita la relazione delle pratiche avviate da questo Consiglio per dare esecuzione ai suoi conchiusi sulla reclamata riforma della legge 1 febbraio 1876 sulla tenuta dei tori da razza e dell’esito negativo avuto fin allora, invitavasi unanimemente la Presidenza del Consiglio ad insistere con tutta energia presso la Giunta Prov. sulle proposte già fatte riguardanti la modificazione della precitata legge, estendendo le prescrizioni rispettive anche alla tenuta dei tori sulle malghe, nelle quali si desiderava assai per la custodia dei tori e pel loro numero insufficiente.
La Presidenza del Consiglio veniva pure invitata a far nuovamente nota alla prefata Giunta provinciale la gravità dei danni che pervenivano o stavano per pervenire colla legge ora vigente affatto negletta, qualora essa Giunta persistesse nella proposta della Commissione economica, lasciando cadere quelle proposte presentate da questa Sezione del Consiglio d’Agric.
In seguito a ciò questa Presidenza inalzava alla sullodata Giunta un esteso Memoriale, nel quale venivano accentuate tutte quelle circostanze atte a mostrare la necessità più che urgente dell’adozione delle proposte misure in modo speciale dal lato economico.
Di fronte a questa ripetuta batteria di domande e di ursorii e di urgenze la eccelsa Giunta si fece novellamente viva, ma dal modo di agire della stessa, il movimento preso fu quasi di schermo ai colpi sonori e forti che le si inviavano da questo Consiglio, più che un accenno a venire a soddisfare ai bisogni reclamati.
E per vero, invece di credere alle prove lucidissime messele dinanzi da questo Consiglio per venire finalmente ad una riforma sulla legge in parola, indisse un’inchiesta su questa vertenza.
Ben venuta l’inchiesta, il Consiglio stava sicuro sotto l’usbergo di fatti troppo reali e non poteva temere dagli effetti di questa. Ma vedasi caso nuovo. L’ecc. Giunta Provinciale si rivolse per la inchiesta agli stessi delinquenti; cioè per eruire i mali lamentati sulla tenuta dei tori affidata ai Comuni, si rivolse ai Comuni stessi. L’intento si manifestava troppo evidente e ne doveva venire quindi un risultato di piena assoluzione ed un argomento nuovo perché fosse protratta alle calende greche la gran quistione che da tempo qui si agita. Ma la verità potrà bensì essere tenuta da interessati occulta per poco o più tempo, ma in fine non può a meno di venire luminosamente manifestata. E la cosa venne appuntino così in questa faccenda. Habemusconfessumreum; le risposte dei Comuni al questionario fatto loro dalla Giunta sono tale un argomento pelle proposte fatte da questo Consiglio sulla riforma della legge sulla tenuta de’ tori da razza, che migliore non si può desiderare. Il risultato sommario di questa inchiesta, che più sotto riporterò, potrà persuadere chiunque e questa volta giova sperare anche la ecc. Giunta.
