Saggio composto da 36 articoli pubblicati sul giornale “La Famiglia Cristiana” nelle seguenti date:
*30 aprile 1894, n. 48, Proemio
*2 maggio 1894, n. 49
*4 maggio 1894, n. 50, Capitolo 1, I. Casse Rurali
*9 maggio 1894, n. 52, II. Garanzia illimitata
*11 maggio 1894, n. 53
*18 maggio 1894, n. 55
*21 maggio 1894, n. 56
*23 maggio 1894, n. 57, III. Circoscrizione limitata
*30 maggio 1894, n. 60
*6 giugno 1894, n. 63, IV. Scopo e suoi mezzi
*8 giugno 1894, n. 64
*11 giugno 1894, n. 65, V. Facilità d’impianto
*13 giugno 1894, n. 66
*15 giugno 1894, n. 67
*4 luglio 1894, n. 75
*18 luglio 1894, n. 81, Capitolo 2. Soci, loro diritti ed obblighi, I. Qualità de’ soci
*25 luglio 1894, n. 84
*27 luglio 1894, n. 85
*30 luglio 1894, n. 86, II. Diritti dei soci
*1 agosto 1894, n. 87
*8 agosto 1894, n. 90, III. Obblighi dei soci
*10 agosto 1894, n. 91
*7 settembre 1894, n. 102, Capitolo 3. Organi della società, I. Assemblea generale
*28 settembre 1894, n. 111
*5 ottobre 1894, n. 114
*17 ottobre 1894, n. 119
*31 ottobre 1894, n. 125, II Elezioni
*14 novembre 1894, n. 131
*3 dicembre 1894, n. 139
*25 febbraio 1895, n. 24, III. Direzione
*27 febbraio 1895, n. 25, IV. Commissione di sorveglianza o Sindacato, V. Contabile segretario
*11 marzo 1895, n. 30, VI. Direttore e magazziniere
*13 marzo 1895, n. 31
*15 marzo 1895, n. 32, Capitolo 4. Amministrazione, I. Bilanci e situazioni mensili[1]
*18 marzo 1895, n. 33 *27 marzo 1895, supp. al n. 36, II. Resa di conto, III. Per finire
Proemio.
Curato. Mi avete tanto importunato, che è tempo finalmente m’arrenda ai vostri desideri. Voi volete che vi dica qualche cosa sulla cooperazione rurale, quale ebbe principio da noi nelle solerti Giudicarie, e quale va ora estendendosi a tutto il nostro caro trentino. E, questa volta, lo faccio molto volentieri, perchè so che tutti voi lo desiderate, e quindi sono certo di fare un piacerone a tutti. Lo sapete già come sono fatto io; se posso, faccio del bene a tutti; del male apposta a nissuno. Dunque siamo intesi, o meglio ci intendiamo adesso. Per parte mia son qui a sacrificarmi per voi tutte le sere, se bisogni più urgenti non mi volessero altrove; vi dirò chiaro e netto tutto quello che so sulla cooperazione rurale, e quel tanto che a voi interessa; ma anche voi dovete frequentare tutte le sere le nostre amichevoli conferenze, stare attenti a tutto quello che vi dirò io, poi vi do fin da questo punto piena libertà di chiedere ulteriori spiegazioni dove vi fosse cosa non bene intesa da voi. Qui tratteremo la cosa per largo e per lungo e minutamente, in modo che, quando avremo finite le nostre serate, voi tutti siate in grado di sapere e fare quanto me in questo importantissimo affare. Ciò premesso, entriamo subito in materia, chèla via lunga ne sospigne.
Piero. Se m’è lecito, sig. Curato, prima che ella entri in argomento, mi dica se queste società cooperative sono utili o no, morali o meno, perchè…..
Tutti. Oh! Oh! che domanda!
Curato. Piano, cari, non c’è da farsi meraviglia per la domanda di Piero. Anzi vi dirò, che in proposito, proprio in questi dì, ci furono alcuni articoli pro e contro questo tema sui fogli nostrani, e ci fu chi sostenne essere p. e. le Famiglie cooperative, quali noi le vediamo agire in Giudicarie, dannose ed immorali! Dunque non è da meravigliarsi se Piero, che legge qualche volta il foglio, m’ha voluto far qui questa domanda. Sta bene quindi che gli dia una risposta, e subito qui prima di cominciare.
Anzitutto dirò che quando vedete il vostro Curato, cui tocca insegnare la giustizia e la morale, e che deve sapere a menadito e praticare pel primo, tra gli altri, anche il settimo Comandamento; quando, dico, vedete il vostro Curato impacciarsi in simili affari e spendervi delle lunghe ore dì e notte, potete star certi che la cosa è in regola, che in essa non c’è nulla che possa urtare la moralità o la giustizia, e quindi che tali istituzioni sono non solo lecite, ma giuste, morali, e quindi utili.
(Continua).
(Cont. v. num. preced.)
Piero. Ma chi pane mangia può errare, e quindi anche i sacerdoti possono prender lucciole per lanterne, e chi sa che anche in questa faccenda non ci covi l’immoralità? P. e. il vendere a basso prezzo nelle Cooperative, e il vendere a credito, può essere una concorrenza dannosa al ceto mercantile, e può dar causa a provviste troppo spendereccie, e quindi danneggiare quella economia che Lei tante volte c’inculca.
Curato. Questo appunto è il lato debole delle nostre Cooperative, o meglio il tallone d’Achille sul quale si vollero toccare nel passato, per venire alla conclusione ch’esse sono dannose ed immorali.
Ma eccomi a mettere in pace i più delicati di coscienza con una sola osservazione per ora, riservandomi di trattare la cosa a suo tempo e luogo. Se le Casse rurali e le Famiglie cooperative vengono dirette e condotte giusta lo statuto e secondo le intenzioni dei loro fondatori, non possono che essere utili e vantaggiose; se poi esse divergono dallo statuto o dall’idea cristiana di loro fondazione, potrebbero divenire, anzi diverrebbero, dannose ed altresì immorali.
Titta. Anche fare il mercante è un’arte utile e vantaggiosa, ma portano poi tutti i negozianti del bene alla società?
Tutti. Bravo! parla bene Titta!
Curato. Anzi vi dirò, che appunto pel troppo ingordo monopolio di alcuni negozianti avvenne la reazione; e come a loro era lecito, od almeno permesso, il fare buoni affari a tutto loro vantaggio e a nissun guadagno del popolo, mi pare che al popolo spetti ora fare da sè i suoi negozii, senza le grasse sensarie de’ terzi non chiamati. Se questi terzi indirettamente ne hanno danno, non pesa sopra di noi la responsabilità. Se si volesse ragionare a questo modo, al mondo diventerebbe tutto dannoso ed immorale. Cose dannose ed immorali il telegrafo, la luce elettrica, le ferrovie, i vapori, le macchine ecc., giacchè qualcuno ha sempre individualmente del danno da qualche nuova invenzione che segna progresso. Qui si deve guardare se c’è danno o vantaggio in genere, e specialmente pel popolo agricolo, perchè è appunto per esso che noi intendiamo lavorare.
Toni. Per bacco! per noi c’è dell’utile sicuro; l’ho provato io ier sera; con un fiorino ho provvisto al magazzino sociale 8 kg. di farina da far polenta col suo buon companatico, mentre altrove il companatico avrei dovuto desiderarlo per un pezzo, senza sborsare almeno un 20 soldi in più!….
Curato. La questione più di tutti versa sullo smercio dei generi al puro costo o al corso di piazza. V’è chi sta pro e contro, e la lite non è ancora decisa; noi stiamo per ora in favore del puro costo o lì vicino, perchè a noi interessa ora far attecchire queste Cooperative alle quali il nostro popolo non è avvezzo; un po’ alla volta, e dopo aver fatta esperienza, si potrà ritornare al sistema del prezzo medio, dividendo alla fine dell’anno gli eventuali guadagni in proporzione degli acquisti. Come vi ripeto, i sistemi sono due: uno di conoscere l’utilità di queste associazioni a fine d’anno, l’altro di conoscerla ad ogni provvista. Per riguardo al credito, rispondo che noi smerciamo a credito limitatissimo fino a 60 corone di regola e non più, e questo modo fu trovato assai pratico, perchè con ciò si viene in aiuto ai bisognosi in epoche in cui non hanno quattrini in saccoccia, e in pari tempo viene impedito un debito che può mandare in malora le famiglie, come succede o successe quando non vi furono Cooperative. Quindi state in pace sulla rettitudine e moralità delle nostre società; solo vi raccomando ch’ esse vengano fondate in base agli statuti stilizzati da noi, e che vi verrò spiegando nelle serate avvenire, e che voi tutti, che vi fate soci di quelle, vogliate continuare con quell’entente cordiale e reciproca confidenza quale ora pare abbiate tutti.
Molti. Non dubiti; staremo sempre uniti, come dice Lei, e vedrà che se qualcuno volesse mettervi la zizzania sapremo….
Curato. Adoperare lo statuto, il quale pensa anche per questo.
Tutti. Benissimo.
Curato. E con ciò basterà; a domani.
(Continua).
(Cont. v. num. preced.)
Capitolo 1.
1. Casse rurali.
Curato. Buona sera, carissimi; così va bene; esserci tutti e puntuali all’ora stabilita; continuate così chè al certo imparerete tutti e presto. Entriamo dunque nel nostro tema prediletto.
Beppi. Ci parlerà tosto delle Famiglie Cooperative, non è vero? chè quelle ci interessano subito ed assai….
Curato. Parlerò di Famiglie e di Casse rurali assieme quando si potrà; p. e. quando si tratti della loro istituzione per farle inscrivere nei pubblici registri di commercio; ma ora vorrei dirvi anzitutto delle Casse rurali, perchè queste sono chiamate a salvare tutto il popolo nel presente cataclisma finanziario e morale, e poi parlerò delle Famiglie Cooperative, che devono essere conseguenza logica delle casse. Dove esistono al presente le Famiglie Cooperative, si sente il bisogno delle Casse rurali; è quindi miglior cosa istituire tosto la Cassa rurale, perchè in questo modo si ha bello preparato il terreno per la Famiglia Cooperativa.
Toni. E queste casse, che sieno proprio così utili come vien detto da tanti? Ho i miei dubbi….
Curato. Utili? Utilissime; anzi negli estremi bisogni in cui ora versa il nostro popolo, uno dei mezzi migliori per porvi rimedio si è la Cassa rurale di prestiti e risparmio. È un’opera questa che contribuisce efficacemente al miglioramento economico e morale delle famiglie; è un’opera che ci aiuta oggi e ci può aiutare ancora più nei giorni avvenire; è un aiuto vero e sincero che non avvilisce nissuno, che anzi dà coraggio e fiducia alla gente avvilita, scorata, e bisognosa di pronto e continuo soccorso.
Nane. Se è così, sono certo utili, utilissime.
Curato. Anzi vi dirò, che il Papa stesso raccomanda tra il resto questo bel mezzo per guarire efficacemente i mali che travagliano la società ed in specie il povero popolo.
Titta. Che? Il Papa perfino s’impaccia di Casse rurali?
Curato. Proprio così; e mi rincresce non aver quì la lettera che il Cardinale Rampolla, a nome del Papa, scrisse giorni fa al sacerdote don Luigi Cerruti, che è l’apostolo delle Casse rurali nel Veneto, animandolo a continuare nel suo generoso apostolato….
Gigio. Quando lo dice il Papa, non v’ha più dubbio alcuno sull’utilità di queste Casse. Dunque siamo al sicuro; tiri pure innanzi; che ne dite voi altri?
Tutti. Sicuramente.
Curato. A maggior sicurezza vi posso narrare la storia e la pratica. Dove queste casse hanno messo piede e sono conosciute, si moltiplicano come per miracolo; il popolo, e specialmente i piccoli agricoltori, come sono i nostri in generale, si chiamano contentissimi di farne parte e ne benedicono i promotori. I vantaggi poi economici e morali che ne ricavano sono sorprendenti. Anche l’impianto e la condotta di queste Casse non sono difficili, e non richiedono sacrificii da nissuno, ma solo buona volontà da chi vuol profittarne.
(Continua)
(Cont. v. num. preced.)
Checco. Ma queste Casse sono roba tedesca, e non sono per noi italiani…
Tutti. Eh! Eh! Checco è sempre Checco!
Curato. Veramente l’autore ne fu il Raiffeisen, che da oltre 40 anni le introdusse nei suoi paesi lungo il Reno; ma esse sono divenute italianissime già da alcuni anni. Vedete? Nella sola provincia di Treviso se ne fondarono in soli due anni quasi duecento!
Tutti. Duecento!!!
Curato. È una prova dunque che sono fatte anche per gl’ italiani, e che quindi saranno adatte ed utili anche per noi trentini, non vi pare? Forse che noi non ne abbiamo bisogno? E poi quelle due che ora esistono a Quadra e a Fiavè, non ci sono prova più che luminosa che esse sono pane anche pei nostri denti? L’unica mancanza è che da noi poco si parla di queste istituzioni salutari pel popolo da chi dovrebbe farlo con più cognizione ed autorità, ma vedrete che adesso se ne parlerà più spesso, e queste nostre chiacchiere non resteranno chiuse qui fra quattro mura.
Gigio. Che? ha intenzione di stamparle poscia su qualche foglio o farne un opuscolo, come fece Renzo buon’anima?
Curato. Anche questo si farà, se Iddio ci aiuta; che ne dite voi, siete contenti?
Tutti. Contentissimi.
Curato. Ebbene, intanto pensiamo qui per noi; trattiamo la cosa alla buona inter nos e chiaramente più che ci sia possibile; il da farsi poi verrà da sè. Intanto ecco quà lo statuto delle Casse rurali e quello ancora delle Famiglie Cooperative, i quali saranno ripassati da noi paragrafo per paragrafo, per darvene piena e perfetta cognizione. Per non ripetere tante cose, dove ci sarà qualche cosa che è comune alle due istituzioni cooperative, le tratteremo unite, dove ci sarà essenziale differenza, ne faremo parola pure separata.
Ambedue le società si regolano sulla legge generale dello Stato degli 8 aprile 1873 n.° 70, la quale serve di base a tutti e due gli statuti, senza di che non potrebbero essere dette società ammesse alla pubblica registrazione, e per ciò sussistere legalmente; a questo aggiungete ancora il Codice di Commercio colla sua introduzione emanato colla legge 17 dicembre 1862. N.° 1 del Bollettino delle leggi dell’Impero dell’anno 1863. Quindi anche da questa parte state in pace, perchè tutto cammina in giusta regola.
Beppi. Si vede che la sa lunga, sig. Curato, in proposito, se ci vien fuori anche colle leggi dello Impero e col Codice di commercio!
Curato. Lunga o corta; se si vuol mettere insieme queste società, almeno una infarinata delle leggi civili rispettive bisogna averla, ed io, che non l’aveva, ho dovuto darmela per vostro bene e mio. Ciò premesso eccoci all’articolo I dove si parla della denominazione, sede e scopo delle Casse rurali.
II. Garanzia illimitata
Articolo I. È costituita coll’atto presente una Società registrata a garanzia illimitata e a tempo indeterminato colla denominazione Cassa rurale di prestiti e risparmio con sede in . . . . . . .
Questo articolo è abbastanza chiaro, e comprende tutto quello che la legge richiede in proposito; solo ci resterà a dire qualche cosa sulla garanzia illimitata, che è base di tutta l’operazione efficace di queste casse.
Toni. Appunto; è qui che desideriamo una buona spiegazione, perchè non ci vorremmo mettere in un labirinto da giuntarci tutta la roba nostra.
(Continua).
(Cont. v. num. preced.)
Curato. È giusto il tuo desiderio, caro Toni, perchè inteso questo punto, tutto il resto viene da sè. Dunque la Cassa rurale vuole dai suoi soci una garanzia illimitata: e ciò vuol dire che i soci devono farsi garanti ciascuno per tutti e tutti per ciascuno pei denari che vengono depositati alla Cassa, o che la Cassa chiede ad imprestito altrove.
Questa garanzia illimitata, cioè di tutto l’avere dei soci, è necessaria affinchè la Cassa rurale sia capace di ottenere da una terza persona, quali sono i depositanti, oppure da qualche Banca o Cassa di risparmio, tutto quel capitale che occorresse per farne poi imprestito ai propri soci.
Tutti. È un affare serio questo, mi pare!
Curato. Serio sì, chè qui non c’è nulla da perdere per ischerzo; vedete: si tratta del mio e del tuo, ma non c’è poi niente che possa spaventare. Osservate un poco: voi siete qui in una conquantina. Se vi prendo ad uno ad uno, non avete quel credito che vi sarebbe necessario per tutti i vostri bisogni e per fuggire da certe granfie poco o molto care, m’intendete. Se invece vi considero tutti uniti, tutti per uno e uno per tutti, il vostro credito diventa fortissimo.
Nane. Oh bella! Come può essere? Se noi presi ad uno ad uno non abbiamo credito, come potrà essere altrimenti uniti insieme? Se unisco uno zero ad un’altro zero e magari a millante zeri, riuscirà sempre una somma di zeri che non valgono un centesimo!
Tutti. Bravo Nane! per bacco, l’osservazione è giusta!
Curato. Piano, cari, non confondiamo le cose fin da principio. Non ho mica detto che voi presi ad uno ad uno non abbiate nissun credito; questo sarebbe una grossa menzogna, e peggio una grave ingiuria che vi farei. Ho detto che voi presi da soli, uno ad uno, non avete credito sufficiente, bastante per ottenere prestiti giusta i vostri bisogni.
Tutti. Verissimo.
Curato. Ma almeno un poco di credito lo avete tutti, è vero? Almeno tutti siete atti e capaci d’averne; i primi elementi del credito non vi mancano di sicuro; avete buona volontà e forza di lavoro, avete ancora quasi tutti un po’ di possesso agricolo più o meno esteso, avete ancora qualche piccola industria paesana, qualche arte e mestiere, e poi vi conosco tutti come gente onesta e per galantuomini. Il dire il contrario lo terrei per una calunnia.
Tutti. Sicuro.
Curato. Ebbene, mettiamo insieme quel poco di credito che avete ciascuno di voi, uniamolo con un legame sicuro, quale è il contratto legale, ossia lo Statuto di una società, come è la Cassa rurale, in modo da garantirvi a vicenda con tutti i vostri averi, con tutta la vostra buona volontà e forza di lavoro, ognuno per tutti e tutti per uno, e vedrete quale gran credito ne risulta; A te, Nane dai zeri, somma mò una fila di 100, di 150, di 200 ecc. fino a cinquanta volte, quanti qui siamo, e guarda se vien fuori zero, ovvero una somma tale da pareggiare forse il credito del più gran signore della vallata!
Tutti. Vero, verissimo.
Nane. Oh! se la è così, capisco anch’io subito; giacchè il molto viene dal poco unito al poco; e l’unione fa la forza, diceva Napoleone.
Curato. Avviene proprio così nelle nostre Casse rurali.
I soci della Cassa rurale non sono più persone divise e sole, ma formano, uniti insieme col legame sociale, una sola persona, come un gran signore, il quale dà a coloro che mettono soldi in deposito alla cassa una garanzia tale quanta ne possono dare tutti i beni e gli averi dei soci; e quindi queste Casse meritano tutta la fiducia.
In questo bel modo vengono sommate assieme anzi moltiplicate tutte le singole capacità di credito, e ne risulta quel grosso e forte credito sociale che forma la base e l’edificio solidissimo di queste Casse rurali di prestito e risparmio. Questa gran somma di piccoli crediti è appunto il frutto che porta la garanzia, ossia la solidarietà illimitata.
Toni. Per giove, è vero, comincio anch’io ad intendere qualche cosa!
(continua).
(Cont. v. num. preced.)
Curato. Come ora vedete, la Cassa rurale costituitasi a questo modo diventa come l’intermediaria tra chi ha denari e chi non ne ha; tra il capitalista e il bisognoso. Al socio bisognoso dà quel credito necessario pei suoi affari che altrimenti non avrebbe se restasse isolato, e d’altra parte concede al capitalista tale sicurezza, senza la quale non darebbe denari ad imprestito.
