Da un paese, 20.
(Rusticalia) Mene. Proprio tu, compare, in buon punto; non sei socio dell’agraria tu?
Pippo. Per l’appunto; e che vuoi dire con ciò?
M. E non dovreste farla finita una volta con una rovina così maledetta delle nostre grasse?
P. Cioè? come? non ti comprendo.
M. Ma non insegnaste voi fin qui che il letame, perché faccia effetto, deve essere tenuto in buon ordine, bene confezionato, ben difeso, in buche fatte razionalmente ecc. ecc.
P. Sta bene perché altrimenti si condurrà al campo dello strame, della roba qualunque, ma non già buono stallatico.
M. Per l’appunto. Ma non vedi adesso che, appena vien levato dalla stalla, i gendarmi vogliono, pena la multa, che sia condotto subito fuori di paese, lontano dalle abitazioni, e perciò messo lì alla balia di tutti i venti? Ti pare che ciò possa stare?
P. Il troppo storpia, lo vedo anch’io. La pulizia mi piace sempre, ma questa pulizia del letame, come viene pretesa ora da noi, è una cosa che fa a pugni colla scienza, colla pratica e con tutte le ragioni del mondo. Quando da noi che abitiamo, non in città, né in borgate, ma in piccoli gruppi di casolari di 100, 200, 300 anime al più, si levano i letami in aprile, basta fin che si vuole per togliere un incentivo alle malattie infettive; il pretenderlo che si faccia nel cuor d’inverno è una pazzia bella e buona.
M. Vuol dire che se non morremmo di colera, morremo di fame, giacché le nostre campagne senza buon concime resteranno sterili, ed invece di panocchie raccoglieremo in estate dei miseri panocchielli!
P. Ma, e come si fa a rimediarci? Vuolsi così colà, e contro le baionette…
M. Che baionette? La ragione alla fin fine è una sola, e se questa vien fatta capire ai superiori, io son persuaso che anche i gendarmi sono contenti di lasciare in pace i letamai.
P. Ed allora?
M. Allora voi altri del Consorzio fate capire questa ragione ai superiori. Spedite un ricorso alla i. r. Luogotenenza fatto chiaro e netto. Dite che con questi rigori fuori di tempo si mandano alla malora le migliaia di fiorini del povero popolo, e vedrete che verrà un ordine che almeno fino ad aprile sieno lasciati in pace i poveri letamai.
P. La proposta mi pare giustissima, e vado dal nostro presidente a pregarlo in proposito.
M. Se arrivate ad ottenerci la grazia, mi faccio socio anch’io, altrimenti mando a farsi benedire tutte le vostre agrarie.
P. Datti pace, caro Mene; vedrai che ci metteremo un po’ di remedio; non scaldarti tanto; con questo vento che spira, potrebbe farti del male; perciò spera ed a rivederci.
Mene Pippo.
Soggetto produttore: | “La Famiglia Cristiana”, n. 9 |
Data: | 23/01/1893 |
Pseudonimo: | Mene Pippo |
Descrizione: | L’articolo in forma di dialogo tratta l’argomento della pulizia dei letamai e denuncia l’inappropriatezza della normativa vigente. |