Le domande principali del questionario sono senza dubbio le due: se i tori esistenti corrispondono o meno, e se esiste o no la commissione voluta dalla legge 1 febbraio 1876. La risposta alla prima domanda era proprio il chiedere al delinquente se era reo della colpa addossatagli o meno, e, naturale, direttamente il reo stette sulla negativa ossia il Comune richiesto con una disinvoltura assunta innocente rispose: che i tori corrispondono, e con pari disinvoltura non s’accorgeva poi di dire una menzogna, come lo fu in generale, mentre avea messo in anteriore risposta un numero tale di manze e vacche, che il numero de’ tori segnato non poteva assolutamente corrispondere, stando alle più ovvie leggi naturali. Si veniva poscia a confermare la solenne menzogna nella risposta alla seconda domanda sopra segnata col dire: che la commissione voluta dalla legge generalmente non esisteva. Se non esiste la commissione come si può assicurarsi che i tori corrispondono in tutto e da per tutto? Chi lo può sapere, chi lo può conoscere? Che proprio tutti i capi comuni od i segretarii che rispondono al formulario sieno alla portata di dare evasiva risposta in ciò? Molti Comuni però, vista la mala parata di andare incontro a questa contraddizione, risposero con franchezza anche alla seconda domanda che la commissione voluta dalla legge esisteva; vero in rari comuni, ma falso in moltissimi. Ad onta però del modo nuovo dell’inchiesta si ebbero i seguenti dati eloquentissimi: totale N. 48737 vacche e manze e N. 512 tori e torelli, quindi un toro in media ogni 95 giovenche, ma solo 100 comuni risposero di avere la dovuta commissione di fronte a 214 che negarono la sua esistenza. Dunque in due terzi dei comuni dietro loro stessa confessione non è in vigore la legge 1 febbraio 1876, dunque in due terzi dei comuni è negligentato quest’affare importantissimo del nostro benessere pastoreccio-agricolo. Dunque due terzi dei comuni reclamano una riforma di una legge che restò inefficace per difetto organico, cioè perché non avea in sé ben designato l’organo di farsi valere ed eseguire.
Ma siamo giusti. L’eccelsa Giunta avute in mano le risposte dei comuni analoghe al questionario diramato, con buona resipiscenza le mandava a questo Consiglio perché ritirasse l’opinione dei Consorzi agrari e poi si pronunciasse analogamente.
Questa presidenza assecondando il desiderio del Referente in pastorizia, passò ai Consorzi Agrari tutti i quistionari colle risposte analoghe dei Comuni del rispettivo circondario colla preghiera che, fattone debito esame, si pronunciassero sulla loro verità. E qui la canzone cambia metro. Se i Comuni risposero che i tori non corrispondono né per qualità né per quantità e che le commissioni sono al di là da venire, i Consorzii rispettivi non fanno che confermare la dolorosa verità, aggiungendo ancora frasi tali che non si poteano desiderare più piccanti come p. e. «La legge è come non esistesse» «Nissun comune sa se esiste la legge 1 febbraio 1876» «Si reclama dalla competente autorità una pronta riforma» ecc.
Se i Comuni poi rispondono che il tutto va in regola e che nulla v’è da rinnovare, come qualcuno ebbe il coraggio di dirlo, ecco subito il Consorzio a rincacciare in gola la maldetta affermazione e portare dati e notizie tali da dirsi che veramente tutto va in regola per mandare alla malora, se già non fosse andata, la pastoreccia in que’ paraggi. In fine i Consorzii tutti all’unisono erompono in un solenne enunciamento: È già ora che si venga alla riforma più volte reclamata da questo Consiglio, che l’argomento è trito e ritrito e basato a tali fatti che a negarli od a misconoscerli vi vorrebbe il più apatico degli scettici. Prima di venire ad una proposta concreta premetto la lettura d’un riassunto sommario dell’inchiesta. (Vedi pag. 35).
Dopo ciò faccio la seguente proposta:
«Voglia questa Presidenza accompagnare i questionarii dei Comuni assieme alle risposte dei Consorzi agrari distrettuali all’Eccelsa Giunta colla calda preghiera che la questione venga trattata d’urgenza nella prossima Sessione dietale, sperando che la proposta riforma non troverà ulteriori ostacoli alla sua approvazione».
Conchiuso: accettata la proposta unanimemente.
[..]
Soggetto produttore: | Bollettino C.P.A., anno 1892, 4 gennaio, pp. 32-34 |
Data: | 04/01/1892 |
Pseudonimo: | |
Descrizione: | La relazione consiste in un arguto commento alle risposte date dai Comuni relativamente alla tenuta dei tori da razza, come dei pareri raccolti dai Consorzi agrari, per concludere con una forte sollecitazione alla Giunta provinciale per una riforma della legge 1 febbraio 1876. |