Più ancora: la Cassa rurale si fa intermediaria senza sensaria, ossia senza idea di guadagno, e perciò diventa benefica. Essa si mette in questo delicato e difficile incarico tra il capitalista e il bisognoso, senza pretendere alcun interesse, come avviene invece in altre istituzioni di simil genere. Con una mano riceve il danaro da chi ne ha, e con l’altra lo dà ai suoi soci che lo chiedono; essa non sta attenta ad altro che non vada perduto nemmanco un centesimo; mediante i suoi statuti, i suoi regolamenti, colla sua direzione e col controllo del Consiglio di sorveglianza sorveglia le operazioni, e non intasca per sè neppure un soldo. Ecco che cosa è una Cassa rurale con garanzia illimitata come la vogliamo noi.
Gigio. Infatti questa cassa fa proprio per noi poveri contadini, sempre pelati da tutti a questo mondo!
Curato. A maggiore vostra tranquillità qui vi posso soggiungere che questa garanzia illimitata basta così per assicurare i depositanti, che perfino le Banche affidano a loro con fiducia grosse somme ad imprestito.
Di più, a Treviso p. e., per favorire le numerose Casse rurali di quella Provincia, fu instituita appositamente una Banca centrale, ed un’altra se ne sta istituendo anche a Padova. A corona poi di tutto ciò vi posso dire che la garanzia illimitata offerta dalle Casse rurali è così solida, che nel 1870, nel periodo della guerra tra Francia e Prussia, le Casse rurali di Germania dovettero rifiutare i depositi che loro si offerivano anche senza interesse. Questo è prova più che luminosa che ci assicura non darsi un istituto di credito il più sicuro e più forte di queste casse. Per restare poi nel nostro Trentino, vi posso affermare con le cifre innanzi agli occhi, come nelle Casse rurali di Quadra e Fiavè i depositi superano del doppio i prestiti fatti. Questa è la risposta che si deve dare a tutti quelli i quali domandano: Noi vorressimo bene instituire una Cassa rurale, ma dove prenderemo i denari per fare i mutui? Mettete su la vostra Cassa regolarmente e legalmente costituita, e poi vedrete che i denari ci fioccano da tutte le parti.
Giorgio. Va benissimo quanto egli dice; capisco che le Casse rurali sono istituti di credito sicurissimi per coloro che vi depositano i loro denari, ma pei soci, che devono dare questa garanzia illimitata, non risulta forse di grave peso e grande imbarazzo? Non potrebbe da un momento all’altro mandarli tutti sul lastrico?
Voci. Veramente l’osservazione di Giorgio par giusta…
Curato. A questa osservazione di Giorgio, che pare presentare una difficoltà assai grave ed imbarazzante, rispondo subito, e vi tranquillizzo con queste semplici osservazioni.
Primieramente vi preleggo il § 7 lettera b) del Cap. II ove si spiega maggiormente la forza e l’estensione di questa garanzia sociale, e che suona così: I soci sono obbligati…. « b) di rispondere con tutti i loro averi fra di essi in parti eguali e solidariamente rispetto ai terzi, a norma della legge sui consorzii industriali ed economici dei 9 aprile 1873 e del disposto del presente statuto, pei prestiti passivi contratti dalla società, pei depositi da essa ricevuti e per ogni altra sua obbligazione ».
Come vedete, questa garanzia illimitata e solidale si ferma solo agli obblighi che la società assume con terzi e non già tra soci; giacchè tra loro i soci corrispondono e garantiscono in parti eguali. Gli esempi in questo punto, come in tanti altri, servono meglio che le parole. Noi fondiamo p. e. una Cassa rurale, e tutti noi quì presenti vi ci associamo. Dunque la nostra Cassa avrebbe cinquanta soci, quanti siamo quì ora. Questa Cassa rurale per dar principio alle sue operazioni prende ad imprestito da altre Casse, o da una Banca p. e. duemila corone. La persona od il corpo morale che dà l’imprestito è sicurissimo, perchè tutti i singoli soci sono obbligati personalmente a garantire detto importo, e lo garantiscono con tutti i loro averi. Ora, mettete il caso che colui che ci diede i denari li voglia di ritorno, e che la Cassa non ne abbia, il creditore può impedire qualunque socio per avere detto denaro, e questi poi ha diritto d’essere rifuso dagli altri in parti eguali.
(Continua).
(Cont. v. num. preced.)
Gigio !Ahi! Questo cantino non mi comoda gran fatto!
Beppi. Perchè non ripeterlo dalla società?
Curato. Attenti, perchè non vengano fuori spauracchi dove non ve ne possono essere. Vi ho detto, che se la società non ha denari in cassa ed ancora non ne avesse da riscuotere in breve (cosa impossibile ad avverarsi come vedrete poi) il creditore, che volesse esser pagato tosto, allora deve rivolgersi ai soci. Se per avere il suo dovesse rivolgersi a tutti i soci, vedete bene che sarebbe pel creditore una gravissima briga, e per evitar questa difficilmente darebbe alla società o vi depositerebbe i suoi denari. Invece basta che si volga ad uno solo, perchè tutti sono garanti per uno ed uno per tutti, e con ciò gli è facil cosa venire al suo intento.
Toni. Ed il socio che pagasse per gli altri, come fa poi a farsi pagare da costoro?
Curato. Se vuole, come ha fatto il primo; ma di regola il debito viene scompartito tra i soci, e, come vi dissi sopra, se questo debito p.e. fosse di 2000 corone ed i soci sono 50, toccherebbero ad ogni socio 40 Corone, e quindi una somma da non mandare in malora nissuno. Ma questo caso è impossibile ad avverarsi, giacchè bisognerebbe allora ammettere il caso che le due mila corone depositate e tolte ad imprestito non fossero venute neppure nella cassa rurale, giacchè se vi vengono, è impossibile sieno perdute. Queste servono a fare degli imprestiti ai soci, e questi imprestiti sono talmente sicuri, giusta lo statuto, da non perderne giammai un centesimo.
Nane. Succederà come succede da per tutto, e qualche cattivo pagatore o qualche imbroglione si farà vedere anche qui.
Curato. Neppur per sogno; è impossibile. Guardate. I denari depositati alla cassa rurale o dalla stessa tolti a prestito, ripeto, servono solamente ed esclusivamente per concedere prestiti ai soci. Ora questi prestiti si concedono con norme così previdenti e sicure, da riuscire impossibile qualunque perdita. Prima di tutto abbiamo per sicurezza e per garanzia la stessa qualità dei soci. Da noi non si accettano, come soci, che persone di provata onestà: dunque galantuomini a tutta prova; non già d’un galantomenismo qualsiasi, ma tale, quale lo può dare uno che sia e si mostri di coscienza retta e nel vero senso cristiano cattolico. Noi non vogliamo galantomenismo apparente ma reale, e che escluda qualsiasi timore o dubbio del contrario.
Checco. Va benissimo; ma anche a questi galantuomini possono capitare senza loro colpa certe circostanze da renderli impotenti agli impegni assunti e perciò….
Curato. E perciò lo statuto provvede anche per questo. Quindi lo statuto, oltre di volere che il socio accreditato sia galantuomo a tutta prova, pretende che il denaro affidatogli sia adoperato per scopi certi e vantaggiosi, e non già per scopi di rischio, di speculazione o d’azzardo. Di più ancora, ogni prestito deve essere controgarantito almeno da un’ altra sigurtà personale solidale, da pegno e se occorresse da ipoteca.
Toni. Anche l’ipoteca? Allora siamo al sicuterat…
Curato. Sta buono, Toni, il caso di pretendere ipoteca è raro assai, tutt’al più succede qualche caso quando si apre un conto corrente duraturo più di un anno. Coi semplici prestiti non avviene quasi mai, perchè noi vogliamo andar sicuri bensì, ma con meno spese possibili; capisci?
Toni. Oh! allora, se la è così, tiri innanzi.
Curato. Dunque, intendetelo bene, prima che un socio a cagione della garanzia illimitata dovesse rispondere personalmente con tutta la sua sostanza a chi dà in prestito o fa depositi alla cassa rurale, bisognerebbe che andasse in malora il prestito che si fa ai soci, che il socio accreditato e le suasigurtà non avessero nulla da soddisfare, e più ancora che tutti gli altri soci divenissero tanti proletari non solo, ma insolvibili affatto ed oberati.
Tutti. Eh! Eh! ci vuol altro!!
Curato. Dunque, e ripeto questo punto essenziale: vedete che è impossibile che si avverino tutte queste circostanze, e perciò è una paura da fanciulli, vana, quella di avere a perdere qualchecosa entrando in queste società a garanzia illimitata. Anche un ricco, una persona benestante, che non avesse mai bisogno di prestiti dalle nostre casse, anche costui può a fidanza farsi socio; anzi con ciò concorrerà a fare una carità delle più fiorite senza spendere un centesimo; farà aumentare il credito della cassa colla sua firma sociale, e quindi diventa un mezzo più sicuro e facile per salvare dalla miseria il nostro popolo meritevole d’esser salvato in questo patratrac finanziario. In Germania ed in Italia noi vediamo soci di casse rurali fra i gran signori, ricchi e nobili, ed i primi possidenti di Fiavè e di Quadra li abbiamo veduti tra i primi ad ascriversi ed ancora ad assumere le cariche sociali.
Tutti. Se l’è così, allora siamo sicuri.
Curato. Vi sono ancora altre ragioni da star sicuri, ma vedo che l’ora è tarda, dunque buona notte; a domansera.
(Continua).
(Cont. v. num. preced.)
III. Circoscrizione limitata
Curato. Ier sera vi dissiche non c’è nessuna paura di perdere facendosi soci di queste casse, sebbene sieno a garanzia illimitata, per la ragione che i denari che entrano in cassa non sortono che in mano di persone sicure, e con tutte quelle cautele che prescrive lo statuto, e delle quali parleremo a suo tempo. Ma ad assicurarvi ancor meglio questa sera vi dirò del raggio e circoscrizione d’attività che deve avere una cassa perchè riesca sempre sicura.
Toni. M’immagino che almeno abbracciar debba un distretto, non gli pare?
Curato. Non mai, se per distretto intendiamo un distretto giudiziale. Le nostre casse rurali, per stare rettamente allo statuto e alle intenzioni dei primi fondatori, devono assolutamente limitarsi in uno stretto raggio territoriale, p. e. di un comune, e se anche questo fosse troppo esteso e composto di più frazioni di paesi, bisognerebbe limitarlo ad alcune frazioni soltanto, ed allora piuttosto che una cassa rurale sola in un comune esteso meglio e più sicura cosa sarebbe instituirne due o più.
Beppo. Mi parrebbe che una cassa per parrocchia p. e. sarebbe più che sufficiente e sicura come dice lui.
Curato. Conforme l’estensione di questa parrocchia; se questa si limitasse ad uno o due paesi vicini, potrebbe passare, ma per lo più da noi le parrocchie abbracciano tanti paesi e più comuni, per cui non si può fissare una regola giusta, e quindi meglio è stabilire che la cassa rurale si estenda il meno sia possibile nel senso di abbracciare più e più paesi, se si vuole che cominci sempre con sicurezza.
Nane. E perchè poi un limite di territorio così ristretto?
Curato. La ragione è chiarissima, caro Nane. La vita sicura, prospera, fiorente di una cassa rurale dipende in modo speciale dal ben conoscersi tra soci, dal ben conoscere la loro onestà, il credito che hanno, le garanzie che possono dare, e l’uso che fanno del denaro che prendono ad imprestito. Questo, di conoscersi a vicenda, è il controllo più sicuro che si possa dare, ed unito poi al controllo che prescrive lo statuto, si ha tale sicurezza sul buon andamento degli uffici sociali, da dormir tranquilli i propri sonni. Anzi, dal momento che tutti i soci sono garanti uno per tutti e tutti per uno con garanzia illimitata, è più che giusto, anzi necessario, che tutti i soci si conoscano, si possano stimare quanto valgono o quanto pesano per onestà, credito e galantomenismo, e quindi queste casse devono limitarsi ad un raggio ristretto per avere tale conoscenza.
Toni. In conclusione, ciò è per sapere quello che bolle nella pignatta di tutti i soci.
Curato. Precisamente; ed in modo speciale in quella dei soci che hanno preso imprestiti ed hanno conti correnti passivi colla cassa. In questo modo è facile vedere e conoscere se qualche socio non ara diritto, non fa buon uso del denaro mutuatogli, ovvero non lo usi per quello scopo pel quale lo ha dimandato o pel quale glielo concesse la società.
Giorgio. Come? come? Per aver soldi da queste casse bisogna anche dire il come si usano o per quale scopo si adoperano?
Curato. Ah! sior sì. Anzi è questo un punto principale da bene osservarsi in queste nostre istituzioni.
Giorgio. Allora bisogna far sapere tutti i propri affari a tutto il mondo. Mi pare un cantino questo che non suona bene.
Voci. Sicuro, vero….
Curato. Attenti, cari, e capite bene lo scopo di queste casse rurali. Esse sono fatte appositamente per aiutare il popolo bisognoso, ma che ha buona volontà di rimediare ai suoi bisogni. Esse sono fatte per aiutare coloro che se lo meritano non solo, ma coloro pei quali questo aiuto riuscirà fruttuoso, benefico. Inoltre i soci che mettono alla cassa i loro denari, od in una parola i denari che stanno in cassa della società, sono là appositamente per essere dati a buon uso a pro dei soci che ne abbisognano o che ne danno sicura garanzia. I denari della nostra cassa non devono servire a qualunque scopo, no, no, ma solo a scopi utili alla società non solo, ma in ispecie a quel socio che ne abbisogna.
Beppo. Ma quando la società è sicura del prestito, perchè mai interessarsi più oltre? Se io i denari li gettassi anche nel Sarca, che cosa importa alla società? basta ch’essa gli abbia a suo tempo.
Curato. Questo è quello che hanno le banche o le altre casse di risparmio, ma questo è quello che non devono far mai le nostre casse rurali, Esse danno il denaro bensì al sicuro, ma vogliono darlo anche per uno scopo giusto e che ridondi a vantaggio del socio acquirente.
(continua).
(Cont. v. num. preced.)
Checco. La mi pare una curiosità questa senza sugo.
Curato. Tutt’altro, ed eccone il perchè. nelle nostre società lo scopo è quello di aiutarsi efficacemente l’un l’altro. Voi lo dite di spesso che ci vedono più quattro occhi che due. Ora voi volete fare un affare che a voi pare ben fatto, vantaggioso, utile? A farlo vi manca il denaro? v’è la cassa invece che lo ha. Ma questa vuol sapere del perchè del prestito; glielo dite, e se essa lo trova giusto questo perchè, ve lo dà tosto, e voi con ciò siete sicurissimi che il vostro affare sarà vantaggioso perchè avete la testimonianza degli altri, ossia della direzione sociale. La direzione adunque ed i soci non è per sapere i vostri affari che vi domandano il perchè del vostro mutuo, ma è solo per sapere se a voi riuscirà utile tale operazione.
Ma c’è un altro perchè in questo disposto dello statuto. In queste società deve regnare sovrana la schiettezza; qui s’è come in una famiglia patriarcale, come tra tanti fratelli che si amano veramente come tali. Quindi se uno o l’altro dei soci si infiltrasse tra noi con intenzioni non buone, e se queste intenzioni si mostrano poi alla luce del giorno, appena ha preso a mutuo del denaro e lo adopera a tutt’altri fini pei quali lo dimandò, ecco subito che la società ha in mano un bel mezzo da chiamarlo all’ordine, ed in caso nettar subito l’orto dalla zizzania.
Voci. E sicuramente ciò va bene.
Curato. Per tutti questi motivi, vedete, è bene che la cassa rurale sia ristretta a pochi paesi, al più ad un comune, e così si fece a Quadra ed a Fiavè. Quella di Quadra si estende al comune di Bleggio superiore soltanto; abbraccia quindi mezza la parocchia di S. Croce; quella di Fiavè si estende solo a quel comune compresi i paeselli di Stumiaga, Favrio e Ballino, e quindi circa un terzo della parocchia di Lomaso; così si deve fare anche altrove, se si vuole che queste istituzioni veramente popolari riescano utili, e vantaggiose, e sicurissime.
Piero. Se queste casse rurali sono animate da vera carità, come lo credo, dovrebbero estendersi il più largo possibile, e per la carità non devesi dar confini, come ho letto su un giornale giorni fa. Dunque queste casse dovrebbero abbracciare più comuni magari una vallata intiera, come si fa colle banche cooperative, colle casse di risparmio; che ne dice?
Curato. Che ne dico? Quel che ho detto prima, cioè che le nostre casse devono assolutamente stare limitate entro piccolo spazio. Questo formerà la loro vita sicura; se si estenderanno di più sarà la loro rovina. La carità non deve aver confini, benissimo, e noi pell’amore sincero che abbiamo al popolo vorressimo che in tutti i comuni vi fosse la cassa rurale come c’è la chiesa e la scuola, ma che queste casse vivessero indipendentemente una dall’altra, e congiunte solo a mezzo di una banca centrale come vi dirò a suo tempo. Dissi di sopra che le nostre casse devono formare una famiglia e non più un mondo; il mondo verrà poscia quando le famiglie saranno molte. I vincoli di carità, di affetto e di credito reciproco saranno intimi se il raggio di queste famiglie sarà ristretto; se lo allarghiamo troppo, mancherà il cemento della carità, quello della reciproca conoscenza, e quindi la vita rigogliosa di queste istituzioni.
Piero. Vediamo però prosperare da noi le banche cooperative e le loro figliali, e queste si estendono a tanti paesi, dunque….
Curato. Dunque sono esse altre istituzioni ben differenti dalle nostre; giacchè esse hanno solo una garanzia limitata, cioè il doppio della loro azione, la quale, p. e. se è di 20 corone, porta la garanzia di sole 40 corone e non più. Inoltre il tasso d’interesse è maggiore; evvi l’interesse dell’interesse oltre i sei mesi; evvi l’interesse antecipato e altre disposizioni che le differenziano assai dalle nostre, e quindi padronissime esse di estendersi quanto vogliono; ma le nostre devono essere costituite come vi ho detto, altrimenti è meglio non fondarle.
(continua).
(Cont. v. num. preced.)
Titta. E sono sicure come le nostre quelle là?
Curato. Quelle del Trentino fin quì non hanno dato a diffidare di nulla, e speriamo cammineranno sulla via battuta; ma se guardiamo un po’ più in là dei nostri monti, non possiamo dire così. Ma lasciamo lì questo tasto, e veniamo a noi, e concludiamo col dire: fondiamo una cassa rurale come le vediamo in Germania ed in Italia, a garanzia illimitata, a circoscrizione limitatissima, a spirito di cristiana carità, eppoi non dubitate; come là da mezzo secolo non andò in malora neppur una delle casse rurali, non vi andranno sicuramente neppure le nostre. Via dunque l’apatia, via le paure; esaminando poi lo statuto per minuto, toccherete con mano anche voi se ho o meno ragione di animarvi così. Che cosa ne dici, Pietro?
Pietro. Dirò quello che diceva il deputato Imbriani: del prete non posso dirne male per ora, perchè non ha le mani sporche della roba di altri, e quindi neppur delle casse ove c’entrano essi.
Curato. Anzi puoi soggiungere: non solo ove ci entrano, ma ovunque ne sono gli iniziatori e l’anima.
Tutti. E questo è quello che vogliono tutti.
Curato. Allora arrivederci ad altra sera. Buona notte.
4. Scopo e suoi mezzi
Curato. Adesso che avete bene inteso i due punti principali delle casse rurali, quali sono la garanzia illimitata e la circoscrizione limitata, mi sarà facile lo spiegarvi lo scopo di queste salutari istituzioni. Prendete in mano lo statuto, e già nello art. 2° voi trovate scritto: « La società ha lo scopo di migliorare sotto aspetto morale e materiale le condizioni dei propri soci, fornendo loro nei modi determinati dal presente statuto il denaro necessario per l’esercizio dei loro affari e della loro economia agricola e favorendone il risparmio ecc. » Come vedete è duplice lo scopo: morale e materiale…
Toni. Che ci sia uno scopo materiale, si capisce subito, perchè una materia come il denaro se ne trova poche, ma non capisco come c’entra quì la morale.
Curato. Bravo, Toni! proprio in buon punto quadrerà a te la risposta. Senti; io ti conosco per uomo franco, sincero, ed anche di buon’umore, ma non sempre. Qualche volta ti incontro che mi hai la ciera da ebreo da Via Crucis, e perchè mai?
Tutti. Vero, verissimo.
Toni. Oh !Oh ! Vorrei vedervi tutti voi altri, ed anche lui signor curato, con una nidiata di piccini attaccati alla velada, che gridano polenta, e non aver da accontentarli! Ridereste voi, o non fareste la ciera più brutta della mia?
Curato. Hai ragione il mio caro Tonio; e la ciera diventa più scura se non trovassi modo di trovare con che sfamare i tuoi marmocchi; non è vero?
Toni. Sicuro.
Curato. Ebbene, se tu avessi in paese una cassa rurale, queste lune e queste ciere non sarebbero di certo così frequenti, e sai il perchè? Perchè corri subito dalla direzione della Cassa, esponi a lei i tuoi bisogni; e visto che sei persona onorata, di buona volontà, amante dell’economia e del lavoro, subito essa viene in tuo aiuto dandoti quel denaro che ti occorre. Con questo provvedi la polenta a’ tuoi figli; essi ne sono contenti e tu poi contentissimo ed allegro come il tuo solito; ti pare o no che c’entri qui un po’ di morale?
Toni. Ah! capisco adesso ove vuol andare a parare…
Curato. Questo, vedi, te lo dico, perchè tu possa intendere che l’interesse morale proviene almeno indirettamente dall’interesse materiale, sull’esperienza che vedo sempre in voi altri contadini ed in altri ancora. Quando le cose camminano a vostro piacimento, vi trovo più gioviali non solo, ma anche più buoni, e dalla vostra bocca in allora non sento mai certe parolacce, o certi lamenti che puzzano di bestemmia, mentre se le cose vi vanno a rovescio e peggio che peggio, quando avete bisogno di denaro pronto, e non sapete ove battere la testa per averlo, oh allora bisogna starvi lontani, il tempo è in burrasca, e la morale non è sicuramente al suo posto. Invece c’è in paese la Cassa rurale? Per un galantuomo c’è sempre la porta aperta; c’è denaro pel bisognoso ad ogni ora; c’è con pochissima spesa, senza umiliazioni; e con questa sicurezza in casa per ogni eventuale infortunio o peripezia, si vive tranquilli, ed ecco come colla cassa rurale indirettamente si favorisce il morale. Capisci? Quì poi il morale c’entra in modo potentissimo. Giacchè, come vedrai poscia, non si può far parte di tali società se anzitutto non si è onesti, e galantuomini a prova; e non si continua in società, se non si persevera in queste buone condizioni. Cosicchè già l’appartenere a tali società è un’attestato di moralità; quindi un onore pel socio ed un guadagno issofatto sotto aspetto morale.
Tutti. Vero, verissimo.
(Continua).
(Cont. v. num. preced.)
Curato. Aggiungete poscia la sicurezza che avete di non essere più in balia di nissuno negli eventuali vostri bisogni; la maggiore libertà che vi porta il nesso sociale, il credito moltiplicato, la reciproca confidenza tra soci, la maggiore conoscenza tra voi altri, l’emulazione vicendevole di sempre più far buona figura; l’abbandono di modi meno onesti e meno pesanti all’amor proprio per compiere le vostre facende, e vedrete quanto ne guadagna il vostro benessere morale.
Tita. Comincio anch’io ormai ad alzare un po’ la testa e prendere coraggio….
Curato. Notate poscia che la Cassa rurale non si ferma a questo solo di trovar denari per voi nei vostri bisogni, ma deve studiarsi a far vivere in paese tutte le altre istituzioni che possono essere capaci di migliorarvi sempre più in questo rapporto morale e materiale. Tra queste istituzioni capita subito prima di tutto la vostra desideratissima « Famiglia Cooperativa » che si presta per ogni acquisto comulativo di quello che vi abbisogna per vivere, e per lo smercio di quello che avete in più ecc.
Tutti. Oh! così sia; quando c’è la Famiglia cooperativa, basta…
Curato. Ci sarà questa, ed altre istituzioni, che si credesse di pubblico interesse, coll’andare del tempo opportuno. Sicchè da questo dovete tosto intendere quanto sieno i vantaggi che può iniziare la nostra Cassa rurale.
Gigio. Ed i mezzi poi a tutto questo? Certo il danaro, perchè altrimenti…
Curato. L’argent fait tout ! è un detto francese, e fa anche per noi italiani; naturalmente senza soldi si resta per terra.
Voci. E dove prenderlo?
Curato. Ve lo dissi già, il denaro non mancherà mai. Prima di tutto la garanzia che dà la nostra Cassa è tale, che permette ritirarlo da qualunque Banca o Cassa di risparmio, e le nostre Casse e Banche paesane non ci hanno rifiutato mai fin qui, e non ci rifiuteranno in avvenire, il denaro occorrevole. Ma la nostra Cassa rurale stessa sarà presto in tale stato da favorircelo essa sola, e da questo verrete a capire di più il vantaggio morale che porta in paese.
Nane. Come per esempio?
Curato. La nostra cassa rurale non è solamente una cassa di prestiti, ma ancora di risparmio, e di un risparmio sicurissimo a preferenza di altro, come v’ho già accennato. Essa offre un facilissimo modo di mettere a frutto tosto e senza muoversi dal paese quel denaro che si trovasse ozioso, ed in modo speciale di mettere a frutto quel piccolo risparmio di cui può essere capace chiunque, perfino il ragazzetto di pochi anni. Anzi da questo piccolo risparmio, che la cassa rurale introduce in un paese, si vengono tosto ad intendere i suoi effetti morali palpabilissimi.
Quanto soldi vanno consumati senza sugo ed anche malamente, perchè fino da piccoli non ci fu dato un mezzo di metterli da parte! Quanti denari si spendono e si spandono nella gioventù e nella virilità, perchè non si ci avvezzò da ragazzi ad un giusto risparmio! Ora invece, colla cassa rurale in paese, l’occasione al risparmio c’è, e se si dice che l’occasione fa l’uomo ladro, dobbiamo dire che anche l’ occasione propizia fa l’uomo economico. Non lo credete?
Tutti. Sarà benissimo; lo intendiamo anche noi subito.
Curato. Verba movent, exempla trahunt. Questo latino lo capite subito anche voi tutti ; ebbene, vi posso dire, senza rompere i secreti d’ufficio, che nelle due Casse rurali già in funzione a Quadra ed a Fiavè buona parte del denaro ci viene dal piccolo risparmio. I chiericotti, che servono alla S. Messa, di quando in quando ricevono qualche soldo dal loro curato, che, voi lo sapete, serve pei loro giuochi o per le loro leccornie. Invece, essendovi la Cassa rurale in paese, il curator d’anime li regala un libretto della stessa con su alcuni centesimi; ogni tre mesi, ovvero in circostanze solenni, vi aggiunge qualche altro importo e così via; e a fin d’ anno il deposito arriva a più corone. Crederete voi che il ragazzo vada a levare i denari? Non già; anzi c’è una gara tra loro a risparmiare quanto più si possa per far crescere il loro deposito; in modo che alcuni di loro dopo un’anno vi hanno depositate dalle 5 alle 10 corone! Tutti denari questi salvati senza accorgersi, o che sarebbero stati spesi malamente o senza sugo. Non vi pare questo un lavorare alla moralità?
Nane. Davvero che ciò sta bene!
Curato. Questo è un solo esempio, ma ne avrei altri numerosi di simili piccoli risparmi, che depositati e messi al sicuro alla Cassa rurale concorrono a promuovere la moralità ed aumentare quel peculio che passa poscia in mano dei bisognosi in mutuo o conto corrente. Oltre ai piccoli risparmi, ci sono anche quelli medi, e non mancano neppure que’ grossi. Se vedeste come corrono tutti a portare alla cassa quel denaro che resterebbe morto in casa anche per pochi mesi! Sono 20, 50, 100, 200, 300 e più corone che ogni settimana dalle saccoccie de’ privati passano nello scrigno della cassa; e questa è in posizione di mutuare le centinaia e perfino le migliaia entro il mese. L’esempio di Quadra e di Fiavè, e quello fresco fresco di Scurelle, ve ne sarà argomento che non ammette replica.
(Continua).
(Cont. v. num. preced.)
Giorgio. Allora non basta che impiantar questa Cassa benedetta ed i soldi saltano fuori subito a quanto pare!
Curato. proprio così; e tal cosa non si crederebbe sì facilmente se non si avessero i fatti parlanti. Quindi, come avete inteso, lo scopo è santo, i mezzi non mancano ; dunque a noi.
Toni. Ma ci vorranno brighe, ci saranno difficoltà per tale impianto e per dirigere la faccenda, e non da per tutto si troverà il personale addattato….
Curato. Datti pace, caro Toni, vieni domani, venite tutti e ne discorreremo in proposito.
5. Facilità d’impianto.
Beppo. Signor Curato! Ho a dirgliene una seria questa sera!
Curato. Ed è?
Beppo. Mi disse il negoziante Bortolo ch’è inutile si scaldi tanto e getti via tanto tempo con noi, perchè è impossibile vi siano in paese persone che possono far andare queste casse come devono, e che anche quelle già impiantate dovranno presto cadere, se non altro per mancanza di personale e per tutte le altre brighe che occorrono a fondarle e a dirigerle.
Curato. Non c’è tanto da spaventarsi, vedrete; la cosa non è alla fin fine così difficile come si vuol far credere o come parrebbe a prima vista. Naturalmente che queste casse non potrebbero essere costituite con buon esito in luoghi dove non vi fossero le persone pienamente adatte per dirigerle ed amministrarle correttamente, sia dal lato dell’onoratezza e diligenza sia da quello delle dovute cognizioni; ma credete voi che in un comune alquanto grosso, o almeno in una parocchia, non vi sieno di tali persone?
Gigio. Sono persuasissimo che in tutto il nostro Trentino se ne danno di queste persone.
Curato. Mo’già; anzitutto c’è dovunque il clero che, se volesse prendersi a cuore la cosa, potrebbe essere da per tutto o il dirigente, o il presidente, o il consigliere di queste casse. Vi sono dopo di esso i nostri maestri, i medici condotti, i segretari o i ricevitori comunali, i negozianti stessi, e poi tante altre persone di sano raziocinio e di buon senso comune che in breve si potrebbero istruire in proposito; per cui dal lato delle cognizioni necessarie non si può dire, senza calunniare il paese, che non vi sieno persone adatte a dirigere queste casse.
Checco. E dal lato della morale, come andremo poi?
Curato. La calunnia sarebbe più madornale se si dicesse che in ogni parocchia non si danno persone di moralità a tutta prova e quindi di tutta fidanza per queste salutari istituzioni.
Tita. Almeno avremo i preti, e questi ci danno tutta la sicurezza sulla moralità, non Le pare?
Curato. Sicuramente; non ne ebbe trovati in contrario neppur l’Imbriani in tutto il regno di Italia ; possiamo quindi star sicuri non ne darà alcuno neppur nel Trentino.
Toni. Basta però che i preti ci si mettano dentro in queste cose, perchè qualcuno le disprezza, o almeno le deride.
Curato. Nol credo, caro Toni; e se qualcuno de’ sacerdoti in passato faceva il niffolo per la cosa nuova, ora sono più che persuaso che tutti loderanno queste istituzioni già benedette e raccomandate dal Papa, e che ridondano a tutto vantaggio del popolo.
(continua).
(Cont. v. num. preced.)
Carlo. Oh ! non vi può esser dubbio, perchè fin quì non conosco ancora un prete dei nostri che non ami il Papa e il nostro popolo, sicchè vorrà far buona ciera anche alle casse ed alle famiglie cooperative; ma dove ho un dubbio è sul modo di cominciare la loro istituzione; vi sono tante brighe e tante difficoltà da spaventare i più coraggiosi.
Curato. In passato il tuo dubbio poteva aver fondamento, ma adesso non più.
Carlo. ma e perchè?
Curato. Perchè è già ormai rotto il ghiaccio, o come diceva un mio collega perchè le prime grucce furono spezzate. Per impiantare la prima famiglia cooperativa ci volle un anno e mezzo; due o più anni ad impiantare la prima cassa rurale nel nostro Trentino, ed ora in un solo anno si videro sorgere due altre casse rurali e dieci famiglie cooperative, senza dire di quelle che stanno per sorgere nel corrente anno, o in breve; da ciò si capisce che non vi sono più quelle difficoltà che c’erano tempo fa.
Nane. Ma delle brighe ce ne saranno ancora.
Curato. Con niente, cari, non si fa niente, e, come il paradiso non è fatto per i poltroni, così neppure le casse rurali e le famiglie cooperative non sono fatte per coloro che non vogliono brighe. Per conto proprio e per proprio interesse ce ne sono tanti che faticano senza brontolare, anzi tutt’altro; speriamo che non mancheranno nemmanco i generosi che se le prendano volentieri pel vantaggio e per conto del popolo, il quale si merita anzitutto la nostra assistenza in questa nuova fase di progresso.
Bortolo. Se tutti fossero come Lei, so anch’io…
Curato. E come me ve ne sono moltissimi, se non tutti, tra il nostro clero, e s’io mi sono messo prima degli altri, fu un mero accidente, e meriti non ne trovo tanti per questo, e non ne aspetto neppur il guidardone a questo mondo; lo spero però da Domine Iddio. Ma veniamo più davvicino al nostro tema.
Quando in un paese ci sono alcuni di buona volontà, e che si vogliono unire allo scopo di fondare una cassa rurale, si fa presto adesso ad ultimare la cosa.
Voci. Finalmente ci siamo.
Curato. Coloro che intendono associarsi ad una Cassa rurale, (e così dite per una Famiglia cooperativa chè l’impianto è il medesimo) si uniscono in una sessione preliminare per esaminare lo statuto, quale ora avete in mano, e se circostanze specialissime lo volessero, per introdurvi qualche modificazione, la quale però non contradica mai ai punti esenziali della legge 9 aprile 1873. Accordatisi bene nello statuto, si fissa il giorno e l’ ora per un’altra sessione, per venire alla nomina della prima direzione sociale.
Nane. Fa presto, mi pare, a far le sessioni Lei!
(Continua).
(Cont. v. num. preced.)
Curato. Faccio presto a dirlo, a farle ci vuol più tempo, s’intende; ma lo ripeto: quando troviamo 10, 20, 30 persone al più che sieno bene intenzionate, la cosa riesce subito, anzi quanto meno sono i soci da principio tanto più facile riesce l’impianto. Come dissi, dopochè nella prima sessione si convenne sullo statuto, si stabilisce il tempo per un ‘ altra sessione nella quale si passerà alla nomina definitiva della direzione. Dissi della direzione, perchè per le altre cariche od uffici è bene pensare poscia. Intanto, i soci che intendano prender parte alla sessione nella quale si voterà la direzione, firmeranno prima di tutto una dichiarazione d’ingresso, sia comulativamente sia singolarmente. I soci fondatori basterà che la facciano comulativamente e potrebbe suonare così:
Dichiarazione d’ingresso.
I sottoscritti dichiarano di farsi soci della cassa rurale di prestiti e risparmio con sede in ……. Società registrata a garanzia illimitata con una quota sociale di corone ….. assoggettandosi tanto alle disposizioni dello statuto sociale già loro note, quanto a tutte quelle modificazioni che eventualmente vi venissero introdotte, come pure alle deliberazioni dell’adunanza generale.
Bergamo lì 20 maggio 1894.
Antonio Rivolta filatoriano
Lucio Mondella contadino
. . . . . . . . . . . . .
e così via finchè sono firmati tutti.
Per quelli che entreranno di poi si potrà preparare sopra un foglio volante e stampato una singola dichiarazione d’ingresso, la cui modula, senza portarla quì, seguirà in appendice (Vedi modula I^). Essa può servire tanto per le casse rurali quanto per le famiglie cooperative.
Tita. Oh! così mi piace, perchè….
Toni. E non si potrebbe farne senza, almeno pei fondatori…
Curato. Uno alla volta, cari, e lasciatemi dire. Quello che ci vuole sia per necessità, sia anche per maggiore utilità e per fare le cose ammodo, bisogna lo facciate, e dunque spero che voi qui non vorrete fare subito delle eccezioni.
Molti. Ha ragione, tiri pure innanzi.
Curato. Insinuatisi adunque i primi soci fondatori e venuto il giorno della prima sessione, si passa senz’altro alla nomina della direzione, nomina che deve farsi giusta il disposto del § 14 dello statuto cioè con votazione distinta a maggioranza assoluta di voti e per ballottaggio in caso di parità, se si tratta di Casse rurali; e se si trattasse di Famiglie cooperative la direzione viene eletta giusta il § 23 del loro statuto con maggioranza assoluta, con votazione piena al primo e secondo esperimento, con votazione ristretta al terzo, ed a parità di voti infine decide il ballottaggio ossia la sorte. Come vedete, c’è poca differenza da una all’altra Società, ma queste differenze anche piccole bisogna osservarle rigorosamente se non vorrete che succedano ripulse da parte dei Tribunali o ricorsi contro provenienti dai soci. In ogni operazione sociale bisogna osservare lo statuto, e dove questo non dice nulla, bisogna stare alle disposizioni generali della legge 9 aprile 1873 interpretate cum grano salis quando la lettura non fosse abbastanza chiara. Ma vedrete che chi presiede l’ assemblea generale queste cose le sa già in antecipazione, per cui a voi non daranno fastidio. Ho voluto però le sappiate per non lagnarvi se alle volte vedete le Direzioni camminare in ciò con rigore.
Carlo. Eh! non si sa che dire, legge è sempre legge, per cui…
Curato. Bisogna osservarla, non è vero? E specialmente quando torna a conto come in questo caso. Ma tiriamo innanzi.
Gigio. E non sarebbe opportuno che ora ci insegnasse a fare le votazioni ammodo per evitare qualsiasi reclamo, o almeno perchè i reclami non possano avere alcuna ragione di disfare una votazione?
Curato. Di ciò parleremo all’articolo delle adunanze generali, e vedrai che allora ne avremo da discorrere per una serata continua. Trattandosi qui di eleggere la prima Direzione, non è probabile vi sienonè confusione nè partiti, perchè i primi fondatori sono sempre i meglio intenzionati di tutti, e gli amanti più sinceri e generosi del bene sociale.
Gigio. Ebbene, se è così, dica pure.
Curato. Nominata, come dissi, la prima Direzione dai soci fondatori, si inseriscono i nomi degli eletti nello statuto al posto lasciato in bianco (al § 46 per le Casse rurali ed al § 67 per le Famiglie Cooperative) col nome, cognome, condizione, paese p. e. Antonio Rivolta filatoriano in Bergamo ecc. ecc.
Fatto ciò si preparano tre copie dello statuto perfettamente eguali (e voi li avete già belli e stampati) uno come originale, il secondo come copia conforme, il terzo come copia semplice.
Lo statuto originale è esente da bollo; la copia conforme deve portare un bollo da fior. uno ogni foglio; la copia semplice va pure esente da qualsiasi bollo.
Giorgio. Quasi sempre bolli!
(Continua)
(Cont. v. num. 67)
Curato. Non abbiamo ancora finito; ci resta il più. Ora occorre preparare l’istanza pel Tribunale per l’iscrizione dello Statuto e della Società, la quale istanza va formulata giusta il modulo II, in appendice, formula che mutatis mutandis è eguale per ogni società (V. Mod. 2) Preparata questa istanza con in testa un fiorino di bollo, e presi seco i tre statuti sopradetti, la nuova direzione in corpore completo, dunque senza che manchi alcuno dei suoi membri, si presenta all’inclito i. r. Tribunale Circolare, se è vicino, ovvero ad un lod. i. r. Giudizio distrettuale, o se vuolsi ad un i. r. notaio per l’autenticazione delle firme manu propria tanto sullo statuto originale quanto sull’istanza e per l’autenticazione della copia conforme. Questa copia conforme viene autenticata con un fiorino di bollo. Le firme poi si autenticano con fiorini uno per la prima firma, cioè pel presidente, ed indi con soldi 50 ogni altra firma seguente; sicchè se sono 7 i membri della direzione occorrono fior. 4 per ogni autenticazione tanto sullo statuto originale quanto sull’istanza.
Bortolo. Grazie del complimento! L’affare comincia ben salato!
Curato. Vuol dire che con ciò si conserverà più a lungo, come la carne salata; non è vero? Badate però che se le nostre società godono certi privilegi, questi alla fin fine non ci si concedono gratis, ma si guadagnano colle tasse d’inscrizione. Se invece di presentarsi in Giudizio per fare questa operazione, desiderate farla in sede della Società, allora dovete ricorrere o all’ i. r. Giudizio o ad un i. r. notaio pagando la rispettiva dieta ed indennizzo di via.
Checco. Siamo al sicuterat; per risparmiare alla direzione la briga di andare in Giudizio, c’è subito l’altra della dieta al delegato giudiziale, o al notaio, per cui siamo sempre tra Nago e Torbole!
Curato. V’ho messo innanzi i due modi per l’autenticazione delle firme, perchè scegliate quello che più vi aggrada; ad ogni modo una o l’altra delle pontare; se proprio non è quella di Nago e Torbole, bisogna farla se si vuole arrivare alla meta.
Beppo. Lasciamo tutta la briga alla direzione, che ne dite voi altri?
Tutti. Sì, sì; vadi pure avanti, signor Curato.
Curato. Fatto ciò, si unisce l’istanza e le tre copie degli statuti, reintegrati come dissi delle firme e dell’autenticazione fatta giudizialmente, se ne fa un piego ben suggellato, e franco e raccomandato si manda al proprio i. r. Tribunale circolare, il quale, esaminati gli atti e trovato lo statuto e tutto il resto in regola giusta le disposizioni legali, ne fa la legale iscrizione, e vi rimanda lo statuto originale colla fede d’inscrizione, e così viene dichiarata legale l’esistenza della Cassa o della Famiglia Cooperativa, e lui stesso il Tribunale ne fa pubblicare l’esistenza sulla Gazzetta Ufficiali.
Toni. Gratis, e ci sono tasse anche qui?
Curato. Ci sono le tasse d’inscrizione nelle Gazzette abbastanza gravose; ma queste vi vengono spedite posteriormente dal Tribunale stesso in seguito a nota delle amministrazioni delle Gazzette di Trento e di Vienna. Per l’impianto adunque non occorre altro che se non quello che v’ho detto fin qui, e come vedete non c’è ora granchè di difficoltà o di insormontabile; e se qualcuno si trovasse ancora imbarazzato, non ha che a mettere un po’ di nero sul bianco e scrivere alla presidenza di una Cassa o Famiglia Coop. già costituita, e ne avrà tutti quegli schiarimenti che desidera.
Nane. Cosicchè se noi volessimo tosto impiantare una di tali società, lo potremmo senza tanti complimenti.
Curato. Come volete e ad ogni ora, ed io ci sarò tra i primi. Intanto però che voi farete i primi passi, io verrò insegnandovi a fare i secondi e tutto il resto. Ma vedo che son passate le dieci di sera ed è tempo di chiudere la lunga chiacchierata. A domani adunque.
(Continua).
(Cont. v. num. 75.)
Capitolo II.
Soci, loro diritti ed obblighi.
I. Qualità de’ soci.
Curato. Prendete in mano il vostro statuto e veniamo al Capo secondo ove trattasi dei soci, loro diritti ed obblighi nelle casse rurali dall’articolo 4° fino all’8°; nelle famiglie cooperative poi parlasi di tutto questo all’articolo XIV §§ 49-54; e su questi obblighi e diritti ne andremo discorrendo un poco.
Nane. Per amor di Dio, non ce la tiri innanzi come al capo I, perchè non la finiressimo mai !
Curato. Per amor di Dio, ed anche per amor del prossimo, dirò tutto quello che crederò necessario ed opportuno; so per esperienza che con voi altri non si fanno quasi mai le spiegazioni chiare in modo che le intendiate subito al primo colpo; a forza di ripetere e ribattere vedo che la cosa entra anche nelle teste un po’ restie; sicchè pazientate, ed alla fin fine sarete contenti voi, e spero esserlo anch’io. Non vi sembra bene così?
Voci. Va benissimo, faccia pure come crede.
Curato. Leggi tu, Gigio, l’art. 4 delle casse rurali per intanto;
Gigio. (legge) « Possono essere membri della società soltanto persone giuridicamente capaci, che offrano la guarentigia dell’onestà e della moralità individuale, che non facciano parte di una altra società a responsabilità illimitata avente lo stesso scopo o che appartengono al comune di ….
Curato. Fermiamoci qui un poco. Come vedete, e come già vi ho detto altravolta, queste società non sono per tutti, oves et boves et universa pecora, ma solo per chi ha le qualità volute dallo statuto. Prima qualità dunque di essere persone giuridicamente capaci. Questo vuol dire che i minorenni i tutelati non potrebbero far parte di queste società senza che l’autorità tutoria non dia loro la facoltà.
Toni. Ed i corpi morali possono far parte di queste casse rurali? p.e. un comune, la chiesa, la congregazione di carità, il consorzio agrario, le famiglie cooperative ecc.
Curato. Veramente le casse rurali sono fatte per venire in aiuto al credito personale, e non sarebbero chiamate a dare aiuto a corpi morali, e perciò v’ha di coloro che intendono sieno le persone morali escluse dalle casse rurali, ma io sono d’avviso contrario ed eccone i motivi.
Anche i corpi morali si ritengono come persone giuridiche capaci di obbligarsi, e perciò quando queste hanno l’approvazione dall’assemblea, ovvero dalle autorità competenti, sono d’avviso possano far parte di queste società. La legge 9 aprile 1873 non le esclude niente affatto, e neppure il nostro statuto; e quello che la legge non esclude, neppur noi vorremmo escludere. Se questi corpi morali si ritengono persone giuridiche dalla autorità finanziaria, per poter a loro adossare delle gabelle, noi più a buon diritto dobbiamo riconoscerle tali per far loro dei beneficii. Non vi pare giusto il mio ragionare?
Checco. Lui parla proprio come un libro stampato !…..
(Continua)
(Cont. v. num. 81.)
Curato. Nello statuto delle famiglie cooperative al §5 abbiamo voluto, per togliere ogni dubbio, più chiaramente designare questo punto mettendovi dentro quelle parole, « possono far parte del Consorzio anche corpi morali a mezzo dei loro legali rappresentanti. » Così pure, se anche non lo dice esplicitamente lo statuto delle casse rurali, ripeto che possono far parte di queste qualsiasi corpo morale a mezzo dei suoi legali rappresentanti, p. e. il comune col consenso della rappresentanza comunale e della Giunta provinciale; chiese col consenso della fabbriceria e del P. V. Ordinariato; la congregazione di carità col consenso del comune e rispettivo curatore d’anime, e così via. Potrò illudermi in queste mie deduzioni, ma finchè non ho argomenti in contrario, devo ritenere giustissima la mia interpretazione alla legge 9 aprile 1873 e dello statuto datavi or ora.
Titta. Come lo dice lui, per noi basta.
Bortolo. E poi, non vediamo in pratica far parte di simili società tanti corpi morali?
Curato. Nelle casse rurali, nuovissime da noi, diffatti so essere soci alcuni corpi morali, p. e. delle fabbricerie col consenso principesco vescovile, e delle famiglie cooperative con conchiuso della rispettiva assemblea generale.
Beppo. Dunque non v’ha più dubbio su ciò e passi pur oltre.
Curato. Veramente un po’ di dubbio lo darebbero le parole che seguono all’art. 4 « persone giuridicamente capaci o che offrono la guarentigia dell’onestà e della moralità individuale; i fatti però ci persuadono in contrario; come nelle Banche cooperative e nelle Famiglie cooperative possono far parte, ed in realtà la fanno, tanti corpi morali, così pure lo possono nelle casse rurali.
Nane. Vuol dire che, fino a tanto non vengono ordini precisi in contrario, noi staremo alla sua interpretazione.
Curato. Quando queste società danno la guarentigia dell’onestà e della moralità, cioè quando questi corpi sono riconosciuti per tali, mi pare debbono far parte delle casse rurali, molto più se si vuole mettere in pratica il disposto del § 3 dello statuto, ove si dice che le casse rurali devono dar vita ad associazioni di consumo ecc. Ora non potrebbero dare loro vita, se le casse non fornissero a loro il denaro; ma il denaro non si dà che a soci come prescrive lo statuto; dunque queste società possono, anzi devono, perciò associarsi alla cassa rurale.
Gigio. Non c’è dubbio, dunque….
Curato. Dunque passiamo oltre, e veniamo al punto ove trattasi del come e quando si perde la qualità di socio. Leggi ancora tu, Gigio, l’articolo 5 dello statuto.
Gigio. (legge) « La qualità di socio si perde per rinuncia, per cessazione della residenza nel circondario sociale, per esclusione e per morte….
Curato. Mettiamo un po’ più in chiaro questi quattro punti. Primo, si cessa d’esser socio ogni volta che vi si rinuncia spontaneamente. Il socio in ogni tempo, quando lo voglia, può rinunziare, senza addurre qualsiasi motivo, alla qualità di socio. Vedete adunque che questo punto è assai comodo anche per i più peritosi e meticolosi, i quali tremano di andare alla malora facendosi soci di queste società a garanzia illimitata. In ogni momento che voi temete di giuntarci del vostro stando in queste società, potete tosto dare la vostra rinuncia. In questo caso non avete che a mettere due righe in carta, ove chiaro e netto dichiariate alla direzione che voi non intendete d’essere più socio, e questa tosto vi dà un rescritto di ricevuta della vostra dichiarazione, e da quel giorno cessa per voi ogni diritto sociale.
Toni. Così cesseranno subito anche gli obblighi?
Curato. Cessano gli obblighi futuri dal giorno della vostra uscita, ma non cessano tosto gli obblighi passati. Voi restate ancora obbligato (e quest’obbligo passa anche ai vostri eredi) per due anni per tutte le obbligazioni contratte dalla società fino al giorno della vostra uscita. Solo passati i due anni siete libero del tutto voi ed i vostri eredi. Dal momento che voi uscite dalla società, non avete più nessun diritto al fondo di riserva, e neppure a qualsiasi altra sostanza della società; soltanto potete pretendere di ritorre la vostra quota sociale, ma solo un mese dopo la liquidazione del conto di quell’anno in cui voi siete usciti dalla società. Su ciò parla chiaro l’articolo 8 dello statuto, e non vi possono essere difficoltà in proposito.
Bortolo. Succederà egualmente anche nelle famiglie cooperative, m’immagino!
(continua)
(Cont. v. num. 84.)
Curato. C’è un po’ di differenza. Il § 56 di quelle dice che ogni socio può ritirarsi dalla società bensì, ma non già in ogni tempo, ma alla fine dell’anno amministrativo (che è pure l’anno solare per le nostre cooperative) dando tre mesi prima in iscritto alla direzione la propria dichiarazione d’uscita. Il socio poi che si ritira o rinuncia resta obbligato per gli impegni assunti dalla società fino alla sua uscita, cioè fino alla fine dell’anno in cui dichiara d’uscire, e ancora per un’ anno dopo e non già due, come avviene nelle casse rurali. S’intende da sè che questi obblighi in sua mancanza passano ai suoi eredi. Anche per le Famiglie cooperative avviene che il socio rinunciante perde ogni diritto al fondo di riserva e ad ogni sostanza della società, gli resta solo il diritto di ritirare la sua quota sociale ma solo dopo che è spirato affatto l’anno di garanzia dopo quello nel quale rinunciò alla qualità di socio.
Nane. Benissimo, anche questo è chiaro.
Curato. In secondo luogo si perde la qualità di socio col prendere stabile dimora fuori del circondario della cassa rurale. Una dimora solo temporaria non porterebbe questa cessazione. Per le Famiglie cooperative questa conseguenza non risulterebbe, a meno che non si perdesse l’incolato in quei comuni nel cui raggio esiste la Famiglia cooperativa. P. e. io appartengo ora al comune di Fiavè e sono socio della cassa rurale di Fiavè; se fossi stralocato, per modo di dire, alle Sarche od in Canal S. Bovo, od altrove fuori di questo comune, cesserei tosto di far parte di quella Cassa rurale. Se invece fossi socio della Famiglia cooperativa di Lomaso, se anche andassi ad Innsbruck potrei restar socio egualmente, perchè sono censita ed appartengo al comune di Lomaso.
Toni. Ma in questo caso non torna conto restar soci delle Famiglie cooperative, perché per la lontananza non si può far provvista presso i suoi magazzini.
Curato. Se non torna conto si fa presto a rinunciare alla qualità di socio, ma se si volesse, si può restar socio e tornerebbe conto il ritirare poscia certi generi che forse non si trovano altrove si buoni e si a buon prezzo. So di soci che stanno lungi dal circondario delle loro Cooperative e di quando in quando si fanno mandare generi, i quali, ove ora abitano, si pagano ben più salati che ritirandoli dalle nostre Cooperative. Ma, ripeto, nelle Casse rurali non si può più esser socio, anche se si volesse, quando si prende stabile dimora fuori del raggio di attività di dette Casse; e questo sta bene, perchè il socio lontano non può essere più sì facilmente controllato nè in caso di prestito, nè in caso di garanzia rispetto al suo credito personale e reale. Vi sembra chiaro ora questo punto?
Tutti. Signor sì, signor sì, passi oltre.
Curato. In terzo luogo si cessa di esser socio tanto delle Casse rurali come delle Famiglie cooperative quando si viene esclusi dalla società per motivi segnati nello statuto e nel modo voluto dal medesimo.
Titta. Oh! sarà ben difficile che qualcuno venga escluso, perchè sarebbe per lui un disonore!
Curato. Il caso potrebbe avverarsi anzi facilmente; non già per quei soci che entrano schiettamente in società e sono galantuomini e tali sogliono restare; ma sì invece per quei soci che entrano in società con secondi fini e che, sotto la copertela del galantomenismo, nascondono le loro mire egoistiche ed il loro affarismo poco cristiano. Quindi sarà bene dare su questo punto alcuni avvertimenti non fuor di luogo.
Anzitutto merita l’esclusione qualsiasi socio che tanto nelle Casse rurali che nelle Famiglie cooperative non adempia agli obblighi statutari.
Un socio che fino dai primi mesi non si dimostra in tutto bene intenzionato di fronte alle molteplici prescrizioni dello statuto, deve essere tenuto d’occhio dalla direzione, e quando questa vede ripetute mancanze, dopo d’avernelo avvisato senza frutto, farà sempre ottima cosa intimargli l’esclusione. L’aspettare troppo potrebbe cagionare alla società più gravi brighe e più serii imbarazzi. Un rigore usato da principio verso socii poco docili, sarà fecondo di buon esito per la società, e sarà esempio tale da non trovar sì facilmente imitatori. Se invece la direzione fosse meticolosa, o poco energica su questo punto, dovrà in breve tempo lamentarsi delle serie conseguenze che nascerebbero dalla sua dabbennagine. Parlo per esperienza, e quindi con pienissima cognizione di causa. Meglio quindi aver pochi soci che camminano a tutta regola di statuto, che averne di più, ma tra questi qualche vipera che vi morda il seno in breve avvenire. Non vi pare?
(continua)
(Cont. v. num. 85.)
Toni. Non c’è che dire; noi la zizzania, se ve ne sarà, la vorressimo fuori del campo subito.
Molti. Sicuro; e sta bene che lo statuto provveda in proposito.
Curato. In quarto luogo si cessa d’esser soci per morte.
Toni. Sfido io, si cessa in tutto e da per tutto allora; si cesserà anche in questa società.
Curato. La garanzia dura però colla massa ereditaria fino al tempo stabilito dallo statuto, come pel socio che esce spontaneamente. Anzi se la vedova superstite o qualsiasi erede del socio defunto ne faccia domanda, può entrare al suo posto senza che paghi quota sociale od altro, perchè a lui spetta la quota del socio escluso per morte.
Gigio. E se gli eredi sono più d’uno?
Curato. Si intendano fra loro, e decidano a chi spetti sottentrare nel posto vacante; se poi amassero restare tutti assieme uniti, allora, invece di uno o l’altro erede in particolare, la quota sociale spettante al defunto resterebbe indivisa e comune pella massa ereditaria, ed anche la qualità di socio passerebbe agli eredi in cumulo, e tutti uniti assieme assumerebbero i diritti e gli obblighi sociali. In questo caso al nome del socio defunto si nota « ora eredi ».
Beppo. In caso di elezione attiva o passiva possono poi eleggere od essere eletti alle cariche sociali?
Curato. Uno solo può usare il diritto attivo elettorale, cioè dare il voto, ma deve essere autorizzato a ciò dagli altri coeredi; invece il diritto passivo di elezione non spetta a nissuno degli eredi, se sono più d’uno, e quindi l’erede solo sì, ma gli eredi non possono essere eletti alle cariche sociali; se vogliono questo diritto personalmente devono assolutamente pagare la rispettiva quota sociale.
Nane. È più che giusto.
Curato. Almeno questa la mi sembra la spiegazione più giusta e naturale dello statuto. Ma sapete bene, tante teste tante sentenze, e forse altri la penseranno differente, noi però intanto stiamo a questa edizione e tiriamo innanzi, chè lo statuto parlerà di ciò ancora più chiaramente.
II. Diritti dei soci.
Curato. I soci, dice lo statuto chiaro e netto, hanno diritto: a) di intervenire alle adunanze generali (anzi sarebbe un’obbligo di intervenire; mancando senza causa s’incorre in una piccola multa); di avervi la parola ed il voto. Come vedete, nelle adunanze generali tutti possono parlare, basta ne chiedano permesso a chi presiede; questi dirige la sessione in modo di dare facoltà di dire ad ognuno la sua opinione in ogni facenda; e lo faccia nelle respettive sessioni, e quivi dica tutto e francamente il suo pensiero, e non si faccia, come in tanti unioni di rappresentanze comunali, nelle quali v’hanno consiglieri che fanno i muti nel consesso o nella sessione e poi fanno gli sproloqui e le lamentazioni sulle piazze o nelle osterie. No, no, è nella sessione che devesi parlare chiaro e franco, e fuori di quella non si devono trattare, e molto meno criticare in piazza, gli affari sociali.
Toni. Pur troppo avviene alle volte il contrario!
Curato. Dunque voi imparate a fare le vostre cose ammodo. Ciò v’ha detto tanto per le Casse rurali, come per le Famiglie cooperative. Abbiamo solo un po’ di differenza sul modo di dare il voto. Nelle Casse rurali si deve dare sempre in persona dal socio, ed è esclusa pel socio maschio la procura. Per la donna è ammessa la procura, e così pure, come si dice sopra, per i coeredi di una quota sociale successi ad un socio defunto; colui che ha la procura deve essere socio e non può avere più di una procura.
Nelle Famiglie cooperative, invece, chi è impedito di andare alla sessione può delegare altro socio, e questo socio può avere perfino due procure, ma non più oltre. Ciò è ben provisto in proporzione della più o meno grande necessità di avere un numero legale pelle adunanze generali. Nelle Famiglie cooperative il numero necessario dei presenti deve essere la quarta parte dei soci inscritti, mentre nelle Casse rurali le deliberazioni dell’assemblea sono legali qualunque sia il numero dei soci comparsi, tranne il caso di modificazioni dello statuto, allo scioglimento della società, ed in ciò che riguarda il patrimonio sociale.
(Continua).
(Cont. v. num. preced.)
Beppo. In conclusione nelle Casse rurali nissuno che non abbia una procura può dare più che un voto, e se l’ha, più di due voti; nelle Famiglie si può dare tutt’al più tre voti; parlo bene?
Curato. Può darsi il caso che un socio possa dare più di due voti nelle Casse rurali e più di tre nelle Famiglie cooperative, ed ecco come: Quì il nostro Gigio è Capo Comune, ed è socio p. e. di una cassa rurale come persona privata. Ammesso il caso che si faccia socio della Cassa rurale anche il Comune di cui è capo Gigio, ecco subito che lui ha due voti; se poi qualche donna, che fosse socia, dasse a lui anche una procura, con ciò legalmente rappresenterebbe tre soci ed avrebbe tre voti.
Voci. Verissimo; non c’è che dire.
Curato. Un’altro caso più vicino nelle Famiglie Cooperative. Guardate; io sono socio della Cooperativa di S. Croce, sono presidente del Consorzio Agrario distrettuale di S. Croce, il quale è socio di tutte le Cooperative del distretto; sono presidente della Congregazione di Carità del paese, la quale è pur socia della Cooperativa; dunque fin quì ho diritto, senza alcuna procura, di rappresentare tre soci e dare tre voti; se poi, notate bene, due altri soci qualunque mi dassero la loro procura, perchè impediti d’intervenire, allora rappresenterei cinque soci ed avrei diritto a cinque voti. Non è chiara la cosa?
Tutti. Chiarissima, prosegua pure.
Curato. Fra i diritti sociali, importantissimo è quello nelle Casse rurali di ottenere prestiti in denaro giusta le prescrizioni dello statuto e del regolamento sociale. Chi non è socio non può avere nessun mutuo dalla cassa rurale. Vedete adunque come è sapiente questa prescrizione statutaria per la sicurezza dei prestiti. Non si diventa soci di queste società se mancano i requisiti della moralità, e non si dà in mano denaro a nissuno che non sia socio, quindi a nessuno che non abbia buon nome in paese e buon credito almeno personale.
Titta. Si avrà diritto almeno di portar denari in deposito a queste casse, anche se non si è soci?
Curato. Il depositare denari è concesso ad ognuno generalmente, ma non per diritto però, ma per favore. Se la cassa tenesse depositi in abbondanza, può in ogni tempo rifiutare i depositi di coloro che non sono soci, ma il denaro dei soci lo deve ricevere sempre; è questo un secondo diritto che ha il socio come è segnato alla lettera c dell’articolo 6: il socio ha diritto di collocare denaro (quanto vuole e può) a frutto nella cassa sociale. Ripeto: questo diritto è del solo socio; il non socio lo può fare solamente quando gli sportelli della cassa sono aperti per tutti, e solo per quella somma che viene stabilita dall’assemblea generale.
Nane. Torna a conto ad ogni modo farsi soci, se si vogliono tutti gli utili ed i diritti.
Curato. S’intende da sè; e tutti lo intendessero, perchè vi sono sempre i diffidenti, i quali credono solo a sè stessi e mai ad altri, e finiscono poi coll’essere condannati da tutti, perchè come dice il nostro maggior poeta « per se fare: a Dio spiacenti ed a nemici sui… Altro diritto in fine si è quello che ogni socio ha di vigilare e sindacare l’uso del denaro ottenuto a prestito dagli altri soci.
Bortolo. Allora tutti i soci devono sapere a chi si dà il danaro; allora tutto il paese sa se ho debiti colla cassa o meno. È un cantino questo che non mi accomoda tanto.
Curato. Eppure è questo quel cantino che farà prosperare sempre sia le casse rurali, sia coloro che usano del denaro delle casse. Ogni socio è in diritto di sapere ove va a finire il denaro depositato alla Cassa.
Toni. Sicuro che bisogna saperlo!
Curato. Dunque si deve sapere a chi si dà in imprestito. Questo non è per conoscere gli affari altrui, ma è per sapere gli affari nostri. Se io sono garante nella società con tutta la mia sostanza; se lo statuto prescrive che il prestito sia fatto a galantuomeni e che diano sicura credenza, ho diritto anch’io di saperlo, e solo quando lo so potrò vigilare e sindacare, come prescrive lo statuto, l’uso che fa il socio del denaro preso a mutuo, e se è sicuro o meno nelle sue mani.
Gigio. E se un socio venisse a sapere tutto il contrario; che cioè il denaro dato a imprestito non viene usato allo scopo richiesto, o fosse mal sicuro?
(continua).
(Cont. v. num. 87.)
Curato. Tosto questo socio deve darne avviso alla Direzione, la quale si darà subito la cura di assicurarsi della verità della denunzia, ed ove fosse vero l’esposto dal socio, deve in base allo statuto richiamare al dovere il socio debitore, e senz’altro ripetere il denaro mutuato entro il termine stabilito nel contratto, che è pel solito di 4 settimane, ossia un mese.
Toni. Dunque s’io p. e. avessi tolto ad imprestito Corone 200, e le spendessi a tutt’altro scopo di quello indicato nella domanda, possono essermi tolte entro un mese?
Curato. Sicuramente; io sarei il primo a farvi la funzione; solamente per questo, perchè non foste sincero nella domanda; e quando un socio mi manca di sincerità, fino da quel punto non merita di stare in nostra compagnia; così pure dite quando per certe circostanze il socio perde quel credito che si aveva quando prese l’imprestito; anche allora se lui e la sua sicurtà non danno sicura fidanza; si deve ritirare la somma mutuata.
Nane. Mi sembrano troppo rigorosi in questo modo!
Curato. È un rigore però che farà paura agli imbroglioni, ma non ai galantuomini. Questi non avranno mai molestie per i mutui avuti; puntuali alla scadenza degli interessi ed alla rinnovazione del contratto, saranno lasciati in pace sempre, ma dove si vede un po’ dell’imbroglio, è meglio sbrigarsene tosto. Giacchè la cassa rurale andrà sempre bene, quando cammina non tanto sulla sicurezza matematica quanto sulla sicurezza morale. La Direzione non deve no fare un fiscalismo o da finanziere a tutto rigore di parola con chi non se lo merita, e così molto meno coi soci, ma dove il bisogno fosse palese per forti indizii, allora tanto i soci che la direzione devono essere capaci di farsi rispettare e di eseguire a tutto rigore il disposto dello statuto.
Beppo. E se un socio non volesse ubbidire subito?
Curato. Allora viene escluso tosto dalla società ed in tutta regola chiamato all’ordine giudizialmente. Queste solennità usate a tempo opportuno faranno miracoli per tutti; un miracolo forse pel socio che, vedendosi mancare l’onore di appartenere alla società, alle volte farà giudizio e ritornerà umiliato e convertito all’ovile; miracolo per gli altri soci che non si permetteranno di rinnovare per conto proprio ciò che vedono succedere a spalle di altre; miracolo pei non soci, i quali, visto il retto procedere della società, si sentiranno attirati a farvi parte. Mi sono fermato alquanto sopra questo punto perchè non vorrei mai sentire un disordine in queste mie Casse rurali e nelle Famiglie Cooperative, e se mai facesse capolino, vorrei che fosse tolto subito senza protrarre con indulgenze fino quando il male fosse aumentato a diventare una cancrena irrimediabile. Ma basta di ciò, e veniamo a trattare dei doveri dei soci.
3. Obblighi dei soci.
Curato. Non c’è rosa senza spine; non vi sono doveri neppure senza i rispettivi obblighi. Anche nelle nostre società vi sono degli obblighi precisi.
Nane. Quello di pagare anzitutto, non è vero?
Curato. S’intende; primo obbligo si è di pagare la quota sociale, ed eventuale sopra tassa, chè è appunto questa che ammette poi a godere dei diritti sociali. Questa quota però nelle nostre società è abbastanza bassa da arrivarvi tutte le borse anche piccole; p. e. due corone nelle Casse rurali e poco più, e corone dieci al sommo nelle Famiglie Cooperative. Noi le quote le mettiamo basse tanto per non aggravare i soci di esborsi antecipati vistosi, quanto per non dare ansa a maggiori tasse d’imposizione. Del resto non c’è bisogno nè di forti quote, nè di averne più di una nelle Famiglie Cooperative, giacchè è escluso di regola ogni e qualsiasi dividendo. È dunque un capitale messo là a tutto beneficio della società e non dei singoli soci, egualmente come il fondo di riserva; colla differenza sola che la quota va ritornata al socio che esce dalla società, mentre il capitale di riserva resta sempre a favore della stessa. Nelle Casse rurali anzi non si può avere più di una quota, e neppure si può farne cessione agli altri.
(continua)
(Cont. v. num. prec.)
Toni. Per conto della quota non c’è che dire; è una spina piccola, ma verrà poi il resto.
Curato. Il resto, e la gran spina, che paventate voi, vien subito, ed è segnata alla lettera b art. 7 cioè quella « di corrispondere con tutti i loro averi fra di essi in parti eguali e solidariamente rispetto ai terzi… pei prestiti passivi contratti dalla società, pei depositi da essa ricevuti e per ogni altra sua obbligazione. » Ma questa è una spina già bella e monca nella punta per quello che vi dissi in principio riguardo a questa garanzia illimitata. Che te ne pare, Toni, ti spaventa forse ancora questa spina?
Toni. Se la cosa è come dice lui, e credo lo sia, e se tutti i soci fanno i galantuomini, non c’è a temere.
Curato. E chi non avesse voglia di farlo il galantuomo non si assume a socio, e se dopo ch’è socio cessa d’esser tale, se lo esclude, e tutti lesti e sicuri non ti pare? Basta che le Direzioni sieno in questo energiche e vigilanti. Su questo non parlo altro; e dopo ciò poco mi resta a dire anche degli altri obblighi ormai. Quello che ogni socio è in obbligo di osservare appuntino lo statuto, è cosa che intendete subito senza spiegazioni; quello che si dice dello statuto va detto di ogni deliberazione della società. Importante più di quello si creda, è l’obbligo di intervenire alle adunanze generali, obbligo che cade sotto una piccola multa per ogni mancanza senza motivo. Il popolo è fatto così, che alle prime adunanze corre numeroso, po’ poi un po’ alla volta si raffredda, e tante volte in modo che ben pochi s’interessano della azienda sociale; e tutt’al più si fermano a criticarla in luoghi che non dovrebbero. A voi dunque vi raccomando sempre di intervenire alle adunanze, ed ove foste impediti di annunziarlo alla Direzione.
Titta. Noi alle volte non veniamo a tali sessioni perchè non c’intendiamo tanto di questi affari, e perciò è inutile il nostro intervento.
Curato. Non ve n’intendete appunto perchè non amate di intervenire e d’interessarvi. Cambiate mò strada; venite sempre alle sessioni; ascoltate quello che si discute, di che si tratta, e vedrete che intenderete tante cose che non intendereste mai a stare a casa. E poi? Se qualche punto v’è un po’ duro, c’è là la direzione o qualche altro socio che vi trarrà in pezzi quello ch’è duro; il senso comune, anzi il buon senso comune del nostro popolo, non è mica scarso; tutt’altro; io conosco dei popolani come voi, ai quali era tutto greco od arabo sull’affare di Casse rurali e di Famiglie cooperative; ed adesso? Vi fanno i Ciceroni e ne assumono le prime cariche.
Toni. Ma noi poco c’interessiamo di venire alle sessioni anche perchè già il nostro voto vale poco; e poco su poco giù si conchiude sempre in favore dei pezzi più grossi!…
Curato. Il vostro voto intanto vale quanto quello del presidente o di qualsiasi altro pezzo grosso; e se voi imparerete a darlo il voto sempre con franchezza e senza lasciarvi abbindolare da Cajo e Sempronio, ma solo giusta la vostra retta coscienza, quale ve la farete nel sentire le discussioni pro e contra, vedrete che il voto gioverà assai; perchè andrà sempre ad unirsi agli altri galantuomini che la pensano come voi, e così otterrete la maggioranza. Se le cose procedono come devono procedere, questa maggioranza nelle nostre associazioni sarà sempre grande, giacchè di fronte a pochi malevoli, o male intenzionati, deve trionfare sempre, non dico solo il buon senso comune, ma prima di tutto la giustizia e la verità. Anche quando il diavolo ci mette dentro le corna, come avviene in tutte le opere buone, si finisce sempre però col trionfo da parte dei bene pensanti, e di quelli che lavorano pel ben’essere sociale, e non già per i loro interessi particolari. Ma basta di ciò; sopra questo argomento non ci mancherà occasione di ritornare in seguito. Tenete sempre a mente che il socio che vuole gli utili grandi, di tutta pratica economia, e sempre pronti ad ogni bisogno quali li offrono le nostre Casse rurali e Famiglie Cooperative, e necessario soddisfare tutti gli obblighi ed appuntino quali voi trovate segnati nello statuto.
Beppo. Se si vuole le rose, bisogna torsi anche le spine, va da sè?
Curato. Ma spine che non pungono a morte, ma danno sangue vitale alle società cooperative e di riflesso al socio che ne prende parte. La serata fu lunghetta alquanto; coll’aiuto di Dio arrivederci a domani.
(continua)
(Cont. v. num. 91.)
Capitolo III.
Organi della società.
I. Assemblea generale
Curato. Ogni famiglia ha un capo che la dirige; ogni unione qualcheduno che ne sia il promotore e ne tenga il buon ordine; ed ogni società le persone che devono presiederla per ottenere gli scopi sociali. Così anche in queste nostre società, sebbene tutto affatto popolari, non devono mancare quelle persone, o meglio quegli organi dirigenti, che le aiutino pel fine stabilito e voluto, e perciò tutto questo voi lo trovate in questa parte dello statuto dove si tratta degli organi sociali i quali sono: l’Assemblea generale dei soci, la Direzione, la Commissione di sorveglianza e di Sindacato, il Contabile Segretario, e infine per le Famiglie cooperative il Magazziniere, e sopra ognuno di questi parleremo a parte ed anche qui alla buona perchè m’intendiate. Quindi veniamo subito all’Assemblea generale la quale è la base di tutto, e la fonte donde sgorga ogni altro potere e carica….
Bortolo. …. e dove si dirimono tutte le questioni e faccende alla fine dei conti; non è vero?
Curato. S’intende; perchè fra gli organi sociali chiamati a dirigere tutto il nostro movimento cooperativo, il più importante, notatelo bene, il più importante per autorità ed attribuzioni è, e deve essere senza dubbio, l’Assemblea generale dei soci. A questa viene deferita la massima autorità, appositamente per mantenere quell’indipendenza e popolarità che devono avere queste società affatto popolari. Le attribuzioni spettanti all’Assemblea generale, od Adunanza generale, che è la stessa cosa, sono chiaramente specificate per le Casse rurali al § 13 dalla lettera a fino all’m; e per le Famiglie Cooperative al § 22 lettera a fino all’o.
Toni. Ed in questa c’entriamo tutti e tutti possiamo parlare, dire le nostre raglioni, dare il nostro voto e….
Curato. Naturalmente, qui è proprio il luogo, come già dissi, dove ognuno può aprire schiettamente, apertamente, liberamente l’animo suo, e dove ogni socio troverà sicuro ascolto nelle ragioni che espone con retto animo per il benessere sociale. Intendetelo questo punto; chi lo intende, non mancherà mai di intervenire a qualunque Adunanza generale della società, e si chiamerà contento, se in questa esporrà tutto quello che pensa sugli oggetti molteplici che si tratttano.
Gigio. E poi, nell’Asssemblea generale almeno si viene a conoscere anche di persona tutti i soci.
Curato. Anzi è nelle Adunanze generali dove si deve sviluppare quello spirito di santa fratellanza cristiana che deve sempre animare queste società, affinchè progrediscano fiorenti; è qui dove s’impara a conoscere le singole capacità, la franchezza di carattere e le buone intenzioni dei soci, sopra i quali in avvenire devono divergere i voti per scegliere buoni membri di direzione. E se nelle Adunanze generali per necessità delle umane vicende, di quando in quando si facesse vedere qualche opposizione più o meno calorosa, interessata più pel bene proprio che pel bene sociale, è proprio qui il luogo più opportuno per mettere a posto le cose, e far tutti persuasi della rettitudine o della mala intenzione di qualche socio, e in caso di nettare l’orto dalla gramigna.
Nanne. Tutto sta però che le suddette Assemblee vengano tenute bene.
Curato. Anzi, prima di tutto queste Assemblee devono essere convocate bene poi ben dirette ed infine ultimate bene con regolare protocollo.
Gigio. Ci dica dunque in proposito l’animo suo, e ci formoli un regolamento che debba servire per ogni sessione generale.
Curato. Ogni sessione generale anzitutto deve essere regolarmente convocata da chi ne ha il diritto. È la Direzione sempre, e rispettivamente la Presidenza, che emana l’invito a queste sessioni, sieno esse ordinarie o straordinarie. Vi è solo un’ eccezione in ciò, quando trattasi cioè di lagni contro la Direzione; allora l’Adunanza generale viene convocata dal Sindaco Capo della commissione di sorveglianza giusta il disposto dell’articolo 24 dello Statuto delle Casse rurali, e del § 30 lettera C di quello delle Famiglie cooperative. Tranne questo caso, le assemblee generali devono essere convocate sempre dalla Direzione.
Toni. E i soci non possono essi da soli fare un’adunanza generale?
Curato. Giammai legalmente, se non hanno con sè la Direzione. Possono i soci provocare una sessione straordinaria con una domanda scritta alla Direzione, e la Direzione deve tenere tale adunanza quando nella domanda v’è segnato il motivo della sessione e sia essa sottoscritta da un quinto dei soci della Cassa rurale, e da un quarto dei soci della Famiglia Cooperativa.
Toni. Ho capito; se abbiamo questi motivi dunque anche noi possiamo non fare ma ottenere una sessione generale.
(continua)
(Cont. v. num. 102.)
Curato. E non ti pare giusta la cosa? I soci senza la Direzione sarebbero un corpo senza testa, e a questo modo avressimo dell’anarchia e non già società cristianamente rette come devono essere le nostre.
Tutti. Sicuro; abbasso la peste degli anarchici, e vivano le nostre società cooperative a salvezza del popolo cristiano.
Curato. La Direzione dunque convoca le adunanze e lo fa con regolare avviso otto giorni prima del dì della sessione. Su questo avviso, che deve venire a conoscenza di tutti i soci, saranno indicate le seguenti cose: giorno, ora e luogo della sessione e gli oggetti da pertrattarsi, ciò che con frase moderna e parlamentare si dice ordine del giorno.
Beppo. E come si fa ad avvertire tutti i soci in una maniera che sia sicura?
Curato. La maniera più sicura di tutte è quella di mandare ad ogni socio il rispettivo avviso; e adesso che la stampa pei formulari rispettivi è a buon mercato, si possono questi avvisi farli stampare una volta per sempre; e di volta in volta che si adoperano, si completano col riempiere i punti voluti.
Un formulario in proposito lo troverete in appendice e servirà tanto per le Casse rurali che per le famiglie cooperative. (Vedi mod. 3).
Vi sono poi altri modi per render avvisati i soci dell’adunanza generale; uno di questi è per modo di currenda.
Premesso l’avviso generale coll’ordine del giorno, si elencano tutti i soci, e poi a mezzo o del pedone o cursore comunale, di un socio o d’altra persona fidata, si avvisano i singoli soci ritirando, a fianco del loro nome, la fede della fatta intimazione, colla firma del socio avvisato. Se la società è estesa a più paesi, si può anche spedire l’avviso comulativo pei soci di quel paese ad uno dei soci benevisi pregandolo di avvisarne gli altri, ritirando la fede d’intimazione come sopra..
In pari tempo si deve affiggere nei locali dei magazzini e in sede della società una copia dell’avviso per dette sessioni. In una parola, bisogna far di tutto per essere sicuri che ogni singolo socio sappia che nel tal giorno, alla tal’ora v’è sessione generale nel tal luogo, lasciando libera la Direzione di scegliere quel mezzo che crederà più spiccio e più adatto alle circostanze locali.
Bortolo. Per riguardo al luogo della sessione non vi sarà nulla a dire, e sarà sempre la sede della società o del magazzino sociale, non le pare?
Curato. Lo statuto non prescrive questo, ma lascia libera la direzione di convocare l’assemblea generale entro il raggio sociale dove più le piace e crede sia più utile ed opportuno. Alle volte in sede sociale, o nei magazzini non v’è posto conveniente per tali sessioni; ovvero non è il luogo più centrale e comodo per la maggioranza dei soci, e quindi può essere scelto qualunque altro luogo che è più adatto allo scopo; ed è per questo che nell’avviso di convocazione è prescritto di indicare il luogo della sessione; il che non farebbe bisogno se il luogo fosse fissato statutariamente nella sede della società.
Voci. Veramente l’osservazione è più che giusta.
Curato. Nell’avviso voi trovate segnata anche l’ora precisa dell’apertura della sessione; e sopra questa vi vorrei resi attenti di essere puntualissimi. Ho veduto in tanti luoghi e per tante altre sessioni che si manca moltissimo alla puntualità sull’ora fissata. Alle volte la Presidenza deve attendere ore continue prima di vedere radunati i soci o i convocati. Ma nelle nostre società dobbiamo essere puntuali come l’orologio. Il tempo è denaro, e molto più il tempo, impiegato nel trattare gli affari sempre importanti delle nostre società, vale moltissimo. Se tutti i soci all’ora convenuta sono là pronti alla sessione, subito vi si dà principio, subito si trattano gli affari e si possono trattar bene, e le sessioni avranno sempre esito felicissimo; se invece il socio se la prende con indifferenza, viene alla sessione come qualcuno giunge al fumo delle candele della S. Messa, allora c’è poco da sperare da simili soci e da simili unioni. Dunque all’ora precisa ogni socio deve essere presente; e se fosse impedito legittimamente, deve fare recapitare alla Direzione la sua mancanza giustificata. Così le cose procederanno sempre bene, e la società andrà sicuramente avanti.
(continua).
(Cont. v. num. 111.)
Toni. E qual numero di soci è necessario perchè la sessione generale sia valida?
Curato. Lo statuto canta chiaro, mio Toni; per le sessioni generali ordinarie e straordinarie delle Casse rurali, non è fissato il numero, e perciò qualunque esso sia, le sessioni di queste sono valide sempre; fatta solo eccezione per le modificazioni dello statuto, dello scioglimento della società, o riguardo le norme del patrimonio sociale, perchè allora sono necessari due terzi dei soci inscritti; per le Famiglie cooperative poi il numero legale è fissato almeno alla quarta parte dei soci inscritti, che sieno presenti o in persona o mediante procura; se si tratta poi di modificare lo statuto o dello scioglimento della società, anche qui sono necessari due terzi dei soci inscritti.
Toni. E se nelle Famiglie Cooperative non si arriva ad avere il quarto dei soci?
Curato. La sessione generale non è valida, e allora entra in vigore il § 17 dove si dice: che la Direzione deve convocarne un’altra entro 15 giorni, e in questa seconda saranno validi i conchiusi qualunque sia il numero dei soci comparsi. Perciò nell’avviso di questa seconda convocazione sta bene notarlo questo tanto, affinchè tutti i soci sappiano, che se anche mancano, i conchiusi si faranno validi egualmente, e dovranno osservarli, se anche non furono da loro nè discussi nè approvati.
Gigio. È giusto; il danno è tutto di loro al caso; un socio che non interviene a seduta, già accetta in antecedenza quello che faranno gli altri.
Curato, E non potrà mai con ragione lagnarsi di nessun conchiuso, perchè non prese parte alla discussione nella sessione dov’è il solo luogo di dire, di parlare con qualche utilità delle faccende sociali.
Checco. Ci dica ora il modo di dirigere le sessioni perchè ad ognuno sia permesso di dire la propria ragione, e tutto proceda regolarmente.
Curato. Le sessioni sono presiedute sempre dal Presidente o dal Vice-presidente e in loro mancanza dal Capo-Sindaco o dal suo sostituto. Questi all’ora precisa apre la seduta e fa quelle comunicazioni che crede necessarie di partecipare ai soci e che in ogni sessione non mancano mai; per cui il primo punto dell’ordine del giorno resta sempre quello « Comunicazioni della Presidenza ». Fatto ciò il Presidente apre la discussione sopra quello che egli ha comunicato per vedere se qualche socio ha da dire alcunchè. E qui resta libero ad ognuno di esprimere la sua opinione; ma prima di parlare, notate bene, deve alzare la mano e chiedere la parola.
Toni. E vuol dire?
Curato. Vuol dire che chiede il permesso di esporre le sue idee in proposito.
Toni. E non si può dirle subito senza tanti permessi?
Curato. No, caro; perchè allora succederebbe il caso, solito in tante sessioni comunali, che parlerebbero nello stesso tempo più di uno, e per farsi intendere, com’è naturale, uno griderebbe più forte dell’altro, in modo che non intende nissuno, e invece di una discussione piana, chiara e regolare, verrebbe fuori una babilonia. Di queste babilonie ne vediamo e sentiamo frequentemente; basta passare sotto le finestre dei nostri onorevoli rappresentanti comunali, quando fanno sessione, e se non avete tappate le orecchie, ne sentirete tosto la bella antifona! Dunque bisogna parlare uno alla volta sopra qualunque punto; e questo uno alla volta parlerà, e solo parlerà quando il Presidente glielo dirà. Non vi piace questo modo?
Voci. Bellissimo, ma ci staranno poi tutti?
Curato. Ci devono stare; è regola prima di ogni unione bene educata e ben diretta, e noi, che vogliamo fare le cose bene e possibilmente da per tutto, dobbiamo essere rigorosissimi in questa che è più importante di quello che vi pare.
Beppo. E se nissuno domanda la parola, ovvero se dopo che ha parlato Cajo e Sempronio, nissun altro chiededi parlare, che cosa resta a fare?
Curato. Il Presidente dichiara chiusa la discussione sopra quel punto; e indice la votazione sopra il medesimo; se viene accettato o meno nelle conclusioni che la presidenza o il relatore a di lei nome ebbe proposte.
Toni. E per fare queste votazioni, qual maniera si usa?
Curato. Il § 19 delle Famiglie Cooperative ne indica i modi, cioè: per alzata o seduta della persona (ovvero per alzata della mano, se le persone sono in piedi) ovvero se l’assemblea lo vuole, per appello nominale, cioè col chiamare per nome e cognome ogni socio presente, il quale risponde con sì o no; in fine con schede secrete, e con questo modo vanno sempre fatte le elezioni sociali nelle Famiglie Cooperative; nelle Casse rurali le votazioni avvengono in egual modo, ma non è prescritto tassativamente di fare le elezioni sociali a schede secrete; queste si possono fare in altro dei modi sopra esposti; basta che si abbia la maggioranza assoluta.
Gigio. E questa maggioranza quando c’è poi?
(continua).
(Cont. v. num. 114.)
Curato. La maggioranza assoluta c’è quando c’è un voto più della metà dei soci presenti, p.e.: Si mette a voti una proposta; i soci presenti sono 94; la metà di questi sarà 47; se dunque la proposta ha 48 voti, resta approvata a maggioranza assoluta.
Toni. E se avessimo voti pari, p. e. 47 per parte?
Curato. Allora, se la votazione fu fatta a schede secrete, si ritiene la proposta come respinta; se fu fatta in altro modo, allora è decisivo il voto del presidente; se questi sta dalla parte che approva la proposta questa resta approvata; se da quella contraria, essa è respinta. Se si tratta invece di elezioni, allora nelle Casse rurali a parità di voti si fa il ballottaggio, e resta eletto il favorito dalla sorte fra gli aventi voti eguali; nelle Famiglie Cooperative invece, quando si ha parità di voti, o non si ha la maggioranza assoluta, si ripete ancora una volta la votazione come prima; se neppure nella seconda volta si ottiene la maggioranza assoluta, nella terza volta si fa la votazione ristretta; cioè si scelgono quelli che ebbero maggiori voti nell’ultima votazione, e sopra questi solamente si vota, ed infine, se anche questi uscissero la terza volta con voti pari, allora anche qui si viene al ballottaggio ossia alla sorte!
Checco! La è una briga maledetta, queste votazioni a questo modo!
Curato, Non è vero; chi elaborò gli statuti in questo punto e in questo modo, non voleva portar brighe dannose, ma sì invece fissare norme fruttuose alla società; in modo che dovrebbe meritarsi benedizioni e non maledizioni. Senti, Checco, sentite tutti il perchè di queste disposizioni statutarie, e poi dite voi se non sono provvide assai. Queste società rurali devono sempre portare non l’ombra ma la realtà della popolarità e della giusta democrazia cristiana. Quindi gli organi che sono chiamati a dirigere queste società devono essi i primi uniformarsi a questo spirito caritatevole. Perciò è giusto che tutte le cariche sociali, tutte le persone che le coprano, e quindi prima di tutto le direzioni sociali, sieno di pieno aggradimento alla maggioranza dei soci almeno. Questo aggradimento generalmente si avrà e solamente si avrà quando le elezioni sociali si fanno a maggioranza assoluta ed a ripetuti esperimenti come prescrive lo statuto delle nostre Cooperative. Se fosse prescritto altrimenti, potrebbe avvenire qualche brutta sorpresa, quando meno si pensa, per parte di pochi soci male intenzionati. Invece queste sorprese sono impossibili colle prescrizioni presenti, per cui i bene intenzionati si intenderanno presto nelle loro elezioni, e verrà a trionfare sempre la vera maggioranza de’ soci, che è e deve sempre essere quella che ama la società e il bene sociale e non già il bene proprio e il proprio interesse. Vi so dire anzi, che se lo statuto non fosse stato utilizzato in questa maniera, avressimo già a quest’ora una o l’altra delle nostre Cooperative in mano di affaristi poco cristiani; ma a motivo appunto di queste norme provvidenziali, i colpi di stato furono sventati dal buon senso del nostro popolo e dei nostri soci, e speriamo che si arriverà sempre a pararli con trionfo. Vedete dunque che queste brighe delle elezioni, fatte in tal modo, furono volute apposta da chi conosce un pochettino le malizie elettorali, e le mise là nello statuto per salvare sempre lo spirito cristiano e filantropico di queste istituzioni.
Checco. Se la è così, capisco anch’io che lo statuto è ben fatto.
Toni. Però non mancheranno mai le battaglie elettorali di varii partiti…
Curato. Volete levare i partiti dal mondo? Ci sono dappertutto, e quindi non mancheranno mai anche nelle nostre società se non nei primi anni, sicuramente in seguito. Ma alla fin fine deve sempre trionfare il partito dei veri galantuomini, cioè di coloro che lavorano pel pubblico bene senza secondi fini. Tutto sta che i soci sappiano usar bene del loro diritto elettorale e lo facciano a tutto rigore di statuto.
Gigio. Lui, che ha pratica in questi affari di elezioni, ci insegni ora questo modo di usare con frutto del nostro diritto elettorale in questa faccenda delle Cooperative, che m’imagino, poco su poco giù, sarà eguale come in tante altre elezioni sia di comuni che di provincia o di stato.
Curato. Veramente un regolamento speciale di elezioni per le nostre società noi non lo abbiamo, ma si può averlo se si vuole e sempre basato sullo statuto, e se voi lo desiderate ve ne darò i punti principali, quali possono essere di norma in ogni nostra società, ma ciò a domani.
(Continua.)
(Cont. v. num. 119.)
2. Elezioni
Curato. Bravissimi! così mi piace; vi vedo tutti questa sera, e vi vedo venuti per tempo!
Toni. S’immagini! Non si tratta di elezioni questa sera? Dunque egli sa bene che quando si ha tale argomento per mano noi ci siamo sempre e tutti.
Curato. Benissimo; siateci tutti ad ascoltarmi, ma, quello che importa più, siateci poi tutti e sempre a praticarlo bene a suo tempo.
Nane. Non dubiti che sappiamo anche noi ch’è niente il dire se manca il fare, come non conta niente tagliar le legna se poi non si conducono a casa.
Curato. Dunque uditemi prima di tutto attentamente, ed a voi poi tocca a fare quello che sono per dire. Del resto, se avrete bisogno di spiegazioni, ove non intendiate qualche cosa, padronissimi di chiederla, e pronto io a darvegliela. Va bene così?
Tutti. Non si dubiti; lasci fare a noi.
Curato. Sicchè dunque a bella prima dovete sapere che, per far bene le elezioni sociali, bisogna anzitutto pubblicarle regolarmente come v’ho detto per le sessioni generali, in modo che tutti i soci inscritti nella matricola sociale possano sapere per tempo, cioè almeno 8 giorni prima, che in tal giorno, nel tal luogo, vi sono le elezioni per le cariche sociali tali e tali.
Ciò fatto, la Direzione prepara due copie delle liste elettorali, estraendole appuntino dalla matricola dei soci, in ordine come sono in quella, ovvero se vuolsi mettendole anche in ordine alfabetico, come meglio piace; basta ch’esse corrispondano perfettamente alla matricola sociale. Queste due liste assieme alla matricola restano esposte fino al giorno della elezione presso la Direzione per comodo di queli soci che le volessero esaminare per assicurarsi se combinano o meno colla matricola o per altro interesse elettorale.
Toni. E se qualche socio ne volesse copia, può egli pretenderla dalla Direzione?
Curato. Pretenderla no, chè la Direzione non è obbligata a dare ai soci una copia della matricola; e sarebbe gravissima briga il ricopiare dai 200 ai 300 nomi; il socio però se la volesse questa copia, può farsela da sè, ma non pretenderla. Non vi par giusta la cosa?
Tutti. Mo’ già! l’è giustissima.
Curato. Queste liste vanno fatte in modo, che servono poscia pella votazione e per il controllo de’ voti, e quindi in tante rubriche o finche rispettive; ad ogni uomo deve essere notato il voto dato o meno dal socio sia in persona che mediante procura, e per maggiore intelligenza vi porterò in appendice una modula del come devono essere fatte queste liste elettorali (ved. mod. 4).
Bortolo. E se un socio trovasse qualche sbaglio nelle liste, qualche mancanza o che so io, può egli reclamare?
Curato. S’intende; prima delle elezioni ognuno, come può visitare ed esaminare le liste elettorali, può anche reclamare contro le medesime ove fosse trovata qualche mancanza, ma se queste liste saranno una copia fedele della matricola sociale, sarà tempo perso tanto l’esame che l’eventuale reclamo. Ad ogni modo, se si presentasse tale reclamo, su questo deve pronunciarsi la Direzione prima del momento dell’elezione. È un’affare interno questo che va tolto e sbrigato dalla Direzione in unione al Consiglio di sorveglianza, e con ciò non va ritardato menomamente nè il giorno nè l’ora fissata pelle elezioni.
Venuto adunque il giorno stabilito per la sessione generale, nella quale si deve fare la votazione delle cariche sociali, il presidente, o chi per esso, all’ora precisa apre la seduta. Se crede, vi fa quelle comunicazioni e quelle osservazioni che credesse del caso per l’importanza della sessione, e poi prima di cominciare l’atto elettorale, sebbene non lo dica lo statuto, nomina egli, o tra i membri della Direzione, od anche tra altri soci, una Commissione elettorale di tre o quattro membri, i quali assieme a lui presenziano l’atto elettorale, controllano i voti, decidono sulla validità di eventuali procure, sull’identità del socio votante, e poscia fanno lo spoglio de’ voti notandone il risultato a doppio controllo.
La Commissione elettorale nominata dal presidente, o chi per esso, siede a fianco a lui per essere miglior testimonio dell’operato. Il presidente dichiara dopo ciò aperta la votazione. Egli prende in mano la matricola sociale, e dà le due copie conformi a due membri della Commissione elettorale per notarvi il socio che vota. Chiama il primo inscritto nella matricola e, se questi è presente, porta la sua scheda e la dà in mano al presidente, il quale senza aprirla e leggerla, la mette nell’urna elettorale alla vista di tutti. Intanto i due membri della Commissione notano alla rispettiva finca della lista elettorale, che il tale de’ tali votò.
Ciò fatto, il presidente continua la chiamata degli altri soci e si ripete l’operazione come pel primo caso. Se invece del socio venisse a votare un’altro socio procuratore del medesimo, allora costui deve presentare, prima di consegnare la scheda al presidente, la relativa procura, la quale viene esaminata dal presidente e da un altro membro della Commissione, e se è trovata regolare si numerizza con n.° corrente, si trattiene in atti, e si concede il voto al procuratore, il cui nome si nota nelle liste elettorali a fianco del nome del socio che rappresenta. Se la procura non è trovata regolare dal presidente e dalla maggioranza della Commissione, viene rifiutata, e colui che la presentò non ha diritto a voto, e di tutto questo si fa nota nell’atto elettorale.
(continua).
(Cont. v. num. 125.)
Toni. Abbia la buona grazia di dirci quando è valida o meno una procura, chè la mi pare una cosa importante a sapersi.
Curato. La procura può essere generale o particolare, cioè si può delegare un socio a rappresentarci nelle votazioni ed elezioni sociali in tutti quei casi che non ci siamo noi in persona, ed allora è procura generale; ovvero essa si limita a farci rappresentare in un caso solo, ed allora si chiama procura particolare. Quindi essa deve, nei due casi, estendersi differentemente, giusta le due module che vi aggiungo in appendice (ved. mod. 5 o mod. 6). Essendo questi affari interni e che trattano cose da socio a socio, va da sè che tali procure sono affatto esenti da bolli.
Finita la chiamata dei soci in ordine di matricola, si designa ancora un qualche tempo fisso per votare a chi non fosse stato presente alla prima chiamata, e se un socio si presenta innanzi che scorra il tempo fissato, egli può votare come gli altri; chi si presentasse dopo il tempo stabilito, perde il diritto per quella votazione.
Finito il tempo della votazione, il presidente dichiara chiusa l’operazione e passa assieme alla Commissione elettorale allo spoglio dei voti. Anzitutto si fa la verificazione dei votandi e delle schede depositate, e se l’operazione avvenne regolare, si devono nell’urna trovare tante schede depositate quanti furono i soci votanti.
Ciò fatto, e dopo aver assegnato a due membri della commissione l’ufficio di notare i voti, e ad altri quello dell’esame delle schede elettorali, il Presidente toglie dall’urna una scheda, la apre, e legge pubblicamente i nomi ivi inscritti nell’ordine e colle cariche rispettive segnate a fianco; e dopo d’averla letta lui, la passa ai due altri membri della commissione per verificare la sua lettura e per essere poi custodite gelosamente, al qual uopo sarà ben fatto passarle in un filo solido tutte assieme. Intanto che il Presidente legge, si notano i nomi degli usciti dai due membri della commissione e si mette dopo questi i voti ottenuti con numero progressivo p. e.
Cristoforo Boni Presid. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Antonio Galdino Vic-pr. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Giovanni Angelli consig. 1 2 3 4 5 6 7 8 9
Pietro Torboli » 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Luigi Trentini » 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Bortolo Longhi » 1 2 3 4 5 6 7 8 9
Battista Ponti » 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Se altre schede portano gli stessi nomi, non si scrivono un’altra volta, ma solo si aggiunge ai medesimi nomi un voto di più, come si vede sopra; se invece altre schede portassero altri nomi nuovi, tutti questi nomi si scrivono una volta ed accanto a questi si mettono i voti acquistati nel modo sopraindicato coi primi. Così viene continuata l’operazione fino all’ultima scheda che si leva dall’urna.
Finito lo spoglio dei voti, si passa ad osservare se si ottenne la maggioranza assoluta voluta dallo statuto. Questa si avrà se gli eletti portano un voto di più della metà dei votanti. P. e. se nella votazione gli elettori votanti sopra qui notati fossero stati in n° di 16, la maggioranza assoluta sarebbe di voti 9, uno più della metà che è 8. Ora tutti i sette membri, qui sopra notati, avrebbero avuto i 9 voti, e tutti sarebbero usciti eletti al primo scrutinio. Se i votanti invece fossero stati p. e. in n° 20, la maggioranza assoluta sarebbe 11; in questo caso ne troveressimo eletti solamente 3, e resterebbero in minoranza ancora 4. Allora si richiederebbe una nuova elezione, e questa si fa tosto come la prima limitando solamente a 4 le persone da eleggersi, e precisamente per quelle cariche sulle quali non si ottenne la maggioranza assoluta la prima volta.
Nane. E si deve fare in questo modo tanto nelle Casse rurali, come nelle Famiglie Cooperative?
(Continua)
(Cont. v. num. 131.)
Nane. E si deve fare in questo modo nelle Casse rurali come nelle Famiglie cooperative?
Curato. Nella prima votazione il modo è medesimo; nella seconda votazione c’è differenza. Nelle Famiglie cooperative si ripete ancora la votazione piena come la prima volta, e solo alla terza volta, se non si ottiene ancora la maggioranza, si viene alla votazione ristretta. Invece nelle Casse rurali ancora nella seconda elezione si viene alla votazione ristretta, cioè si scelgono dalla ultima elezione le persone che ebbero più voti dopo quelli che restarono eletti, ma in maniera che sieno il doppio di quelli che restano ancora da eleggersi. P. e. nel caso sopra esposto sono 4 ancora da eleggersi; se si deve fare la votazione ristretta, la votazione deve farsi sopra 8 nomi e non più, ed oltre ai 4 sopra segnati che ottennero voti 10 e voti 9, si scelgono 4 altri che avessero più voti dopo di loro, e tra questi 8 si scelgono quei 4 che si vogliono votare. Queste cose, ancora più chiaramente le deve spiegare chi presiede alla votazione, ed all’atto pratico entrano tosto nella testa anche al più duro degli elettori; basta però che tutti gli elettori stieno sodi ai posti finchè si ottenga l’esito finale della elezione e giammai partire dal luogo dell’elezione, se non sono sicuri dell’esito, od in antecedenza mancando l’opposizione, o ad ultimata operazione. Se poi nella votazione ristretta non si ottenesse ancora la maggioranza, questa si ripete, ed a parità di voti si tira la sorte. Di tutto questo si tiene esatta e rigorosa nota nel relativo protocollo, che a maggior fede, oltrecchè dai due soliti soci verificatori del processo verbale, verrà firmato da tutti i membri della commissione elettorale.
Titta. Sarà bene che ci dia un formolario anche di questo protocollo, chè, mi pare, sia molto importante.
Curato. è anzi importantissimo il protocollo delle elezioni alle cariche sociali, giacchè copia autentica di questo deve essere presentata sempre all’inclito i. r. tribunale, quando si fa il cambiamento di qualche membro, o di tutta la Direzione sociale. Se non fosse fatto in regola, potrebbe venire rifiutato, e rifiutata l’iscrizione dei nuovi membri eletti; perciò ve ne do un formulario. Vedi Mod. 7. 8.
Toni. E se contro queste elezioni si volesse reclamare?
Curato. Finita l’elezione si pubblicano sull’album sociale i nomi degli eletti, e si avvertono i soci, che contro le elezioni avvenute resta libero il reclamo entro tre giorni presso la Direzione sociale, passato il quale termine, non si accetteranno ulteriori reclamazioni. Qualora questi reclami si facciano, la Direzione li esamina se sono fondati o meno; se non sono fondati, li respinge coll’osservazione che contro la sentenza della Direzione resta libero il ricorso alla Commissione di sorveglianza entro otto giorni; e contro la sentenza della Commissione di sorveglianza entro otto giorni vi sarà ancora l’ultima istanza presso l’inclito i. r. Capitanato distrettuale.
Gigio. E perchè non presso l’inclito i. r. tribunale circolare?
Curato. Perchè esso si è già dichiarato autorità incompetente in proposito, e se volete le precise parole in caso simile eccovele: « Considerato che nel caso in questione (reclamo contro l’elezione delle cariche sociali) si tratta indubbiamente della regolarizzazione dei rapporti giuridici dei consortisti fra loro, i quali rapporti debbono essere regolati anzitutto secondo il contratto consorziale come dispone il § 11 della legge 9 aprile 1873 n°70;
Considerato che eguale disposizione è pure contenuta nell’articolo 90 del codice di commercio;
Ritenuto per tutto ciò che il tribunale non è chiamato a prendere ingerenza nei rapporti giuridici interni della società e dei consortisti, ma solo a registrare nel libro dei consorzii quanto dalla legge è prescritto;
Quest’i. r. tribunale circolare, quale senato di commercio, nel mentre si dichiara incompetente a decidere sulle questioni insorte tra i soci relativamente all’atto d’elezione delle nuove cariche, restituisce il presente rapporto assieme al relativo allegato… con incarico di partecipare tale decisione ad N.N. per sua norma e direzione. » Come vedete anche voi, non resta che le decisioni in affari elettorali sieno evase dalla Direzione in prima istanza, in seconda della commissione di sorveglianza ed in fine dall’inclito i. r. Capitanato. Con ciò devono esser paghi tutti quelli qualunque che volessero reclamare contro l’atto elettorale o contro qualche elezione di singoli membri. Ripeto però che tali reclami resteranno affatto spuntati quando l’elezione si farà come v’ho detto qui sopra, e quindi per questa sera punto fermo.
(Continua)
3. Direzione.
Curato. Adesso che abbiamo veduto il modo di eleggere le cariche sociali, e anzitutto quelle della Direzione, sta bene che discorriamo alcunchè anche di questa.
Toni. Sicuro; chè alla fin fine è quella che fa andare bene o male tutta la faccenda.
Curato. Naturalmente dalla Direzione dipende, non tutto, ma quasi tutto il perno su cui gira e cammina l’edificio sociale, ed è per questo che vi raccomandai di eleggere a questa carica persone adatte e capaci di avviare a buoni passi e condurre a felice termine il carro sociale.
Beppo. E quanti membri può contare la Direzione?
Curato. Nei nostri statuti segniamo di regola il numero biblico di 7; cioè Presidente, vice presidente e 5 consiglieri. Ma resta libero il segnarvi più o meno membri; e ciò conforme si crederà più opportuno. Ove la Società si estendesse a più paesi limitrofi, sarà ben fatto che nella Direzione abbiano parte membri che abitino nei rispettivi paesi. Così facendo la Direzione potrà venire tosto a cognizione dei bisogni di tutto il raggio sociale, e sarà nel caso di valutare da se stessa, senza bisogno di persone intermedie, la possidenza, il credito di ogni singolo socio, e nella facilità di controllare da vicino le molteplici operazioni sociali in favore o carico di questo o di quel socio. Sta bene però in ogni modo che il numero dei membri della direzione resti sempre dispari.
Nane. E perchè mai?
Curato. Perchè, venendo in discussione qualche deliberazione, possa in caso di voti di qua o di là, decidere quello del Presidente, il quale per regola non vota mai nelle deliberazioni della direzione proposte da lui stesso. Solamente quando vede che i membri della Direzione sono p. e. tre di un’opinione e tre dell’altra, lui unendosi da una parte o dall’altra fa cadere la bilancia, e così ottiene la maggioranza voluta pel conchiuso relativo.
Nane. Ho intesa anche questa, e sta bene…
Curato. La Direzione sociale, sebbene sia la prima autorità dopo l’assemblea sociale, non può fare e deliberare a capriccio, ma anche la sua sfera d’attività resta intieramente limitata e segnata dai §§ dello stattuto che si riferiscono a lei. Nelle Casse rurali ciò sta segnato dal § 14 al § 29. La lettura di quei §§ vi dice subito come deve diportarsi ogni direzione. Regola generale e che trovate subito al § 18 per le Casse rurali è precisamente questa segnata alla lettera a che suona: La Direzione deve condurre la gestione sociale osservando esattamente le norme dello statuto della Società e i voti dell’Adunanza generale. Così con eguali parole si esprime il § 26 nello statuto delle Famiglie cooperative ove dice: « la Direzione deve a) condurre la gestione sociale sotto l’osservanza delle norme dello statuto ».
Titta. Non c’è che dire; tutti e due gli statuti parlano egualmente.
Curato. Dunque vedete anche voi che la Direzione non può andare fuori di statuto senza che incorra tosto in irregolarità, ossia in atti che non varrebbero e non potrebbero obbligare, e dei quali essa intiera sarebbe responsabile davanti alla Società. Ma solamente la Direzione lavorerà legalmente, e bene, se starà a quello che vuole lo statuto, il quale è la volontà di tutti i soci. Quindi nelle nostre società non siamo sotto una direzione che fa alto e basso a suo capriccio ad uso dei vecchi Czar delle Russie, ma siamo in piena corrente costituzionale, anzi meglio, in piena democrazia; ossia la sola volontà, che tutto dirige ed opera, è quella dei soci, segnata nello statuto e nelle delibere dell’assemblea. La direzione, ed in ispecie il Presidente, non sono che rappresentanti di questa volontà nei varii atti sociali sia coi soci, sia coi terzi, sia in giudizio che fuori di giudizio.
Toni. Ma se la cosa è come dice Lei, la Direzione non è che una serva della società!
Curato. Precisamente, caro Toni; la Direzione non è che una servente della Società, non già una padrona; e chi intendesse entrare nella Direzione con volontà di comandare a suo modo, avrebbe sbagliato il numero di casa. I suoi comandi fuori dello statuto non potrebbero essere obbediti perchè illegali, e basterebbe uno di tali spropositi per mandare la Direzione subito a spasso.
Gigio. Ed in qual modo?
Curato. Con un rapporto fatto da qualsiasi socio alla Commissione di sorveglianza o di sindacato, della quale vi dirò tosto le mansioni e l’importanza.
(Continua).
4. Commissione di sorveglianza o Sindacato.
Curato. Affinchè vi persuadiate che la Direzione sociale non è padrona ma umile servente, e per di più che deve servire in tutta regola a punta di statuto, ella ha a fianco una Commissione di sorveglianza o di Sindacato, la quale, da bravo finanziere, in ogni ora, all’impensata, ma almeno ogni mese, deve sindacare l’operato della direzione come degli altri inservienti della società.
Beppo. Corpo di bacco, è ben importante questa Commissione!
Curato. È anzi importantissima la mansione degli uomini di sorveglianza, e perchè è importantissima la nomina non deve cadere sopra qualunque persona, ma sì invece sopra persone capaci di fare quanto vuole e pretende da loro lo statuto. Anzi nello Statuto delle Famiglie Coperative abbiamo voluto che uno dei membri di sorveglianza sia da nominarsi dal vicino Consorzio Agrario distrettuale, perchè come persona più indipendente non può a meno di divenire providenziale per queste nostre società. Per vedere l’importanza di questa Commissione, basta leggerne i §§ che le riguardano, dal § 20 al 26 nelle Casse rurali, e dal § 30 al 33 nelle Famiglie Cooperative. Mi piace riferirvene solo una parte. Al § 31 lettera a dello Statuto delle Famiglie Coop. si dice: spetta alla commissione di sorveglianza di « ispezionare in ogni tempo, ed almeno una volta al mese, i registri, e fare lo scontro di cassa alla presenza almeno di un membro della direzione, il rivedere i conti, i bilanci e gli inventari annuali »…
Toni. Grazie, sior zio; c’è altro?
Curato. Adesso viene il bello; b) « sospendere in caso d’urgenza le delibere della direzione, dove fossero palesemente contrarie allo statuto e ai conchiusi dell’assemblea, convocando tosto l’assemblea generale per deliberare il da farsi in proposito ». Eguali mansioni, poco più, poco meno, ha pure la commissione di sindacato nelle Casse rurali.
Gigio. In certo modo questa commissione è superiore alla direzione stessa?
Curato. Precisamente; ed è per questo che vi raccomando di scegliere per essa persone capaci di far il loro dovere, qual è quello d’invigilare sopra la direzione e sopra l’azienda sociale tutta. In pari tempo questa commissione serve di consiglio alla direzione stessa, la quale in certi casi deve sentire il di lei parere e chiamarla a sessione assieme ai propri membri.
Titta. Dunque, quando abbiamo una buona direzione e una buona commissione di sorveglianza, possiamo dormire bene i nostri sonni tranquilli, chè gli affari vanno bene di sicuro!
Curato. Mo’ già; e tutta la bravura dei soci sta appunto quì: di scegliersi per tali cariche le persone le più capaci e che diano tutta la fidanza per la loro moralità ed attività.
5. Contabile segretario.
Curato. Oltre alla direzione e commissione di sorveglianza, sonvi altre cariche nelle nostre società, che hanno grande importanza, e sopra le quali ci resta a dire qualche cosa; e parlando delle Casse rurali una carica importante è quella del contabile segretario, le cui mansioni sono segnate nel § 27 dello statuto.
Toni. Riceve paga questo contabile segretario?
Curato. Se non trovate qualche raro generoso che si presti gratuitamente, va da sè che il contabile segretario deve essere retribuito più o meno secondo il servizio che presta. Anzi il contabile, essendo garante di fronte alla società del denaro che gli viene affidato e dell’esatta gestione sociale, deve prestare una cauzione da stabilirsi dall’assemblea generale. Questa cauzione o può essere in denaro, o può essere una sigurtà insolidale di qualche persona benevisa e pagatrice.
Gigio. È difficile la mansione del contabile?
Curato. Niente affatto; quando si ha un galantuomo a tutta prova, e che sia capace di scrivere correntemente e di far conti, questi fa presto a divenire un buon contabile. Naturalmente deve impraticarsi bene dei registri e del modo di fare le relative operazioni; cose tutte che si imparano in una settimana alla più lunga presso qualche cassa rurale già esistente.
Nane. E non potrebbe Lei dirci qui le mansioni principali del contabile?
Curato. È tempo perso, perchè dovrei tirar in lungo delle sere continue e finirei per confondervi la testa più che illuminarvi. Basta vi dica che i registri delle Casse rurali sono nientemeno che 14, e che si basano tutti sul giornale di cassa, e tutti questi devono stare in giusta evidenza con quello. Oltre a ciò vi sono i protocolli di sessione, i contratti di mutuo e di conto corrente ecc., i quali, sebbene si diano in formulari stampati, meritano d’essere conosciuti alla pratica. Quindi per imparare il maneggio di queste operazioni vale anche qui il proverbio: è meglio la pratica che la grammatica; cioè fanno più due giorni di pratica presso qualche cassa rurale, che tante chiacchere sui libri, o parole a voce.
Toni. Capisco; questa non è roba per noi, e perciò tiri innanzi; solo mi dica c’è il contabile segretario anche nelle Famiglie Cooperative?
Curato. No; nelle Famiglie Cooperative, dove ci sono affari di denari e di merci, la faccenda cambia aspetto, e quindi il personale di servizio, e in queste si estende alle persone del direttore e del magazziniere, due cariche di salito distinte, ma che potrebbero essere unite in una sola persona, se gli affari sono limitati. Anche su questo punto vi dirò poche parole, se v’aggrada.
Tutti. Anzi, siamo qui apposta.
(Continua).
6. Direttore e magazziniere
Curato. Nello statuto delle Famiglie cooperative non si parla in nessun luogo di direttore, e quindi da principio questi non era distinto dal magazziniere, era tutt’uno, e lo può essere anche al presente. Ma in pratica si trovò che un solo magazziniere non può adempiere perfettamente e sufficientemente al molteplice servizio che esigono le nostre Famiglie cooperative, cosicchè si fu costretti ad assumere nel servizio dei magazzini doppio personale. Ora al capo degli inservienti diamo il nome di direttore, perchè è quello che dirige l’azienda sociale nelle principali mansioni. A costui viene affidato per lo più l’ufficio di provveditore dei varii generi di merci occorrevoli pel magazzino, facendo in persona se occorre qualche viaggio, ovvero per lo più tenendo corrispondenza colle case di produzione o coi grossisti. Egli poi tiene in evidenza tutti i giornali e registri sociali ed in modo particolare il libro maestro a doppia partita, il quale ad ogni giorno vi mette alla corrente di tutto lo stato dell’azienda sociale.
Toni. Dev’essere letterato dunque il direttore!
Curato. Cioè deve saper maneggiare la penna per bene per farsi intendere chiaramente nelle lettere che spedisce, e deve essere preciso e franco nel far di conto. Se proprio non è franco in grammatica, deve di sicuro essere franchissimo nell’aritmetica. Sebbene le sue mansioni non pretendano che resti in magazzino tutto il giorno, però ogni giorno vi deve essere, ed almeno alla sera, per rivedere le operazioni del magazziniere, ritirarne l’estratto dello strazzetto e metterlo a giornale, fare l’incasso del denaro entrato in giornata, sentire i bisogni di eventuali provviste od esigenze sociali. Come vedete, questa mansione si presta benissimo per i nostri maestri di scuola, come in fatto ve ne sono al presente in carica dovunque nasca una società cooperativa.
Titta. Se sono del paese però e galantuomini.
Curato. Di ciò non si parla neppure; perchè se ci fosse il minimo dubbio della onestà tanto del direttore che del magazziniere, non si potrebbero affidare a nessuno queste operazioni delicate.
Beppi. I registri delle Famiglie cooperative sono tanti come nelle Casse rurali?
Curato. Poco sù, poco giù, siamo lì. I principali sono: il protocollo degli esibiti, il libro conto corrente coi soci, il conto corrente coi negozianti, il libro competenze, il libro amministrazione, il libro cassa, quello delle quote sociali, la matricola de’ soci, ed infine il padre di tutti questi, il Giornale, che spaventa a vederlo per la sua grandezza e numero di finche, ma che pel direttore deve diventare il suo beniamino e il suo prediletto di ogni momento.
Gigio. A quel che sento anche quì ci vorrà la sua bella pratica, perchè a spiegare tutta questa roba si andrebbe al dì del giudizio!
(continua).
Curato. In una settimana di pratica si può benissimo imparare in modo da farne poscia il maestro, come ho veduto fin qui dall’esperienza. Per cui non è cosa tanto difficile come sembra. Se si arrivò da principio ad impiantare queste società con nessuna esperienza, ora che l’esperienza fu fatta, e felicemente, la cosa riesce ben assai più facile.
Oltrecciò il direttore deve tenere numerizzate e ben custodite tutte le singole fatture che gli pervengono dai negozianti, le quali, oltre di servire all’amministrazione, servono di base per stabilire i prezzi dei generi di magazzino; di più deve tenere per legge una copia lettere, nel quale riproduce tutte le ordinazioni e le lettere che spedisce ai negozianti o ad altri.
Titta. Mi pare che ne abbia delle faccende questo benedetto direttore.
Curato. Di soprassello spetta al direttore di attendere e sorvegliare, e magari di aiutare in occasioni straordinarie il magazziniere, il quale in tutto e da per tutto deve essere soggetto al direttore. Il direttore, come vedete, è persona che supplisce alle mansioni che avrebbe la direzione sociale, e può essere uno della direzione stessa e magari lo stesso presidente, ma per lo più è persona estranea alla direzione, ma eletta o messa a libera scelta dalla direzione stessa, sotto la cui responsabilità egli agisce. Invece il magazziniere viene eletto dall’assemblea dei soci, e ciò perchè è la persona che è a contatto dei singoli e di tutti i soci in ogni momento.
Toni. Esso però non avrà tante brighe come il direttore mi pare.
Curato. Ha però le sue che non sono nè poche nè meno delicate, anzitutto egli dev’essere persona, maschio o femmina poco importa, di retta coscienza a tutta prova, ed abile al suo servizio. Se l’assemblea lo vuole, egli deve dare anche una cauzione o sigurtà. La sua mansione specialissima è quella di tenere lo strazzetto, nel quale devono segnarsi tutte le operazioni giornaliere, dalle minime alle massime, di entrata ed uscita, a contanti e a credito nel magazzino. Tutto pesa, tutta misura e, conforme trova, nota in entrata od uscita. Se distribuisce generi a credenza, nota pure il socio debitore, e ne riproduce il conto anche sul libretto del socio accreditato, del quale sempre deve venire fornito quando acquista generi in credenza. La bravura del magazziniere si vede appunto quì; quando cioè lo strazzetto concorda perfettamente coi libri dei soci accreditati.
Nane. Chi pane mangia falla, e qualche volta potrà fallare anche un bravo e diligente magazziniere.
Curato. Non lo nego; ma se è bravo e diligente, questi errori devono essere ben rari, altrimenti, vedete anche voi, porterebbero de’ gravi sconcerti nell’azienda.
Alla fine della giornata il magazziniere prima di uscire dal magazzino fa lo spoglio dello strazzetto, e coll’aiuto del direttore numera la cassa e mette il tutto sul giornale.
Gigio. E per conto dei denari che incassa il magazziniere in giornata, che cosa si fa?
Curato. Ogni sera si fa il controllo alla presenza del magazziniere e del direttore, e si nota l’esito sullo strazzetto. I denari poi passano tutti in mano al cassiere, o alla vicina cassa rurale colla quale si tiene conto corrente. Nel cassetto del magazziniere tutt’al più non vengono lasciati che alcuni fiorini di spiccioli per il cambio del giorno susseguente. Questo residuo pure si nota, perchè nel conteggio la sera susseguente è il primo prelevato.
Toni. Ci vuole dunque anche il cassiere?
Curato. Ti farebbe gola eh questa carica? È la più brutta veh! perchè ti arricorda Giuda. Lasciando lo scherzo, vi dirò che non è proprio necessario lo stabilire un cassiere appositamente; questa mansione è tutto affare della presidenza, e quindi spetta a lei il fissare il modo di tener custoditi i denari, i quali del resto si devono fermare pochissimo, dovendosi fare i numerosi pagamenti in settimana presso i grossisti o le case fornitrici dei generi. Generalmente è uno dei membri della direzione che tiene la cassa con apposito registro di entrata ed uscita, vicinissimo di abitazione al direttore, il quale fa sempre le spedizioni postali del denaro. Qui è inutile stabilire una norma fissa, perchè la cosa dipende da tante circostanze affatto locali. Ma basti di ciò, a domani altre cose.
(continua).
Cap. IV.
Amministrazione.
1. Bilanci e situazioni mensili.
Curato. Questa sera ho bisogno di maggiore attenzione, perchè colle nostre chiacchiere siamo arrivati al punto più difficile, cioè all’amministrazione e sue varie operazioni.
Nane. Tutti i groppi arrivano al pettine, dicono le nostre tessitrici, e così m’immagino sarà anche qui; se nell’azienda ci fu qualche marachella, di certo si trova al tirar dei conti.
Curato. Sicuro; quando si tratta di serrare le partite è affare serio; e molto più se non si usò la massima cautela ogni giorno e ad ogni singola operazione. Intanto la prima operazione che avviene nelle casse rurali è la situazione mensile, quale voi leggete ogni mese nel Bollettino del Consiglio d’agricoltura per parte delle casse rurali in attività. Questa è facile, perchè non è che la copia esatta della somma delle singole poste di entrata ed uscita del libro di cassa.
Gigio. Ho veduto qualche differenza nelle situazioni mensili tra le casse di Quadra e Fiavè e quella di Scurelle. Quest’ultima ci mette oltre al movimento anche la rimanenza attiva e passiva.
Curato. Ciò si fa per rendere più evidente lo stato dell’azienda, e così, oltre alla situazione mensile, si fa anche un bilancio sommario mensile. E se voi amate questo secondo metodo, padronissimi di farlo; il modo di eseguirlo lo avete già negli specchietti che si pubblicano ogni mese sul medesimo bollettino che è il foglio Ufficiale per le nostre cooperative quasi tutte.
Toni. E nelle Famiglie cooperative c’è pure fare la situazione mensile?
Curato. Si può fare benissimo, chiudendo ogni mese il giornale; ma sarà una situazione soltanto probabile, perchè per averla reale si dovrebbe fare il bilancio dei generi esistenti in magazzino, cosa che porterebbe grave disturbo. Invece quì si fanno i bilanci trimestrali od al più semestrali, e con questi avete sicura la situazione delle Famiglie cooperative.
Toni. E come si fa tale bilancio?
Curato. Eccovelo in poche parole. Ogni volta che si fa questa salutare operazione, si chiudono sebbene momentaneamente, tutte le partite di dare ed avere, sia sul giornale maestro che nei singoli altri libri; tanto coi soci, che coi negozianti e di qualunque altra partita segnata nel giornale.
Nella parte dell’attivo prima di tutto si mette il denaro giacente in cassa, chè poco o tanto ne deve essere sempre, sia questo nelle scodelle o cassette del magazziniere, sia negli scrigni del cassiere, e per maggior evidenza si possono notare anche le qualità delle monete esistenti col loro valore giusta il listino del giorno. In secondo luogo si rileva minutamente il valore di tutti i generi e merci esistenti in magazzino e già entrate in giornale, e questo valore non si calcola al listino di smercio, ma a quello di acquisto, merce posta franca in magazzino, e ciò perchè il bilancio sia più sicuro.
Bortolo. Mi pare sia una bella briga questa di ripassare e tassare tutti i generi, quando questi sommano a più migliaia di fiorini, i quali sono nei nostri magazzini?
Curato. Vero, è affare fastidioso questo, ma salutare, e per non omettere nulla si deve notar tutto e ripassare locale per locale ovvero categoria per categoria, procurando di assegnar loro sempre le medesime posizioni in magazzino per ogni evenienza e prontezza di servizio e di bilancio. Per sapere poscia il vero costo dei generi servono le fatture di acquisto, alle quali si aggiungono solo le condotte e i dazi eventuali.
Toni. Ci vorrà almeno una giornata a ripassare tutta questa roba di magazzino!
(continua).
cont. v. num. prec.
Curato. Quando vi sono presenti almeno quattro membri di direzione, e almeno quattro ci devono essere, si può benissimo ultimare la facenda in un sol giorno. Bene inteso però, che in quel giorno sia chiuso il magazzino allo smercio, giacchè tanto il direttore che il magazziniere devono aiutare nel bilancio. In un giorno si possono bilanciare alcune migliaia di fiorini in generi segnandone il prezzo, o il peso, o la misura; per ultimare poscia il conteggio di somma o di moltiplicazione, se non si arriva nel primo dì, si farà nel secondo comodamente.
In terzo luogo nell’attivo vengono i crediti eventuali di qualsiasi specie. Per lo più e quasi esclusivamente questi si limitano ai soli soci e si trovano nel libro corrente coi soci, di cui si esaminerà esattamente ogni partita controllandola collo strazzetto, e in caso di dubbio col libro che tiene in mano ogni socio accreditato.
In questo luogo alla partita attiva va messo il mobilio col valore di costo, detraendo da questo un eventuale deperimento. Con ciò si finisce la partita attiva e si viene a quella passiva.
Nane. Che si desidererebbe sempre piccola per andar bene, non è vero?
Curato. Almeno minore dell’attivo, altrimenti si avrebbe perdita. Ora nel passivo alla prima posta si mette il capitale sociale, cioè le quote pagate dai soci. Questo è un debito, giacchè ogni socio che esce dalla società ha diritto di ritirarlo a norma dello statuto sociale. In secondo luogo si mette il fondo di riserva, al quale hanno diritto in proporzione eguale tutti i soci esistenti e di cui, qualora l’assemblea degli stessi lo voglia, si può fare quell’uso che si crede, ma ch’io consiglio a tenere d’acconto per ogni eventualità triste che può capitare, p. e. per compensare perdite da’ soci, o deperimento di merci, o simili casi facili ad avverarsi sotto la cappa del cielo. In terzo luogo alla partita passiva si mettono i debiti di qualsiasi specie: come mutui presi da soci, da casse rurali, da banche cooperative ecc.; indi i debiti esistenti presso i negozianti giusta l’esatto stato apparente alle singole partite del rispettivo giornale.
Finita anche questa partita, si tirano le somme totali, e poi si fa l’ultima importantissima operazione, cioè la sottrazione. Se la cifra maggiore sarà l’attivo, il residuo segnerà l’utile del trimestre, del semestre o dell’anno di cui si fa il bilancio; se invece la cifra maggiore fosse quella del passivo, allora il residuo segnerà la fatta in questo frattempo.
Toni. Eh! non v’ha dubbio, ci deve essere sempre utile di certo!
Curato. Nel primo trimestre vi può essere anche una perdita per le spese straordinarie del primo impianto, ma alla fine del primo anno di certo, se la cosa fu condotta bene, un civanzo piccolo o grande ci sarà, e ci deve essere.
Toni. E se non ci fosse?
Curato. Quando i tuoi buoi non son capaci di tirare innanzi il carro, che cosa fai?
Toni. Li cambio subito, se posso.
Curato. E così anche quì; se la prima direzione non è capace di arrivare a S. Silvestro con un po’ di attivo reale, la si cambia con una migliore e si andrà innanzi. In appendice vi dò un esemplare del bilancio di una Famiglia Cooperativa e la situazione mensile della Cassa rurale. (Vedi Mod. 9 e 10).
(Continua).
cont. v. num. prec.
2. Resa di conto
Curato. La resa di conto va fatta alla fine d’anno, e questa deve essere presentata dopo otto giorni dalla sua approvazione, fatta dall’assemblea generale de’ soci, alla competente autorità, cioè all’i. r. capitanato distrettuale. Il tempo massimo è al più entro il giugno dell’anno susseguente.
Toni. Resa di conto e bilancio non è tutt’uno?
Curato. No; il bilancio si estende a tutta l’attività sociale; il rendiconto si ferma in particolare a specificare la rubrica Entrate e Spese ossia profitti e perdite. L’autorità capitanale non si contenta solo del bilancio, ma vuole bene specificato il conto profitti e perdite in tutti i titoli suoi particolari.
Toni. E perchè questo?
Curato. Perchè solo dal resoconto profitti e perdite il referente steorale potrà decidere se la rendita eventuale in più è soggetta o meno a imposte.
Nane. Non si paga già un’imposta diretta ogni semestre sulle quote sociali entrate ed uscite e sugl’interessi pagati?
Curato. Verissimo; ma questa è una piccola imposta in base alla I scala di bollo per le quote entrate ed uscite ed il 2% sugli interessi pagati; ma l’imposizione eventuale sulla rendita netta, se si verifica nella somma voluta, è ben più grave, perchè a quella poi si aggiunge l’addizionale comunale che tante volte è il quintuplo e peggio.
Gigio. E quando poi è imponibile la rendita?
Curato. Quando essa come rendita netta sorpassa i fiorini 300, ossia 600 Corone, allora si bolla coll’imposta sulla rendita; se invece è minore non si può tassare.
Gigio. E se il di più si passa al fondo di riserva, allora porta anche questo imposta?
Curato. Se il fondo di riserva non vien diviso tra soci, ma resta fermo per la società per sopperire ad eventuali perdite, per ammortizzare eventuali passività, non è imponibile. V’ha qualche referente steorale che assogetta all’imposta qualsiasi fondo di riserva; ma c’è la legge che parla chiaro su ciò, e alla legge ci deve stare anche il referente, e se non ci sta si ricorre all’autorità superiore, magari fino a Vienna, e sebbene in ritardo giustizia si farà. Si crede che il Papa sia cattolico, dice il Giusti; e così si crede che chi fa la legge, l’osservi; non vi pare?
Tutti. Almeno la deve esser così.
Curato. Dunque questo resoconto si deve fare molto specificato. Al titolo profitti si mettono tutti gli introiti, i quali nelle Famiglie Cooperative saranno p. e. gli sconti avuti negli acquisti, le sopratasse d’ingresso, il percento sullo smercio ecc., nelle Casse rurali, altre alle eventuali sopra tasse, vi saranno gli interessi pagati o capitalizzati sui mutui e sui conti correnti, come pure l’aggio valuta sui cambi ecc. Al titolo spese, nelle Famiglie Cooperative, vi saranno le tasse ed imposte erariali e comunali, bolli e portiposta, oggetti di cancelleria, condotte e salari, spese di viaggio, di lume, legna, affitti ecc. e nelle Casse rurali poi, oltre le tasse ed imposte, vi saranno gli interessi pagati o capitalizzati sui depositi ecc. ma per migliore intelligenza vi darò in fine un esemplare di resoconto tanto delle Famiglie Cooperative che delle Casse rurale, come feci pel bilancio, e questi serviranno per norma almeno approssimativa.
Toni. Sì sì, sarà meglio, se no queste nostre teste dure stentano a capire, non lo dicono anche loro preti slatinando che verba movente et exempla trahunt?
Curato. Precisamente, e perciò osservate in appendice Mod. 11 e 12.
Nane. E con ciò ha finito tutto?
Curato. Per questa sera basterà; domani a sera od alla più lunga dopo domani finiremo le nostre chiacchiere ch’è tempo, e poi è quì sull’uscio la quaresima nella quale abbiamo tutti altre cose più importanti assai da trattare.
Toni. Ho capito l’antifona; so quagli altri conteggi bisogna fare in quaresima e nel tempo pasquale!
Curato. Dunque buona notte, e arrivederci domani.
3. Per finire.
Bortolo. A nome di tutti, sior curato, son quì a pregarlo che questa sera ci finisca le nostre chiacchiere sulle Famiglie Cooperative e Casse rurali, perchè i due ultimi giorni di carnovalevorressimo averli in libertà per divertirci un pochino assieme coi nostri amici, m’intende…..
Curato. Sì, intendo; a forza di chiacchiere siete stanchi e stomacati, e vorreste venire ai fatti per far stare lo stomaco un po’ meglio. Io non voglio rovinarvi l’appetito nè il divertimento e vedrò di farla finita questa sera.
Toni. Stiamo quì magari fino a domani, ma che almeno possiamo sentire quella benedetta parola – fine. –
Curato. Ve ne avrei millanta delle cose da dire e da spiegare ancora, ma se siete stanchi voi altri, sono quasi stanco io pure, e perciò per quest’inverno basterà quel che v’ho detto fin quì. Stasera non aggiungerò che poche parole sulla progettata federazione di sindacato delle casse rurali e delle Famiglie Cooperative del nostro Trentino.
Gigio. Appunto, non fu ella a Trento ieri l’altro per questo scopo? Ci dica dunque che cosa è questa Federazione, e se verrà fatta e quando.
Curato. La Federazione di sindacato consiste in questo: che tutte le nostre società eleggono alcune persone competenti per sorvegliare anzitutto l’ andamento sociale delle singole istituzioni e per procurare loro il miglior progresso possibile, assicurando loro vita lunga e felice.
Toni. L’idea è bella, mi piace; il difficile sta però a metterla alla pratica.
Curato. Appunto per questo ci siamo uniti a Trento il 19 febbraio, e questa unione portò un bel passo innanzi allo scopo. Anzitutto si approvò ad unanimità l’idea di questa Federazione di sindacato, indi si discusse assai sul modo di attuarla, e per non precipitare la cosa si nominò un Comitato di 9 membri e 4 sostituti, il quale si dia le mani d’attorno per preparare presto una proposta concreta di questa associazione.
Gigio. Sarà essa una sola tanto per le Casse rurali che per le Famiglie cooperative?
Curato. Da quel che prevedo sarà una sola la Federazione, distinta però in due sezioni: una che tenda al fine ultimo delle Casse rurali, che è la Cassa centrale, e l’altra allo scopo finale delle Famiglie cooperative che è di avere il magazzino centrale di acquisto e smercio. Queste due sezioni poi si fondano in una sola Federazione per la ragione del sindacato, cioè di regolare un’uniforme registratura di tali società e di sorvegliare l’andamento con ripetute revisioni.
Toni. Dunque vi saranno anche dei revisori che verranno a sorvegliare e rivedere lo stato delle nostre società?
Curato. Questo è anzi lo scopo principale del sindacato della Federazione. Un revisore i più revisori saranno mandati attorno dal sindaco a dato tempo, e magari all’insaputa, per vedere se le società arano diritto. Con ciò si assicura la loro esistenza, perchè si mette all’impegno le direzioni sociali a fare il proprio dovere sempre ed a farlo bene, e i soci per loro conto possono star tranquilli che tutto procederà giusta le norme dello statuto e più ancora della vera economia e giustizia.
Toni. Sicchè, se qualche direzione volesse farsi su le maniche o reggere la società a suo capriccio, non lo potrà quando ci sia questa federazione di sindacato?
Curato. Sarà impossibile, perchè se ne avesse la tentazione il revisore ed il sindaco sarebbero pronti a fargliela passare.
Toni. Allora non torna a conto fare i direttori o i membri di direzione.
Curato. Guadagno proprio non ne avrà mai chi dirige le nostre società, ma brighe molte sempre. Siete voialtri che non so, se per gelosia o per mala fede, avete sempre in testa che si possa guadagnare coll’essere membri di queste direzioni. Sono cariche onorifiche bensì, ma gratuite, e pesanti, che possono essere ben condotte da chi ama sacrificarsi per amore del prossimo, ma che non stanno bene e non possono stare a lungo in mano di chi pensa ed ama il solo proprio interesse. Capite?
Tutti. Giustissime osservazioni; ma per le revisioni ci vorranno spese e non poche.
Curato. Spese ce ne saranno, ma sempre compensate dalle aziende nostre coll’essere tenute di continuo in retta amministrazione. Alle spese della federazione di sindacato si sopperirà con aiuti promessi e probabili dello Stato e della provincia; indi con un contributo annuo che darà ogni singola società federata.
Nane. E questo contributo sarà per tutte eguale?
Curato. Un contributo fisso sarà eguale per tutte; ma oltre a questo vi sarà anche un contributo proporzionale o alla rendita netta di ogni società, ovvero al movimento degli affari, come sembrerà meglio all’assemblea generale di tali società.
Toni. Io sto per un contributo proporzionale agli affari, e non già a quello del reddito netto.
Curato. Sono anch’io della tua opinione, perchè una società col giro magari di 40 mila fiorini, a mala pena arriva p. e. a S. Silvestro con 200 fiorini netti di rendita, mentre un’altra con metà giro ne presenta 400, e ciò per la bravura della direzione. Se il contributo fosse solo in proporzione della rendita netta, verrebbe con ciò a pesare di più sopra coloro che fanno meglio il loro dovere, ciò che non può essere e non si può fare.
Gigio. Giustissimo, siamo certi che il comitato studierà bene questo punto importantissimo dei contributi delle singole società per la federazione. Ma mi dica, e dove avrà sede poi questa federazione?
Curato. Non si parla neppure, a Trento si intende, e precisamente, lo spero, nello stabilimento bacologico-agricolo del Consiglio provinciale d’agricoltura, giacchè fu per iniziativa del suddetto Consiglio che si avviò tale provvida istituzione, e nella sala maggiore dello stesso fu tenuta già la prima adunanza preparatoria e poi? Trento è il centro naturalissimo di tutte le nostre vallate in generale. Trento è la capitale, almeno la deve essere e lo sarà del nostro Trentino; Trento è la sede delle più alte autorità ecclesiastiche e civili, e Trento sarà il luogo dove sorgerà col tempo e la nostra cassa centrale e i magazzini sociali, ultimo fine della federazione progettata.
Bortolo. Avremo con ciò forse un centralismo che potrebbe danneggiare gli interessi delle singole vallate?
Curato. Non temete di ciò nè per ora nè in avvenire. Un cuore al nostro corpo, che riceva il sangue e lo rimandi a mezzo delle vene fino alle dita dei piedi ce lo diede a tutti Domine Iddio, e tutti desideriamo che questo cuore batta bene e giusto. Così deve essere anche in questa provvida federazione. Trento sarà il cuore che riceverà da tutte le valli trentino prodotti, denari ecc. dove ne esistessero di più, e di Trento partiranno denari e generi alla volta di quei luoghi che ne abbisognassero, e tutto questo andare e venire sarà col maggior interesse di tutti e colla minore spesa possibile. Se ne avrà vantaggio il cuore, Trento, ne devono sentire utilità pure le membra, le valli trentine.
Tutti. Se la è così, ben venga questa benedetta federazione.
Curato. E verrà, e presto, basta che in tutti duri a lungo la buona volontà, quale sembra avere chi la ebbe iniziata. Intanto facciamo punto a queste lunghe chiacchierate. Spero saranno sufficienti per darvi una giusta idea di queste nostre società rurali di cooperazione, sicchè ognuno possa trovarvi il necessario per essere diretto nell’impianto e nello sviluppo delle medesime. Vi ringrazio che foste pazienti di ascoltarmi sino all’ultimo.
Tutti. Anzi grazie a lei, che volle prendersi la briga di istruirci sì minutamente. Noi non possiamo soddisfare a tanta carità. Iddio la rimeriti, e così sia.
Soggetto produttore: | "La Famiglia Cristiana", n. 48, n. 49, n. 50, n. 52, n. 53, n. 55, n. 56, n. 57, n. 60, n. 63, n. 64, n. 65, n. 66, n. 67, n. 75, n. 81, n. 84, n. 85, n. 86, n. 87, n. 90, n. 91, n. 102, n. 111, n. 114, n. 119, n. 125, n. 131, n. 139 (1894), n. 24, n. 25, n. 30, n. 31, n. 32, n. 33, supp. al n. 36 (1895) |
Data: | 30/04/1894, 02/05/1894, 04/05/1894, 09/05/1894, 11/05/1894, 18/05/1894, 21/05/1894, 23/05/1894, 30/05/1894, 06/06/1894, 08/06/1894, 11/06/1894, 13/06/1894, 15/06/1894, 04/07/1894, 18/07/1894, 25/07/1894, 27/07/1894, 30/07/1894, 01/08/1894, 08/08/1894, 10/08/1894, 07/09/1894, 28/09/1894, 05/10/1894, 17/10/1894, 31/10/1894, 14/11/1894, 03/12/1894, 25/02/1895, 27/02/1895, 11/03/1895, 13/03/1895, 15/03/1895, 18/03/1895, 27/03/1895 |
Pseudonimo: | |
Descrizione: | Il saggio fu pubblicato nel 1895: La cooperazione rurale: casse rurali e famiglie cooperative: loro statuti e regolamenti. Dialoghi di un curato di campagna coi suoi curaziani, Monauni, Trento 1895. Viene attribuito a Guetti sia per gli evidenti riferimenti contenuti nell’opera e in altri articoli sia perché nell’opera a stampa è contenuta una dedica autografa dell’autore a Massimiliano de Mersi datata Fiavé 24 febbraio 1895. Si tratta di uno scritto in forma di dialogo che in maniera semplice e piana elenca pregi e difetti dell’agire cooperativo e insiste nel propagandare l'importanza della novità cooperativa incentrata sul tema del bene comune e della comunità. |